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Arrivano i L.A. Guns!


di Lorenzo Cavalca

I L.A. Guns

I L.A. Guns: da sinistra Jeremy Guns (basso) Doni Gray (batteria) Tracii Guns (chitarra) Jizzy Pearl (voce)

Dopo gli A Toys Orchestra, all’Arci Fest arriva l’8 luglio la grande band losangelena di street-rock: i L.A. Guns. Il leader del gruppo, il carismatico chitarrista Tracii Guns, si è rivelato disponibilissimo a scambiare quattro chiacchiere con LaKinzica, anche perché Pisa sembra avere un rapporto speciale con i L.A. Guns. Non è infatti la prima volta che la band suona nella città della Torre. Che aspettative hai questa volta Tracii?

 

«Sì è vero abbiamo già suonato a Pisa: due volte al Borderline. Che dire Pisa e la Toscana mi piacciono molto: hanno il miglior clima sulla faccia della Terra. E poi i fan…sono fantastici molto calorosi. Le mie aspettative? Vogliamo fare un grande show e credo che ci divertiremo parecchio».

L’attuale formazione dei L.A. Guns comprende Jizzy Pearl (ex-Love/Hate), Jeremy Guns e Doni Gray. Come sei riuscito a coinvolgerli nel progetto? È stato facile far rientrare nel gruppo Jizzy a più di dieci anni di distanza da “Shrinking Violet” (album dei L.A. Guns del 1999)?

«È stato molto semplice. Jizzy è secondo me la migliore scelta come vocalist per il futuro della band. È stata una sfortuna che l’abbia lasciato andare nel 2000 e mi rammarico ancora oggi di questo fatto. Doni poi aggiunge un tocco di funky vecchio stile alle tracce e che dire di Jeremy? È l’uomo giusto al posto giusto. Sono molto contento di questa formazione, credo sia la migliore possibile per la band».

Siete sotto contratto con la Favored Nations (l’etichetta di Steve Vai), hai in progetto un nuovo album targato L.A. Guns?

«Sì stiamo lavorando su alcuni brani e su alcune liriche, ma non sentiamo l’urgenza di pubblicare un album al più presto. Insomma ce la stiamo prendendo comoda: quando saremo completamente soddisfatti del materiale elaborato, allora penseremo a registrarlo e a fare uscire il “disco”».

Nel 2008 avete registrato un album con il vocalist Marty Casey ma poi non se ne è saputo più niente. Che cosa è successo?

«In effetti è stata una vicenda un po’ strana.  Al tempo avevano un contratto con una “giovane” etichetta che aveva un bel budget da spendere ma nessuna esperienza nel mercato discografico e scarse competenze nella distribuzione, promozione e in tutti gli altri aspetti che riguardano la produzione e commercializzazione di un CD. Abbiamo deciso di attendere che si organizzassero e che, come si suol dire, tutti i tasselli andassero al loro posto. Oggi stiamo ancora aspettando… A questo punto dubito che la situazione possa sbloccarsi in qualche modo. L’album è dunque in un limbo indefinito. Spero che un giorno possa raggiungere gli scaffali dei negozi…a mio giudizio è un disco fantastico».

I L.A. Guns sono considerati una delle più importanti band di street rock: i primi due album “L.A. Guns” e “Coacked & Loaded” hanno venduto tanto e sono da annoverare tra i classici. Ciò nonostante la band poteva ottenere un successo maggiore di quello che ha riscontrato. Credi che i cambi di line-up, l’avvento del grunge o i problemi con la casa discografica possano aver ostacolato l’ulteriore crescita dei L.A. Guns?

«Il tempo in genere, è la variabile che determina il successo nel mercato della musica popolare come il rock.  Il periodo di visibilità che ci è stata concesso ha abbracciato circa quattro anni nei quali abbiamo prodotto i dischi che hai citato, oltre a “Hollywood Vampires”, e abbiamo ottenuto grandi soddisfazioni. Poi le cose (il mercato e i trend musicali) sono cambiate. Continuiamo a fare rock n’ roll di qualità anche se oggi lo proponiamo a un’audience più selezionata ah ah ah».

Ora una domanda che si fa ogni fan dei L.A. Guns: oggi esistono due versioni del gruppo la tua e quella di Riley/Lewis. C’è la possibilità nel prossimo futuro di avere una sola versione della band, che tu hai formato, o di una reunion?

«Non c’è nessuna possibilità per entrambe le opzioni».

Oltre ai L.A. Guns hai fatto parte anche dei Contraband (super-gruppo costituito anche da Michael Shenker e Bobby Blotzer dei Ratt)  e dei Brides of Destruction (band creata con Nikki Sixx dei Mötley Crüe). Un tuo commento sul tempo passato con queste band?

«L’album Contraband mi piace molto: ovviamente era un progetto commerciale e tutti coloro che vi hanno partecipato lo hanno fatto per i soldi e non per mostrare le loro qualità tecniche. Però il risultato finale è un bel  disco.  Brides of Destruction? È stata una meteora. Ho amato ogni momento trascorso con la band che trasmetteva splendide vibrazioni e molta, molta, energia».

Agli albori della tua carriera musicale hai collaborato anche con Axl Roses in una delle prime incarnazione dei L.A. Guns. Che ricordi hai di Axl?

«Axl si è unito per un certo periodo ai L.A. Guns che poi hanno cambiato nome in Guns n’ Roses. Sono rimasto nei Gn’R per meno di un anno poi io ho scelto la mia strada ricostituendo i L.A. Guns con altri membri e Axl ha preso la sua, che peraltro, rispetto molto».

Negli anni ’80 la California e gli USA erano il motore della musica rock e le band americane (Guns n’ Roses, Motley Crue, L.A. Guns, Van Halen, Aerosmith, Ratt solo per citarne alcune) primeggiavano nella classifica statunitense e in quelle mondiali. A distanza di 20 anni il rock pare quasi scomparso dalle classifiche USA ed europee? Ti sei dato una spiegazione di come questo sia potuto accadere?

«Mi riallaccio a quello che ho detto in precedenza. La musica popolare cambia repentinamente nel corso del tempo e purtroppo devo constatare che oggi sono pochi i ragazzi, i giovani, gli adolescenti che ascoltano rock. Credo che sia questa la causa principale per la quale il rock è quasi assente nelle classifiche».

Qual è stato a tuo giudizio il momento più elettrizzante della tua carriera?

«Non ce ne è uno in particolare. Direi che ogni volta che imbraccio la chitarra è per me un’esperienza fantastica. Onestamente devo riconoscere che suonare con i Brides of Destruction nel 2004 al Download Festival davanti a decine di migliaia di persone è stato memorabile».

Quali sono gli artisti che ti hanno più influenzato?

«Vado sul classico: Jimi Hendrix, Jimi Page and Randy Rhoads».

Che cosa c’è nel futuro dei L.A. Guns?

«Un bel po’ di cose. Innanzitutto a settembre uscirà un album live acustico chiamato “Axoustic Gypsy” contenente anche il brano inedito “Little Soldier”. Fino ad allora saremo “on the road”: abbiamo parecchie date in programma. Per quanto poi mi riguarda direttamente, sto componendo e registrando la colonna sonora di un film chiamato “Snuff” e ho un bel pupacchiotto di due anni, Jagger James, che richiede molte attenzioni ed è la priorità della mia vita. Ci vediamo stasera: “Stay Rock”»!

I L.A. Guns suonano al Parco della Cittadella nell’ambito dell’Arci Fest l’8 luglio alle . Il concerto è a ingresso gratuito.

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