L’11 gennaio è previsto al Leningrad Café l’ultimo concerto pisano, prima delle date fissate in Toscana, di Sara dei Vetri, la band vincitrice dell’ultimo Premio Ciampi. Il gruppo presenterà i brani del mini-album “Le piccole cose” e cover di gruppi qualli CCCP, CSI e Afterhours. Non c’era migliore occasione per fare il punto della situazione con la band pisana, e LaKinzica ha così rivolto qualche domanda a Sara Bianchi, splendida voce della band (gli altri membri sono Folco Acquaviva, pianoforte vibrafono e tastiere, Luca Beconcini basso e Michele Orsitto batteria).
Cominiciamo da lontano: come nascono i Sara dei Vetri?
«L’idea del progetto Sara dei Vetri nasce qualche anno fa, quando ho  cominciato a mettere sotto forma di canzone i quaderni di parole che  scrivevo da sempre. Da lì è cominciata la ricerca di musicisti che  potessero dare il giusto “vestito” alle melodie che proponevo e alla  fine del 2010 abbiamo trovato l’incastro giusto di teste, mani e  strumenti e abbiamo così iniziato questo sodalizio creativo che ha da  poco compiuto il suo primo anno di vita.»
Una domanda che non vi avranno mai posto: quali sono state le  vostre sensazioni dopo aver vinto l’edizione 2011 del Premio Ciampi e  come è andata la premiazione?
«La gioia è stata grandissima e abbiamo sentito subito una carica  nuova. Sentirsi riconosciuti con tanti anni di musica alle spalle e dopo  così poco tempo che il progetto Sara dei Vetri camminava con le sue  belle gambe è stato determinante e ci ha dato ancora più energia e  voglia di fare. La premiazione è stata davvero emozionante. Abbiamo  ricevuto grande affetto e segni di stima da tutto lo staff del Ciampi.  Calcare il palco insieme a grandi nomi che ammiriamo e che fanno parte  del nostro background musicale ci ha catapultato nella dimensione  concreta del fare musica.»
Come avete coinvolto Andrea Salvadori (chitarrista di Ginevra  Di Marco) nella produzione della vostra prima opera discografica “Le  Piccole Cose” e come vi ha aiutato nella realizzazione del disco?
«Lo abbiamo contattato grazie a conoscenze comuni proponendogli i  provini dei nostri brani. Si è dimostrato da subito interessato e  disponibile a lavorare con noi. Ci ha seguiti da prima in sala prove  dove abbiamo curato e definito insieme gli arrangiamenti. Una volta  entrati nel suo studio, il Funambulo di Lari che è un posto veramente  accogliente, ci ha sapientemente guidati in fase di registrazione col  supporto tecnico di Francesco Felcini. È stato un lavoro fluido, di  grande concentrazione e divertimento. Andrea Salvadori ha curato anche  la grafica della copertina della quale andiamo molto fieri.»
Da dove nasce la scelta di “uscire” con un EP e non con un album?
«Beh nasce dall’esigenza di farci conoscere attraverso un prodotto  professionale, senza la pretesa di sfornare un album completo a pochi  mesi dalla costituzione della band. “Le Piccole Cose” è  buon biglietto da visita o come dice Salvadori, “una fotografia del momento che stavamo vivendo”.»
“Le Piccole Cose” è ricco andamenti jazz, echi folk, sonorità  riprese dal rock/blues: una miscela difficile da definire se come  “non-mainstream”. Quali coordinate stilistiche dareste alla vostra  musica?
«È sempre difficile per noi catalogare la nostra musica e non lo  troviamo neanche così strettamente necessario. La cosa di cui di sicuro  ci siamo accorti fin dalle prime prove è che eravamo quattro mondi  diversi, con importanti affinità, che però in ciascuno di noi si  esprimevano e si dilatavano in direzioni diverse. Senza troppo calcolo  abbiamo semplicemente messo insieme idee e modi di sentire che avevano  radici diverse, ma che si sposavano bene tra loro. Ci sentiamo  abbastanza eclettici ed apprezziamo chi, dall’esterno, classifica la  nostra musica escludendoci dal mainstream.»
Quali sono i vostri riferimenti artistici, i gruppi e gli artisti preferiti che hanno marcato il vostro background musicale?
«Sono molti, come si può capire dalla precedente risposta, volendo  citarne alcuni: Cristina Donà e il cantautorato italiano, dove su tutti  troneggia Fossati, gli anni sessanta e settanta con il rock-blues che ha  molto influenzato la formazione di voce e il basso, il progressive e la  classica dove si collocano le preferenze di Michele, il batterista e Folco, il tastierista.»
Con il premio Ciampi che vi ha dato visibilità, e l’uscita di  “Le piccole cose” siete pronti per un tour italiano? Avete già in  programma dei concerti? Cosa c’è nel futuro dei Sara dei Vetri?
«Stiamo valutando alcune proposte che ci sono giunte da agenzie di  booking. Ci piacerebbe molto suonare dal vivo con maggiore continuità e,  perché no, “aprire” per qualche artista importante. Per il momento  abbiamo diverse date in Toscana, il cui calendario è pubblicato sul  nostro sito www.saradeivetri.it»
Il concerto dei Sara dei Vetri al Lenigrad Café è a ingresso gratuito.
Sara dei Vetri – 11 Gennaio 8ore 22:30) Lenigrad Café (via Silvestri 5)
 
		

 
				