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L’Almodovar-Punk di Vincenzo Fasano


di Lorenzo Cavalca

Vincenzo Fasano fotografato da Vincenzo Poma

Vincenzo Fasano fotografato da Vincenzo Poma

Vincenzo Fasano è uno dei più promettenti artisti italiani della nuova generazione. Dopo l’esordio nel 2010 con l’EP digitale “La Sindrome di Stoccolma“, alcuni dei suoi brani sono stati selezionati per una serie di raccolte: “Mal d’Africa” nella compilation “MIAMI 2010”, “Se fossi in me” versione live in “Live at Maps” e, soprattutto, “Non ritiro quel che ho detto” si classifica al decimo posto tra le canzoni più belle nella compilation “TOP 1-50 – Le più belle canzoni dell’anno” di Rockit. Nel 2011 esce per la Eclectic Circus l’album “Il Sangue“: un concentrato di musica graffiante, melodie in chiaro-scuro, attitudine punk, liriche ispirate e tracce di raffinata bellezza. Vincenzo suona a Pisa il 15 ottobre (al Circolo Caracol) e La Kinzica lo ha “raggiunto” per fare il punto sulla sua carriera e per presentare ai lettori la sua musica.

Sei in tour per la promozione de “Il Sangue”, il tuo primo full-lenght: puoi descriverne la storia e la musica?
«Beh si tratta di un album che contiente tracce che ho composto da solo nella mia stanza, che ho poi cominciato a proporre nelle serate con gli amici e poi nei concerti che ho tenuto a Bologna e in altre città del Nord. La “cosa” è poi cresciuta molto, e per me anche in modo inaspettato tanto da arrivare alla pubblicazione dell’album. A livello musicale ho cercato di dare a “Il Sangue” un taglio punk: brani brevi, diretti, ricchi di carica e passione.»

Da dove nasce l’idea del titolo? La canzone “il Sangue”, contenuta nell’album, ha un particolare significato per te?
«Dietro alla scelta del nome dell’album c’è la doppia valenza che attribuisco oggi alla parola “Sangue”: sangue come violenza che fa spettacolo e sangue come valore del legame familiare e del circolo di amicizie.»

L’album è stato prodotto da Manuele Fusaroli già dietro la console per i dischi de Le Luci della Centrale Elettrica e dei Tre allegri ragazzi morti. Come ti ha aiutato Fusaroli nella realizzazione dell’album e quanto ritieni che si sia “adeguato” alla tua idea di quello che un produttore deve fare e non fare in studio?
«Sono arrivato in studio sapendo ben poco di registrazione e avere accanto una persona come Manuele Fusaroli, che ha alle spalle una grandissima esperienza, mi ha aiutato moltissimo a tradurre in pratica quello che avevo in mente e, in particolare, a dare all’album quel taglio “cattivo” che desideravo.»

Vinicio Capossela, Lucio Battisti e Rino Gaetano sono alcuni dei nomi che la critica ha fatto nel descrivere la tua musica nella quale però vi sono anche influenze diverse, di tipo punk, rock, innestate in un tessuto folk malinconico-rabbioso. Tu come definiresti la tua musica?
«In effetti mi hanno accostato a tanti artisti: Vinicio Caposella, Lucio Battisti, Le Luci della Centrale Elettrica o i Baustelle. Sono onoratissimo di questi paragoni, ma credo che onestamente non riflettano la mia musica. È normale catalogare, ma penso anche che quando si classifica un artista, lo si faccia venendo condizionati dai propri ascolti pregressi: per intendersi si descrive una canzone o un artista basandoci sulla propria esperienza musicale. Se devo dare un’etichetta alla mia musica direi che rappresenta l’unione tra il punk e le atmosfere di certi film stile- Almodovar, sì direi proprio che la mia musica è “Almodovar-punk”.»

In Italia non mancano giovani artisti che avrebbero più successo se radio, televisioni e carta stampata dessero loro più spazio. Credi che anche nell’ambito musicale ci sia quella sorta di ostracismo generazionale nei confronti dei “giovani” che permea molti aspetti (sociale, economico, lavorativo) dell’Italia attuale?
«Penso che a livello sia generazionale sia artistico ci sia una rinascita, una ribellione: in giro ci sono tanti giovani e bravissimi artisti e i ragazzi si stanno stufando dell’andazzo generale che il nostro Paese ha preso a livello politico ed economico. I media si parlano addosso e non guardano tanto a quello che bolle in pentola ma presto il coperchio salterà…»

Che cosa è cambiato, artisticamente, tra il Vincenzo Fasano di “La sindrome di Stoccolma”, il tuo primo EP, e il Vincenzo Fasano di “Il Sangue?
«Onestamente la risposta è poco o niente. L’EP era un produzione solo digitale pubblicata con l’obbiettivo di farmi conoscere e dopo poco è uscito l’album. Artisticamente non è cambiato nulla.»

Quali sono stati gli artisti dei quali sei stato un fan sfegato e quali credi ti abbiano “spinto” a imbracciare la chitarra?
«Mi piace molto il punk e i Sex Pistols, ma non c’è stato nessun artista in particolare che mi ha stimolato ad avviarmi alla carriera musicale.»

Al concerto di Pisa sarai da solo o verrai accompagnato da altri musicisti? Eseguirai solo brani tratti da Il Sangue o anche altri?
«Sarò accompagnato da due amici, Marco Beiato al basso e Andrea Lovo alla batteria. “Faremo” tutti i brani de “Il Sangue” e proporremo anche una traccia inedita “Sotto voce”.»

Quali sono i piani futuri di Vincenzo Fasano?
«Suonare, suonare e suonare, fare tanti concerti, proporre la mia musica e divertirmi. Ci vediamo a Pisa!»

Vincenzo Fasano – 15 ottobre (ore 22:00) Circolo Caracol (via Battichiodi 8/10 Pisa)

Biglietto 5 euro

Per informazioni
www.myspace.com/vincenzofasano

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