piazza miracoli pisa – La Kinzica http://www.lakinzica.it Magazine di informazione turistica e culturale su Pisa e Provincia Thu, 20 Dec 2018 15:11:56 +0000 en-US hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.10 Memoriale Mazzini https://www.lakinzica.it/memoriale-mazzini Tue, 21 Jun 2011 16:34:20 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=2728 Il Memoriale Mazzini, ex- Domus Mazziniana è sorto sulle macerie della Casa Rosselli Nathan, palazzo andato distrutto dal bombardamento del 31 agosto 1943 dove Giuseppe Mazzini morì il 10 Marzo 1872. Oggi è un istituto che comprende biblioteca, archivio, centro studi e un museo, che insieme a quello di Genova, è l’unico al mondo ad essere dedicato a Giuseppe Mazzini.

Il museo, che ha cambiato nome in seguito alla ristrutturazione completata nell’ambito del progetto “I Luoghi della Memoria” per i 150 anni dell’Unità d’Italia, conserva documenti di altissimo valore per il Risorgimento e la storia dell’unità d’Italia: la versione autografata da  Mazzini del Giuramento della Giovine Italia, la Lettera di dimissioni di Mazzini da Triumviro presentata negli ultimi giorni della Repubblica Romana (l’episodio più alto del Risorgimento Democratico-repubblicano) per non dover sottoscrivere la resa alle truppe francesi e l’Ultimo scritto di Giuseppe Mazzini, un articolo per il giornale la “Roma del Popolo”.
In una sezione sono inoltre conservati alcuni degli oggetti personali di Mazzini:  la Chitarra, che Mazzini suonava anche con una certa competenza, uno Spartito autografo (la trascrizione di un canto popolare svizzero), le foto dagli album delle famiglia dei Nathan e dei Rosselli, tra cui le primissime immagini di Mazzini stesso e il Sigillo multiplo donato da Mazzini al suo grande amore Giuditta Sidoli.

Inoltre il Fondo cartoline del Museo è grazie ai 150 esemplari esposti la più grande raccolta italiana di cartoline di argomento risorgimentale visitabile dal pubblico.
Nelle stanze della Domus sono conservate anche delle opere d’arte come il Ritratto di Mazzini realizzato a Londra nel 1865 da Serafino De Tivoli uno dei primi esponenti del movimento macchiaiolo, o il Mazzini nell’atto di scrivere il suo ultimo articolo di Carlo Ademollo e il Busto di Mazzini opera del livornese Giulio Guiggi.

Infine un’ultima sezione del museo è rappresentata dagli oggetti provenienti dall’ex-museo civico pisano, si tratta prevalentemente di cimeli garibaldini, tra i quali è il caso di ricordare la Carrozza usata da Garibaldi durante la III guerra d’indipendenza (e dalla quale sarebbe stato dettato il celebre telegramma “Obbedisco!”, l’Elenco originale dei Militi del Battaglione universitario Toscano impegnato nell’eroica battaglia di Curtatone e Montanara e due disegni di Alessandro Lanfredini, futuro pittore di una certa fama.

Il Memoriale Mazzini dopo l’inaugurazione del 20 ottobre 2011 alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, doveva essere aperto al pubblico dal 10 novembre 2011. L’apertura è invece avvenuta dal marzo 2012.
In seguito alla ristrutturazione la nuova Domus è organizzata in due blocchi funzionali (museo e biblioteca) e in tre spazi: l’area museo, che occupa il piano terra e il primo piano del corpo principale con un nuovo ingresso indipendente su via Mazzini; l’area biblioteca che occupa due porzioni di edificio non contigue, e la parte su via D’ Azeglio che è la zona ingresso sul giardino.
Sopra l’ingresso (in via d’Azeglio) campeggia ora la riproduzione del giuramento Giuramento della Giovane Italia di Giuseppe Mazzini realizzata con una struttura in profilati metallici e lettere in acciaio inox di spessori variabile.

Foto pubblicate per gentile concessione del Memoriale Mazzini.

La carrozza usata da Giuseppe Garibaldi Busto di Mazzini opera del livornese Giulio Guiggi il Sigillo multiplo donato a Giuditta Sidoli La chitarra di Giuseppe Mazzini La lettera di dimissioni da Triumviro della Repubblica Romana Ritratto di Mazzini di Serafino De Tivoli

Domus Mazzinina
via Giuseppe Mazzini 71
e-mail [email protected]
Web www.domusmazziniana.it
Ingresso: dal lunedì al venerdì 09:00-13:00.


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Fondazione Teseco per l’Arte https://www.lakinzica.it/fondazione-teseco-per-larte Tue, 07 Jun 2011 07:14:18 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=1648 La Fondazione Teseco per l’Arte nasce nel 1998 dalla passione per l’arte contemporanea degli imprenditori, Maria Paoletti Masini e Gualtiero Masini, che decidono di trasformare la loro collezione privata nella collezione aziendale del Gruppo Teseco che comprende quattro “realtà”: Teseco s.p.a. dedita ai servizi per l’ambiente, Marina Cala de’ Medici che si occupa di servizi portuali turistici, l’azienda agricola Tenuta Poggio di Cosimo Maria Masini e la Fondazione Teseco per l’Arte che gestisce la Collezione permanente, il Laboratorio di arte contemporanea e cura la progettazione di attività culturali.

L’unicità della Collezione Teseco rispetto alle altre collezioni artistiche aziendali è che le opere che la costituiscono non sono collegate ai prodotti dell’azienda, ma alla “filosofia” del Gruppo: ricercare soluzioni innovative ai problemi utilizzando la ricerca e la creatività. Da qui la scelta di esporre dal 2000 la Collezione nella Palazzina Direzionale degli stabilimenti Teseco, nella zona industriale di Pisa a Ospedaletto, inserendo le opere negli ambienti di lavoro quotidiano (“esterni”, sale riunione, corridoi, uffici e spazi comuni).

La Collezione raccoglie oltre 250 opere di giovani artisti internazionali (l’età media è di 40 anni). Alcune sono state acquistate, altre sono state commissionate in relazione alla loro destinazione negli stabilimenti. Alcune poi sono esposte in maniera permanente e altre a rotazione. Sono opere di tipologia diversa (installazioni, wall drawing, fotografie, sculture, video) realizzate da artisti “cult” come gli italiani Cuoghi Corsello, Botto e Bruno, Vanessa Beecroft, la sudamericana Regina José Galindo, gli statunitensi Andres Serrano e Nan Goldin, l’artista serba Marina Abramovich e molti altri. Ogni lavoro esprime una grande forza concettuale e espressiva e proprio per apprezzare appieno il significato di ogni visione d’artista, la visita alla collezione è guidata.

Oltre alla collezione permanente la Fondazione cura attività temporanee progettate in proprio e realizzate in collaborazione con enti pubblici e realtà locali, che includono esposizioni, workshop con gli artisti, interventi urbani, convegni, conferenze, laboratori con le scuole (allievi e insegnanti), residenze d’artista, eventi multidisciplinari. Tra i progetti i più recenti vale la pena ricordare “Cities from Below”, sulla città contemporanea e le sue trasformazioni, “Walls on Walls off”, dedicato alle pratiche del graffitismo e della street art, “Oltre il Muro”, una riflessione sulla dimensione della strada e “Strade/Routes”, un progetto di residenze artistiche per giovani artisti dell’area del Mediterraneo che ha ulteriormente indagato il tema della strada come luogo di relazione e conflitto.
Al Gruppo Teseco è stato riconosciuto nel 2000 il prestigioso Premio Guggenheim Impresa e Cultura.

 

Foto di Andrea Abati pubblicate per gentile concessione della Fondazione Teseco per l’Arte
"Senza Titolo" di Franz Ackerman L'opera di Ali-Hamadou Le decorazioni di Liam Gillick alla Teseco

Lo sapevate che:

I dipendenti della Teseco e gli ospiti dell’azienda desiderosi di concedersi una pausa caffè all’interno della struttura aziendale si ritrovano a degustarlo dentro una vera e propria opera, la Stanza della Musica realizzata nel 2003 dagli artisti torinesi Bruno e Botto, celebri per la ricerca artistica sugli ambienti periferici e degradati. L’intervento ha trasformato lo spazio anonimo e senza finestre che ospitava le macchinette del caffè in un particolarissimo ambiente in cui si ha l’illusione di stare dentro e fuori grazie: tale effetto è dovuto agli “sfondamenti” virtuali dello spazio con post-moderni trompe l’oeil, quali  i mattoni di un cortile di periferia che rivestono le pareti, alla foto di un muro sfondato, il soffitto tappezzato da un’immagine di cielo con edifici prospettici visti dal basso

Fondazione Teseco per l’Arte
Via C.L. Ragghianti, 4 – Ospedaletto (PI)
Tel. 050/987511
e-mail: [email protected]
web www.teseco.it/fondazione

Accesso gratuito tramite visita guidata il primo e terzo martedì del mese
Visite Per organizzare l’appuntamento telefonare al numero 050/987511 da Lunedì a Venerdì, ore 8.30-12.30 e 14.30-18.00.
La responsabile della Fondazione Teseco per l’Arte è Ilaria Mariotti.


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Piazza Giuseppe Garibaldi https://www.lakinzica.it/piazza-giuseppe-garibaldi Tue, 31 May 2011 16:36:12 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=1323 piazza giuseppe garibaldi

piazza Giuseppe Garibaldi

Posta davanti al Ponte di Mezzo e al centro dell’ansa del fiume Arno, Piazza Garibaldi deve il suo attuale aspetto alla “risestimazione” seicentesca.   Al centro si trova la statua del condottiero dei due mondi realizzata nel 1892, mentre proprio di fronte al ponte è posto il settecentesco Casino dei Nobili, la cui facciata è stata recentemente restaurata: fu costruito dai frati di Nicosia (il cui emblema è ancora ben visibile) e fu poi utilizzato dai nobili pisani come sede per le loro iniziative conviviali e di intrattenimento come testimonia il nome.

 

 

 

 

 

 

 


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Tuttomondo – Murale di Keith Haring https://www.lakinzica.it/tuttomondo-murale-di-keith-haring Thu, 26 May 2011 17:09:13 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=1053 Pisa ospita un gioiello della Pop-Art: Tuttomondo, la più grande opera pubblica dell’icona newyorkese Keith Haring, un murale in tempere acriliche di 180 metri quadri che riveste l’intera parete dell’ex convento adiacente alla Chiesa di Sant’Antonio, a un passo da Piazza Vittorio Emanuele. Realizzato in una settimana nel Giugno 1989, il vivacissimo murale Tuttomondo è una rappresentazione dell’umanità e della pace nel mondo in 30 allegre figure stilizzate: la madre con il bambino, “l’omino” con le ali, la testa-televisione, le forbici umanizzate che tagliano il serpente, archetipo del male. Il titolo fu scelto in italiano da Haring.

Il murale è una testimonianza straordinaria per vari motivi: i colori hanno tonalità più sfumate delle altre opere, per richiamarsi ai palazzi pisani e alle tonalità della città, e, soprattutto è l’unica opera pubblica di Haring rimasta in Italia: il graffito sullo zoccolo del Palazzo delle Esposizioni a Roma è stato eliminato dalle opere di “restyling” dell’edificio, un altro graffito lungo la linea della metropolitana A sempre della Capitale posto sulle pareti del ponte Pietro Nenni è stato cancellato nel 2001, gli interni del negozio Fiorucci a Milano sono stati “staccati” e  venduti all’asta. È  l’unico intervento che Haring concepì come permanente e non effimero, scegliendo delle tempere acriliche che conservassero la qualità dei colori nel tempo e fossero facilmente recuperabili un domani. Tuttomondo è considerato il testamento spirituale di Haring, scomparso per AIDS a soli 31 anni nel Febbraio 1990, pochi mesi dopo avere lasciato un inno alla vita proprio su quel muro pisano.

Tuttomondo è stata anche un’esperienza indelebile per molti cittadini che furono coinvolti: il parroco lungimirante che accettò di ospitare l’opera senza conoscerne il contenuto, l’assessore combattivo, i bambini che disegnarono con Haring, i molti curiosi che si avvicinarono da spettatori e finirono per aiutare, tutti coloro che hanno documentato l’evento con le loro fotografie e gli studenti e gli artigiani della Caparol (la ditta che fornì le vernici e sponsorizzò il lavoro) che aiutarono a colorare.

Purtroppo il passare del tempo, gli agenti atmosferici e l’inquinamento stanno danneggiando l’opera: i colori cominciano infatti a sbiadirsi. È  aperto il dibattito sull’intervento di restauro e si auspica che istituzioni locali, privati e Fondazione Haring provvedano a tutelare questo bene.


Foto pubblicate per gentile concessione di Edizioni ETS e tratte dal libro Keith Harring a Pisa. Cronaca di un murales. © Edizioni ETS, © Antonio Bardelli, © CippiPitschen, © Estate of Keith Harring
Collaboratori e volontari al lavoro su Tuttomondo Keith Haring al lavoro su Tuttomondo l'inaugurazione di Tuttomondo

Lo sapevate che:

Pittore e writer statunitense Keith Haring (1958-1990) è tra gli artisti più rappresentativi della Pop-Art e del graffittismo di frontiera: conosciuto in tutto il mondo per le sue figure colorate, stilizzate e vivacissime, ha fortemente influenzato col suo estremo minimalismo l’arte e la grafica moderna. Figlio di un disegnatore collaborò fin da giovane con artisti e performer quali Madonna, Grace Jones, Bill T. Jones, William Burroughs, Yoko Ono e Andy Warhol.
Artista dell’effimero che dipingeva a spray su materiali urbani e supporti di nessun valore (la sua popolarità iniziò con i “Subway Drawings”, veloci disegni in gesso sui pannelli pubblicitari vuoti nei sotterranei della metropolitana), divenne presto uno dei più importanti esponenti della cultura pop americana degli anni Ottanta, ricevendo commissioni da musei e città di tutto il mondo (San Paolo, Londra, Parigi, Berlino, Tokio…). Tale è la sua popolarità che molti dei suoi lavori sono stati rubati dalla loro collocazione originaria e venduti ad aste e musei.
Grazie anche alla capacità di comunicare in maniera immediata con la semplicità dei suoi segni, l’immaginario di Haring è diventato un linguaggio visuale universalmente riconosciuto del ventesimo secolo. Tuttomondo nacque dal casuale e fortunato incontro a New York fra l’artista e l’allora giovane studente pisano Piergiorgio Castellani, oggi produttore di successo dell’omonima azienda vinicola pisana: i due si incontrarono all’East Village, lo studente riconobbe l’artista, l’artista lo invitò l’indomani al suo laboratorio e da lì nacque la proposta di realizzare una sua opera anche in Italia…

 

Tuttomondo, il Murale di Keith Haring
Angolo tra Piazza Vittorio Emanuele II e Via Massimo d’Azeglio.
Il murale è sempre visibile


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Piazza XX Settembre https://www.lakinzica.it/piazza-xx-settembre Thu, 26 May 2011 16:53:13 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=1030 Pisa, Piazza XX settembre

Piazza XX settembre

Si apre all’altezza del Ponte di Mezzo e fronteggia Piazza Garibaldi posto sul lato opposto del fiume.
Al lato sinistro di Piazza XX settembre (tenendo le spalle alle Logge di Banchi) si trova Palazzo Gambacorti (sede del Comune): bell’edificio del gotico pisano che sfoggia un doppio ordine di bifore e iscrizioni e stemmi che arricchiscono la facciata.
L’edificio è oggi sede del comune, per questo la piazza è nota dai pisani come piazza del comune.

Dall’atrio sulla piazza si accede al cortile interno che presenta colonne con capitelli del XV secolo e mura decorate con stemmi delle magistrature.

Sul lato sinistro si staglia invece la torre con l’orologio del Palazzo Pretorio dove oggi ha sede la biblioteca comunale.

 

 

 

 

 

 

 


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Palazzo Blu https://www.lakinzica.it/palazzo-blu Thu, 26 May 2011 16:43:07 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=1002 Ben visibile per il suo colore azzurro che spicca sul Lungarno meridionale, a pochi passi dal Ponte di Mezzo, l’antico palazzo nobiliare, recentemente restaurato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa che lo ha acquistato, è un centro di attività culturali ed espositive gestito dalla Fondazione Palazzo Blu inserito nel progetto cittadino di valorizzazione turistica del circuito dei musei che si affacciano sul Lungarno.

Nell’area in cui sorge il Palazzo Blu si trovava un complesso di edifici che dall’epoca precomunale in poi ha subito molteplici trasformazioni ed ha ospitato le dimore di molte famiglie nobiliari pisane. La struttura principale del Palazzo risale al tardo Cinquecento e fu mantenuta fino al Settecento, mentre gli ultimi significativi interventi risalgono a poco dopo l’Unità d’Italia. Palazzo Blu ospita l’esposizione permanente della collezione d’arte della Fondazione CariPisa, organizza grandi mostre su personalità storiche pisane (Galileo Galilei, Ippolito Rosellini) e su artisti internazionali che hanno operato nel Novecento sulle rive del Mediterraneo (Chagall, Mirò). Cura inoltre delle mostre che presentano le nuove acquisizioni o approfondiscono aspetti della propria collezione e organizza laboratori didattici per le scuole.

L’importante collezione è iniziata con gli acquisti della Cassa di Risparmio di Pisa fra il 1950 e il 1980 e si è arricchita con donazioni di collezionisti e artisti locali e con nuovi acquisti. La collezione permanente consente ammirare opere di pittura, scultura, grafica e manufatti artistici dal trecento a oggi esposte nelle sale del Palazzo tramite un suggestivo allestimento che ricostruisce alcuni ambienti dell’antica dimora signorile con tanto di arredi originali.

Tra le opere più rilevanti sono da segnalare il “Polittico di Agnano” di Cecco di Pietro, la “Madonna con bambino e santi” di Taddeo di Bartolo, affreschi di Benozzo Gozzoli (come “La Vergine, San Giovanni e angeli ai lati della croce” ritrovato nella chiesa di san Benedetto), quadri di Vincenzo Foppa (“san Bernardino”), di Artemisia Gentilischi (“Clio la musa della storia”). Vi sono inoltre sculture di Nino Pisano (“Il Cristo” ligneo”) e l’intera raccolta di Ottavio Simoneschi (pitture, monete e mobili antichi), incisioni di Viviani e manufatti di maestri dell’alabastro.

Molta ricca è la collezione di quadri e dipinti del XIX e XX secolo. Tra le circa 150 opere esposte meritano senz’altro una citazione quelle di Luigi Gioli (“Alberata di Pioppi”), Ernesto Treccani (“Autoritratto”), Orfeo Tamburi (“Case e rue Habillon”), Giovanni Boldini (“Contadine di Le Puy”), Virgilio Guidi (“Marina di san Giorgio”), Bruno Saetti (“Natura morta con frutta”), Gianni Bertini (“L’Apocalisse”) e Filippo De Pisis (“Natura morta con mortaio”).

Il Palazzo dispone inoltre di confortevoli spazi per eventi interni ed esterni alla Fondazione: un moderno auditorium con attrezzatura multimediale (130 posti a sedere), un ampio foyer e una Caffetteria. Completano le infrastrutture un bookshop specializzato in pubblicazioni d’arte e gli uffici della Fondazione Palazzo Blu e della Fondazione CariPisa.

La tonalità “celeste color del cielo” che riveste l’esterno del Palazzo può oggi apparire un colore stravagante: eppure risale alla fine del ‘700. E’ stata infatti recuperata la stessa tonalità di azzurro trovata negli strati più antichi di pittura della facciata, probabilmente dovuta al gusto di alcuni ospiti di San Pietroburgo che soggiornarono all’epoca nel palazzo.

Foto di Gronchi FotoArte pubblicate per gentile concessione della Fondazione Palazzo Blu.
Palazzo Blu Polittico di agnano Madonna con Bambino di Cecco di Pietro Le eleganti sale della collezione permanente Clio musa della storia di Artemisia Gentilischi


Palazzo Blu Palazzo d’Arte e Cultura (Palazzo Rosselmini Gualandi)

Lungarno Gambacorti, 9
Tel. 050/916 950
e-mail [email protected]
Web: www.palazzoblu.org
Accesso disabili
Ingresso gratuito (per le Collezioni della Fondazione CariPisa e Mostre Dossier):  dal martedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 18.00 e dal sabato alla domenica dalle ore 10.00 alle ore 19.00 (ultimo ingresso mezzora prima della chiusura).
Chiusura: Lunedì
Visite guidate a pagamento in lingua italiana, inglese, francese e tedesca, su prenotazione.
L’ingresso alle mostre temporanee è a pagamento


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Logge dei Banchi https://www.lakinzica.it/logge-dei-banchi Thu, 26 May 2011 16:09:46 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=997 Pisa, Logge dei Banchi

Logge dei Banchi

Costruite su una base a pianta quadrata e contraddistinte da dodici pilastri le Logge erano in origine destinate a ospitare il mercato della lana e della seta.

Furono edificate agli inizi del XVII secolo per ordine di Ferdinando I su un disegno di Bernardo Buontalenti (ma l’attribuzione è incerta). Le Logge dei Banchi ospitano oggi concerti, rassegne e sono sede di mercatini gastronomici e mostre di antiquariato e costituisce oggi un frequentato luogo di ritrovo per studenti e giovani.

 

 

Logge dei Banchi
Piazza XX settembre/via di Banchi


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Via San Martino https://www.lakinzica.it/via-san-martino Thu, 26 May 2011 15:13:29 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=973 Pisa, via San Martino

Via San Martino

Via san Martino segue il tracciato dell’antica via romana verso Firenze ed era nel Medioevo la via principale del quartiere Kinzica popolato da mercanti (arabi, turchi ed ebrei).

Oggi è una bella strada del centro storico sulla quale si affacciano ristoranti, pub, locali e palazzi “storici”: la casa torre Palazzo Cevoli (n. 108), Palazzo Frachetti, oggi sede del Consorzio di Bonifica dei Fiumi e dei Fossi, progettato su disegno di Bartolomeo Ammannati impreziosito, all’interno di allegorie disegnate da Agostino Ghirlanda.

All’altezza di casa Tizzoni è stata collocata una statua romana dedica a Kinzica de Sismondi.


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La Stazione Leopolda https://www.lakinzica.it/la-stazione-leopolda Thu, 26 May 2011 15:02:47 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=966 Pisa, Stazione Leopolda

Stazione Leopolda

La Leopolda era una delle stazioni della tratta ferroviaria realizzata dai Lorena nel 1844 per collegare il porto di Livorno a Pisa e a Firenze: è una delle più antiche linee ferroviarie al mondo ed è la terza costruita nel territorio italiano (la prima è del 1839 e collegava Napoli a Portici).

Con l’unità d’Italia e la costruzione della “ferrovia tirrenica”, la ferrovia Lepolda perse la sua importanza fino ad essere in gran parte smantellata.

Dal 1929 la Lepolda ha ospitato il mercato ortofrutticolo e in seguito al trasferimento dello stesso in altra sede, su iniziativa di alcune associazioni e del comune dal 2002 lo spazio è stato adibito a “location” di mostre, rassegne e spettacoli gestito dall’associazione Casa della città Leopolda.

Nei locali della Leopolda si trovano anche una ludoteca, una sola prove, una fumettoteca (intitolata a Jack Kirby il disegnatore che ha creato i Fantastici Quattro, Thor, Iron Man, Pantera Nera, Hulk e gli X-Men) e un centro multimediale.

 

 

 

Foto pubblicata per gentile concessione della Casa della città Lepolda.

La Stazione Leopolda
Casa della Città Leopolda (La Leopolda)

Piazza Guerrazzi, 56125 Pisa
tel.: 050.21531
e-mail [email protected]
web ww.leopolda.it


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La statua di Kinzica https://www.lakinzica.it/la-statua-di-kinzica Thu, 26 May 2011 14:54:06 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=958 La statua di Kinzica

La Statua di Kinzica

In via San Martino, all’altezza del civico 21 presso Casa Tizzoni è collocata una statua romana dedicata a Kinzica de Sismondi. Si tratta di un bassorilievo proveniente da un sarcofago del III secolo d.c. e raffigurante una musa (o una matrona).

Il volto è stato in parte rielaborato nel XII secolo quando la cittadinanza e le maestranze pisane decisero di dedicare la statua alla giovane Kinzica De’ Sismondi per aver salvato Pisa (nei primi decenni del XI secolo).

Una  notte infatti la ragazza si accorse che i saraceni erano entrati in città: prima che i pirati mettessero a ferro e a fuoco la città, Kinzica riuscì a dare l’allarme avvisando i Consoli che allertarono la popolazione facendo suonare le campane della Torre del palazzo degli Anziani.
Fallito l’attacco a sorpresa i Saraceni si ritirarono.

Secondo un’altra versione della leggenda, la stessa Kinzica guidò la rivolta incitando i soldati a resistere e a sconfiggere gli invasori fino ad ottenere una netta vittoria contro i “pirati”.

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Piazza Vittorio Emanuele II https://www.lakinzica.it/piazza-vittorio-emanuele-ii Thu, 26 May 2011 14:45:09 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=952 Pisa, Piazza Vittorio Emanuele II

Piazza Vittorio Emanuele II

Dedicata al primo re d’Italia, la cui gigantesca statua (1890) campeggia nell’aiuola centrale,  la piazza è un importante snodo per il traffico cittadino.

Sono ancora ben visibili i cantieri del parcheggio sotterraneo (già operativo ma non ancora ultimato) la cui realizzazione in atto da sei anni ha sollevato una serie di polemiche in città.

Su Piazza Vittorio Emanuele II si affacciano (dalla parte della Stazione Centrale) due edifici di stile neo-gotico realizzati nel primo ‘900:  il palazzo delle Poste e quello della Provincia. Hanno entrambi un curioso andamento ricurvo per affacciarsi sulla Piazza che ha una forma ellittica.


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via Santa Maria https://www.lakinzica.it/via-santa-maria Thu, 26 May 2011 12:47:38 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=936 Insieme a Borgo Stretto, Via Santa Maria era uno degli assi viari principali della Pisa romana e medievale che collegava Piazza Duomo con il fiume Arno. Venne utilizzata come mercato nel XII secolo e allo sbocco della strada sul fiume fu edificato nel 1182 il Pontenovo, scomparso nel corso del Quattrocento.

In questa strada si conserva il maggior numero di case-torri medievali cittadine, abitazioni civili che si sviluppavano in altezza e che erano molto diffuse a Pisa durante il Medioevo. Nel 1159 il rabbino Benjamin di Jona da Tuleda ne avrebbe contate quasi diecimila. Molto ben conservata è la casa-torre all’angolo con Via Volta, con polifore e decorazioni in marmo. Durante l’epoca medicea e lorenese si aggiunsero molte dimore gentilizie, come testimoniano i palazzi cinque-settecenteschi che si affacciano su Via Santa Maria, tra i quali Palazzo Quaratesi (n.25), significativo esempio di architettura manieristica pisana su progetto di Pietro Francavilla, Palazzo Boileau (n.85), già noto come Palazzo dello Stellino, realizzato da Raffaele Pagni e oggi sede della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, il Palazzo dell’ex Collegio Ferdinando (n.102) con portale di Raffaele Pagni (1593).

Al n. 24 si trova la casa natale del fisico Antonio Pacinotti (1841-1912) e al n. 26 la Domus Galileiana (n.26), istituita nel 1942 come centro studi galileiani, che ospita documenti dello scienziato pisano Galileo Galilei (1564-1642) e una ricca biblioteca scientifica. Ai due lati estremi di Via Santa Maria si affacciano rispettivamente la Chiesa romanica di San Nicola (lato fiume) e la quattrocentesca Chiesa di San Giorgio degli Innocenti (lato Piazza Duomo), edificata sulla precedente Chiesa di San Giorgio dei Tedeschi (1330), così chiamata in memoria dei soldati tedeschi deceduti insieme ai pisani nella battaglia di Montecatini (1315). L’annesso ex ospizio dei Trovatelli (n.108) è uno dei pochi edifici pisani quattrocenteschi in stile fiorentino.

 

Foto di Veronica Lorenzetti
Piazza del Duomo da via santa Maria Palazzo Quaratesi Palazzo Boileau Una casa-torre una "sinuosa" curva in via Santa Maria
 


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Via delle Sette volte https://www.lakinzica.it/via-delle-sette-volte Thu, 26 May 2011 12:38:00 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=929 Così chiamata per l’elevato numero di volte (in origine sette ma oggi ridotte a sei), via delle sette volte è un pittoresco vicolo lungo circa 300 metri interamente “coperto”: corre parallelamente a via Oberdan e collega via Ulisse Dini e via san Lorenzo.
L’atmosfera romantica e suggestiva della via creata dall’originale gioco tra le volte della strada e la soffusa luce gialla generata dai lampioni è in parte compromessa dalle numerose scritte poste sui muri e dalle auto parcheggiate.

 
Foto di Veronica Lorenzetti
Via delle sette volte Le arcate Giochi di luci e ombre nella via


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Piazza delle Vettovaglie https://www.lakinzica.it/piazza-delle-vettovaglie Thu, 26 May 2011 11:55:14 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=908 Piazza delle Vettovaglie

Piazza delle Vettovaglie

La traversa di Borgo stretto via delle Colonne conduce a questa piazza, caratterizzata da un portico cinquecentesco su colonne che corre lungo i quattro lati e che è stato edificato per volontà dell’Opera del Duomo.
Anticamente era nota come Piazza del Grano o dei Porci in quanto era sede del mercato. Anche se periodicamente la piazza ospita bancarelle alimentari o di altro genere, soprattutto nelle ore serali, Piazza delle Vettovaglie è oggi uno dei luoghi più frequentati da giovani, studenti e dagli stessi pisani che affollano i numerosi locali attigui.

 

 

 

 

 

 


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Piazza dei Cavalieri https://www.lakinzica.it/piazza-dei-cavalieri Thu, 26 May 2011 11:48:45 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=900 Chiamata nel Medioevo Piazza delle Sette Vie era il centro della città cinto da torri ed edifici di diversa grandezza e altezza. Durante l’occupazione fiorentina Cosimo I ne ordinò la ristrutturazione rimodellandola sulla base del progetto di Giorgio Vasari che ha reso Piazza dei Cavalieri una delle più sfarzose realizzazioni dell’età medicea. Entrando in piazza da via san Frediano si ammira il Palazzo della Carovana: deve il nome al corso di addestramento nel quale si cimentavano i cavalieri di santo Stefano. Il nucleo originario dell’edificio è il Palazzo degli Anziani, ma l’aspetto è stato completamente stravolto dal progetto di Vasari: è rimasta la facciata ad andamento ricurvo e l’arcata cieca che corre lungo il fianco destro. La finissima facciata del Palazzo della Carovana è decorata con figure allegoriche, simboli dello zodiaco, disegni di piante, i busti marmorei dei granduchi medicei. Oggi l’edificio è la sede della Scuola Normale Superiore, fondata da Napoleone nel 1810 sul modello dell’Ècole Normale Supérieure di Parigi: prestigiosa scuola di elite che ha visto laurearsi premi Nobel (Giosué Carducci, Enrico Fermi, Carlo Rubbia), scrittori e poeti (Giovanni Pascoli, Pietro Citati, Tiziano Terzani) e politici (Carlo Azeglio Ciampi, Giuliano Amato).

 

Sempre in Piazza dei Cavalieri davanti al Palazzo della Carovana troneggiano le statue di Cosimo I e la Fontana del Gobbo (realizzate da Pietro Francavilla nel 1596). A sinistra del Palazzo della Carovana è situato il Palazzo dell’Orologio. Progettato dal Vasari unisce con un arco due torri preesistenti: a sinistra quella delle Sette vie e a destra la Torre della Muda (dove le aquile, simbolo di Pisa, cambiavano le penne). È quest’ultima la Torre della fame immortalata da Dante nel 33° Canto dell’Inferno e nella quale il Conte Ugolino consumò il “fiero pasto” dopo essere stato imprigionato con figli e nipoti e condannato a morte per fame (1289) in quanto colpevole di alto tradimento. L’orologio che dà il nome all’edificio era in origine collocato nel campanile della Chiesa di Santo Stefano.

Di fronte al Palazzo della Carovana, si trovano a sinistra il grande Palazzo della Canonica, il Palazzo del Consiglio dei Dodici, sede dell’organo di governo dei Cavalieri di Santo Stefano ed edificato sulla base del progetto di Vasari del 1566. In Piazza dei Cavalieri si affacciano anche nel tratto compreso tra via Curtatone Montanara e via Corsica, il bell’edificio del Collegio Puteano, dal nome dell’arcivescovo dal Pozzo che nel 1605 lo trasformò in collegio per gli studenti piemontesi e, accanto a questo la chiesa di San Rocco, costruita sulla chiesa medievale di San Sisto che conserva una paale di Giovanni Paolo Sogliani (XVI secolo).

Foto di Veronica Lorenzetti
Il Palazzo della Carovana La Canonica, palazzo edificato nel XVI secolo in piazza Cavalieri La torre dell'Orologio La torre dell'Orologio e la statua di Cosimo I dei Medici La chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri Il Palazzo del Consiglio dei Dodici


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Piazza Dante Alighieri https://www.lakinzica.it/piazza-dante-alighieri Thu, 26 May 2011 11:39:59 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=893 Piazza Dante Alighieri

Piazza Dante Alighieri

Posta dietro il Palazzo della Sapienza, Piazza Dante fu creata nel XIV secolo. In origine si trattava di una piazza dedicata al commercio (era nota come Piazza del grano): era dotata di portici, aveva un pavimento a mattoni e ospitava una ventina di botteghe artigiane.

Nel XV secolo, all’epoca di Lorenzo il Magnifico che trasferì in questa zona l’ateneo, Piazza Dante Alighieri fu “stravolta” per la creazione del palazzo dell’Università, e il luogo adibito ai traffici commerciali divenne Piazza delle Vettovaglie.

La piazza si trova in una zona “caratteristica” di Pisa frequentata da studenti che tra una lezione e l’altra si riposano sedendo sulle panchine o sdraiandosi sul prato.

 


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Piazza Carrara https://www.lakinzica.it/piazza-carrara Thu, 26 May 2011 11:08:48 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=888 Statua di Ferdinando I in piazza Carrara

Statua di Ferdinando I in piazza Carrara

Già Piazza San Nicola (a sinistra della piazza si profila infatti il retro dell’omonima chiesa) è uno “spazio” irregolare dove troneggia la statua di Ferdinando I eseguita da Pietro Francavilla su disegno del Giambologna e che originariamente si trovava a ridosso delle spallette dell’Arno.
Con l’eccezione dell’area attigua alla statua, Piazza Carrara è oggi adibita a parcheggio a pagamento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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Palazzo dell’Ussero (o Palazzo degli Astai) https://www.lakinzica.it/palazzo-dellussero-o-palazzo-degli-astai Thu, 26 May 2011 11:03:08 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=881 Palazzo dell'Ussero (o degli Astai)

Palazzo dell'Ussero (o degli Astai)

 

Palazzo degli Astai spicca per la sua facciata in terracotta una delle più antiche residenze gentilizie cittadine: chiamato anche Palazzo Agostini Venerosi Pesciolini della Seta (dal casato degli Agostini, commercianti di seta, che lo acquistarono nel 1496), o Palazzo degli Astai (dal primo casato proprietario), è noto anche come Palazzo dell’Ussero o Palazzo Rosso.

Il Palazzo dell’Ussero è l’unico esemplare conservato dei molti edifici pisani in cotto e uno dei principali esempi di architettura gotica civile in Toscana. Fu costruito tra il XVI e XV secolo su tre più antiche case torri, riunite in un unico corpo finemente decorato: i due ordini di bifore e trifore sono nello stile tardo gotico in voga nel primo Rinascimento e la facciata, che pende oggi sul lato destro a causa di cedimenti del terreno in prossimità dell’Arno, è impreziosita da una ricca decorazione merlettata in terracotta con motivi “fitomorfi” e antropomorfi e simboli araldici.

Al piano terreno ha sede dal 1775 il celebre Caffè dell’Ussero, ritrovo di patrioti, studenti e intellettuali, frequentato da illustri personaggi tra i quali Shelley, Byron, Alfieri, Mazzini, Carducci, Fucini, Gentile, Marinetti, ancora oggi un accogliente caffè in cui sono esposti ritratti e ricordi dei suoi celebri frequentatori.Il retro del Palazzo ospita dal 1899 il Cinema Lumière, uno dei più antichi cinema italiani: più volte ristrutturato, era stato riaperto nel 2004 ma recentemente la “sala” è stata chiusa a causa della spietata concorrenza delle multisale.

Palazzo Agostini Venerosi Pesciolini della Seta o Palazzo degli Astai (o Palazzo dell’Ussero)
Lungarno Pacinotti 26


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Le Collezioni Egittologiche https://www.lakinzica.it/le-collezioni-egittologiche Thu, 26 May 2011 10:54:31 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=835 In tre sale del palazzo Mazzarosa è allestito il museo delle Collezioni Egittologiche dell’università di Pisa. Si tratta di un museo piccolo per dimensioni ma di rilevanza internazionale per le opere esposte: contiene infatti una delle più ampie raccolte di reperti nubiano-egiziani che si trovino fuori dal Sudan.

Il museo è costituito da tre collezioni: quella Shiff Giorgini (la più imponente), quella Picozzi e quella degli Ostraka demotici di Ossirinco.

La prima sala è dedicata all’archeologa Michela Shiff Giorgini che lavorò nei siti in territorio sudanese di Soleb e Sedeinga.

“Il Dorso” in diorite del Faraone Amenofi III, appartenente a una statua a grandezza naturale del dio-sovrano e la “Testa” del Faraone stesso, provengono dal tempio di Soleb dedicato ad Amon (Amone) e al faraone Amenofi III.In fondo alla sala si può ammirare il “Blocco di granito con il rilievo di Amenofi III” (XIV secolo a.c.) era invece uno dei blocchi della Cappella per la barca di Amon, un edificio sacro antecedente alla costruzione del tempio.

La vetrine sul lato destro ospitano una serie di reperti rinvenuti sempre nella necropoli di Soleb dove furono sepolte persone di alto lignaggio (funzionari, sacerdoti, dignitari) che avevano lavorato alla costruzione del tempio.

Nella prima vetrina sono esposti amuleti, statue funerarie, e monili di bronzo e argento tra cui un “anello con iscrizione geroglifica”.

Nella seconda vetrina si trovano uno “Specchio di bronzo dorato” e un “Grande scarabeo commemorativo” di Amenofi III con testo geroglifico sulla base e lo “Scarabeo del cuore di scisto nero” con il testo che riporta il capito 30/b del Libro dei morti: il defunto chiede al proprio cuore di non testimoniare contro di lui durante il giudizio nel regno di Osiride.

La vetrina sinistra contiene invece vasi e lucerne rinvenuti in un’altra necropoli dove ha lavorato la Shiff Giorgini: quella di Sedeinga (sempre in Sudan) dove Amenofi III aveva fatto edificare un altro tempio dedicato alla dea Hathor e a Tii, la moglie del faraone.
Nella parete dove è situata la porta di accesso alla sala sono stati collocati alcuni elementi architettonici delle tombe di Sedeinga, come lo “Stipite con la raffigurazione di Anubi” (III secolo a.c.).

Al centro della sala si trova una dei pezzi forti del museo: il “Calice con iscrizione greca” (III secolo a.c.): questa recita “bevi e possa tu vivere”, una formula che troverà poi grande diffusione in ambito cristiano.
Esternamente sono raffigurati il dio Osiride e alcuni personaggi che gli portano delle offerte e il calice è stato colorato con sette colori, per cinque dei quali è stato necessario procedere a una seconda “cottura” in modo da ottenere un effetto smaltante. Dopo la colorazione è stata applicata la foglia d’ora: il calice è un’opera d’arte realizzate al tempo da artigiani qualificatissimi.

Nella seconda sala sono ospitate le altre due collezioni egittologiche. In un mobile realizzato in stile egittizzante è collocata la collezione Picozzi. Si tratta di reperti recuperati da Gaetano Rosellini come scarabei, piccole statue, un copricapo e monili nubiani e urne nelle quali è raccolta la sabbia del deserto.

Nella vetrina accanto sono invece poste bende funerarie provenienti dalla tomba del visir Nebneteru a Gurna-Tebe Ovest.

Di fronte è ospitata la terza collezione, gli Ostraka: vasellame di terracotta o ossi di animali utilizzati nell’antichità come supporto per scrivere. La maggioranza di questi sono scritti in demotico, provengono da Ossirinco e sono risalenti all’epoca dell’antica Roma.

Infine nell’ultima teca sono esposti la testolina mummificata di un piccolo coccodrillo e quattro uova (due delle quali hanno all’interno l’embrione di coccodrillo) rinvenuti nel tempio di Medinet Madi dedicato a Sobek, il dio dalla testa di coccodrillo.

Il museo delle Collezioni Egittologiche comprende anche l’Archivio (Evaristo) Breccia che raccoglie lettere, manoscritti, appunti e disegni di monumenti e reperti e fotografie di scavi eseguite dal celebre egittologo, che fu rettore dell’università di Pisa e direttore del museo greco-romano di Alessandria di Egitto.

Foto pubblicate per gentile concessione de Le Collezioni Egittologiche dell’Università di Pisa.
Le collezioni egittologiche Il blocco di granito con il rilievo di Amenofi III La vetrina con i reperti rinvenuti a Sedeinga
 

Le Collezioni Egittologiche
via san Frediano 12
Telefono 050/28515
e-mail [email protected]
Web www.fondazionegalileogalilei.it/museo/
Accesso disabili no
Ingresso gratuito (solo su prenotazione): da lunedì al venerdì
Si consiglia di organizzare la prenotazione 15-10 giorni prima della data desiderata.


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Palazzo alla Giornata https://www.lakinzica.it/palazzo-alla-giornata Thu, 26 May 2011 10:53:27 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=864 Palazzo alla Giornata

Palazzo alla Giornata

Palazzo Lanfreducci, detto “alla giornata” per l’enigmatico motto scolpito sopra l’architrave del portone, spicca sul Lungarno Pacinotti per l’eleganza della solenne facciata seicentesca in pietra verrucana e marmo di Carrara. Dal 1979 è sede del Rettorato dell’Università di Pisa.

Fu Battista Lanfreducci, esponente dell’antica famiglia pisana il cui stemma campeggia sulla facciata, a volere riunire in un maestoso palazzo più edifici di famiglia, inclusa la chiesa di San Biagio alle Catene che si trovava sul retro. La costruzione fu realizzata tra il 1594 e i primi anni del Seicento dall’architetto Cosimo Pugliani ed è legata a un altro membro della famiglia, al quale si deve anche l’alone di mistero che avvolge il palazzo: il cavaliere di Malta Fra’ Francesco Lanfreducci, catturato dai Turchi nell’assedio di Malta del 1565 e tenuto prigioniero ad Algeri per 6 anni, poi liberato dalla famiglia in seguito al pagamento riscatto.

Secondo la leggenda, il motto “alla giornata”, variante del latino “carpe diem”, sarebbe frutto di un voto espresso durante la prigionia, a testimoniare la precarietà della vita terrena. Per gli storici il motto alluderebbe invece a un’impresa del cavaliere pisano: la “giornata” era all’epoca la battaglia finale in campo aperto. Il termine potrebbe anche avere un significato iniziatico, legato all’Ordine dei Cavalieri di Malta.

Fra’ Francesco fece scolpire lo stesso motto su tutti i suoi palazzi a Malta, insieme con un altro simbolo della prigionia o dell’impresa: tre anelli di catena, che troviamo anche sopra l’ingresso principale del palazzo pisano. Estinta la Famiglia Lanfreducci, a metà del XVIII Secolo il Palazzo passò ai Lanfranchi e ai loro successori.

La Torre dei Lanfreducci, sul retro del palazzo, è una delle torri medievali meglio conservate di Pisa: a pianta rettangolare con sette piani, ha una parte bassa più antica (XII secolo) in pietra verrucana e una parte alta più tarda (XIV secolo), in terracotta. All’interno si trovano un pregevole affresco di Giovanni Battista Tempesti (l’Allegoria della Primavera, 1756) e una piccola ma preziosa collezione di strumenti scientifici, tra i quali quattro globi terrestri e celesti tardo seicenteschi e un barometro a quadrante della metà del secolo XVIII.

Lo sapevate che:

Secondo un’interpretazione tra storia e leggenda la catena e il motto “alla giornata” costituirebbero in effetti un ex-voto fatto da un cavaliere, probabilmente lo stesso Fra’ Francesco, catturato insieme all’equipaggio della sua nave dai saraceni al saldo dell’impero ottomano e poi imprigionato ad Algeri. Il cavaliere fu così affidato come schiavo al braccio destro del Bey di Algeri (il “vassallo” del sultano turco ad Algeri). L’uomo apprezzava le abilità militari e l’intelligenza del cavaliere e non chiese alcun riscatto, ma cercò di fargli rinnegare la fede e abbracciare la causa turca.
Il cavaliere rifiutò e per questo la sua prigionia divenne ancora più dura. Un giorno il padrone notò con quanto rigore il cavaliere osservasse il digiuno “magro” del venerdì e tra l’ammirato e l’adirato gli disse: «giuro che ti libererò il venerdì nel quale mangerai a crepapelle e di grasso».
Passò molto tempo finché un giorno di venerdì il cavaliere chiese un pranzo a base di carne. Credendo che finalmente avesse rinnegato la sua fede, il padrone liberò il cavaliere non sapendo che quel venerdì, che cadeva proprio nel giorno di Natale, il mancato rispetto del digiuno era ammesso. Da qui il motto alla giornata e la catena appesa al palazzo che ricordano la liberazione dalla prigionia…

 

Palazzo alla Giornata
Lungarno Antonio Pacinotti, 43


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Orto Botanico https://www.lakinzica.it/orto-botanico Thu, 26 May 2011 10:39:46 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=861
I verdi spazi dell'Orto Botanico di Pisa

I verdi spazi dell'Orto Botanico di Pisa

Nel 1543 a Pisa è sorto il primo orto botanico d’Europa. Aveva una posizione diversa da quella attuale: fu infatti allestito nei pressi della Cittadella dal medico botanico Luca Ghini grazie ai finanziamenti forniti dal granduca Cosimo I dei Medici. Per l’espansione dell’Arsenale, l’orto fu poi spostato nella sede attuale nei pressi di piazza del Duomo.

L’impianto cinquecentesco dell’Orto Botanico prevedeva una struttura imperniata su grandi aiuole. Nel XIX secolo sono state introdotte sostanziali modifiche che hanno portato all’aspetto attuale: il giardino è strutturato in aiuole, che sono molto più piccole di quelle originarie, suddivise da vialetti e muri.
I tre ettari ospitano nove collezioni di piante e alberi e l’Orto è un’oasi di pace posta nel bel mezzo del centro storico, l’ideale per passare qualche minuto nel bel mezzo di una natura verde e rigogliosa.

Nell’area battezzata “Orto del mirto” sono invece coltivate circa 140 specie di piante medicinali, mentre la Serra della Succulente è riservata alle “piante grasse”.
Le piante ad alto fusto sono nella parte settentrionale del giardino. Fanno eccezione due alberi pluricentenari (piantati nel 1787), una Magnolia Grandiflora e un Ginkgo Biloba visibili nel lato meridionale.

Al centro dell’Orto Botanico si trova un edificio settecentesco adibito a uso universitario.
A sud c’è il Museo di Botanica, visitabile solo su prenotazione e caratterizzato da una curiosa facciata ornata di conchiglie.


Orto botanico

via Luca Ghini 5
Tel. 050/2211316
e-mail [email protected]
Web www.biologia.unipi.it/ortobotanico

Accesso disabili: parziale
Ingresso: da lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 17:00; sabato dalle 8:30 alle 13:00
Chiusura la domenica (e tutti i giorni festivi, la settimana di Ferragosto e festività natalizie).
Accesso disabili parziale
Biglietti (solo per l’Orto) 2,5 euro, ridotto 1,5 euro per bambini da 6 a 12 anni e adulti oltre i 65 anni. Biglietto cumulativo famiglia 6 euro.


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Museo Nazionale di Palazzo Reale (Uffizi Pisani) https://www.lakinzica.it/museo-nazionale-di-palazzo-reale-uffizi-pisani Thu, 26 May 2011 10:31:06 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=854 Questo museo di recente creazione (1989) vanta due invidiabili primati: consente infatti di ammirare il più antico vestito completo (risalente alla fine del XVII secolo) mai ritrovato  e il primo dipinto disegnato da Raffaello oltre a opere del Bronzino, Rosso Fiorentino, Giusto de’ Menabuoi, Jacopo del Sellaio, Antonio Canova e Pieter Bruegel (il Vecchio).

Gli Uffizi Pisani sono allestiti nel Palazzo edificato per volontà di Francesco I dei Medici (ultimato nel 1587 su disegno dell’architetto di corte Bernardo Buontalenti) per sostituire la vecchia dimora pisana dei Medici oggi sede della Prefettura: ha pianta geometrica come le “ville” e ingloba alcune torri medioevali come quella del Cantone (accessibile solo tramite visita guidata) salendo sulla quale si ha uno splendido colpo d’occhio sulla città.

Alla sobrietà degli esterni fa da contraltare la sfarzosità delle sale nelle quali è allestito il Museo Nazionale di Palazzo Reale che ospita tre gruppi di collezioni eterogenee.

Nella prima stanza degli Uffizi Pisani si trovano le vetrine con all’interno gli abiti femminili: quello più antico è quello rosso cremisi indossato da Eleonora di Toledo (1522-1562) come testimonia il ritratto Eleonora di Toledo con il figlio del Bronzino, nel quale la nobildonna sfoggia lo stesso abito.
Alla parete è collocato il primo dei trentacinque arazzi (gli altri sono ancora in restauro) che i Medici trasferirono dalle loro dimore fiorentine a quella pisana: Lorenzo il Magnifico incoraggia le arti realizzato su disegno del pittore fiammingo Jan van der Straat (soprannominato lo Stradano).

La sala 3 ospita gli antichi armamenti del gioco del Ponte, armature dismesse dall’armeria dei Medici e modificate: elmi, petti, spallacci, mazzascudi, targoni di legno (XVIII) con i motti dei quartieri.

Nelle sale limitrofe sono invece in mostra i ritratti dei Medici, dei Lorena e dei Savoia, che nel corso del tempo si sono succeduti gli uni con gli altri nel possesso del palazzo. Tra questi dipinti si segnalano il grazioso “Ritratto di Maria Luisa di Borbone”, opera di Vincenzo Giura e proveniente dalla Reggia di Parma e il “Ritratto di Pietro Leopoldo“, sempre del Giura, copia del dipinto di Anton Raphael Mengs esposto al museo El Prado di Madrid.

La seconda collezione del Museo di Palazzo Reale è quella dei modelli dei quadroni: si tratta di dipinti di dimensioni ridotte, ma completi, che costituiscono copie in miniatura di quelli destinati a ornare l’interno della Cattedrale di Santa Maria Assunta dopo l’incendio del 1596. Sono opere (datate tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII) che illustrano storie e vicende dei “santi pisani” realizzate dai più noti artisti del tempo che non avevano significativi legami con Firenze…

La terza collezione degli Uffici Pisani è costituita dai lasciti provenienti da collezioni (Ceci) e donazioni private (Passerini, Ciabattini, Upezzinghi e altre) e dalla raccolta Shiff Giorgini. Tra queste si annoverano notevoli opere d’arte come il Miracolo degli Impiccati di Raffaello (proveniente dal Polittico di san Nicola da Tolentino), Madonna con Bambino di Giusto de’ Menabuoi, Rebecca al Pozzo di Rosso Fiorentino, la grande tela “Amor Sacro e Amor Profano” di Guido Reni (un’altra versione del dipinto è esposta alla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola a Genova) il Volto di Cristo di Jacopo del Sellaio e il “Busto di un frate” del Bronzino.

L’ampia sala 16 è dedicata alle tele di pittori fiamminghi, italiani ed europei del XVII, XVIII e XIX secolo. Qua è esposta la grande tela “la Kermesse di San Giorgio”, copia coeva o replica autografa, di un dipinto perduto di Pieter Bruegel Il Vecchio (XVII secolo), “Interno di Cucina” di Pieter Aertsen (XVI secolo), “Madonna con Santa Caterina” (XV secolo) di Francesco Raibolini detto Il Francia, “La Sacra Famiglia” di Jan Brugel dei Velluti, e “La Presentazione del disegno di Ecate e Lica” (primi del XIX secolo) e un raro dipinto di Antonio Canova. L’artista aveva, erroneamente, dubbi sulla sua produzione su tela, dipingeva per sé e non mostrava al pubblico le sue opere pittoriche oggi principalmente conservate nel Museo Gipsoteca Canoviana di Possagno.

Le collezioni del palazzo sono poi arricchite dalla gipsoteca di Italo Griselli, e dall’esposizione di medaglie, bronzetti e miniature.

Foto pubblicate per gentile concessione della Soprintendenza BAPSAE di Pisa e Livorno

La facciata del museo di Palazzo Reale Gli sfarzosi interni degli Uffizi Pisani Il miracolo degli impiccati di Raffaello Come appare dopo una cerimonia la sala con il vestito di Eleonora di Toledo

Museo Nazionale di Palazzo Reale (Uffizi Pisani)
Lungarno Pacinotti, 46

Tel. 050/926539
Web www.sbappsa-pi.beniculturali.it
Accesso disabili: Sì
Ingresso: dalle 9:00-13:00 il sabato e i giorni feriali
(si consiglia caldamente di telefonare per verificare l’apertura del museo)
Chiusura: domenica e giorni festivi
Biglietto: 6 euro; ridotto 3,5 euro per minori da 6 a 18 anni e per adulti oltre 65 anni; 5 euro per soci Coop, possessori di Carta giovani e soci


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Museo nazionale degli strumenti scientifici per il calcolo https://www.lakinzica.it/museo-degli-strumenti-scientifici-per-il-calcolo Thu, 26 May 2011 10:14:23 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=844 Nell’area occupata dai macelli pubblici ha sede l’originalissimo Museo Nazionale degli strumenti per il calcolo.

Nonostante il museo sia situato in una zona dall’aspetto decadente, meritano certamente una visita i tre edifici che ospitano la collezione di circa 2.000 oggetti tra strumenti scientifici, calcolatrici, grandi calcolatori e i primi personal computer.

Al piano terra del primo edificio si trovano gli strumenti di calcolo: oltre a una gigantesca riproduzione del “Compasso Galileiano” si possono ammirare le prime calcolatrici manuali: numerosi abachi, le addizionatrici a cremagliera e quelle a tastiera.

Vi sono poi dei giganteschi computer. Tra questi vale la pena citare il curiosissimo Cray-1: quello che sembra essere un “divanetto” è in realtà la copertura che ospita l’enorme sistema di raffreddamento. Nel 1976 fu istallato nel Laboratorio Nazionale di Los Alamos e aveva al tempo una potenza straordinaria che consentiva di eseguire 160 milioni di operazioni in virgola mobile al secondo.

Nella stessa sala si trovano anche gli enormi Cray T90 (ideato nel 1994 è il primo supercomputer wireless) e nCube2 e il super calcolatore Gamma 3 Bull (1953) che registrava i dati su grandi schede che potevano contenere al massimo 64 comandi.

Al primo piano sono invece in mostra i dispositivi che hanno fatto la storia del personal computer: il portatile Osborne (pesava una ventina di chilogrammo) i computer Mac (il Macintosh portatile) i primi Apple (come l’Apple II e il Plus), i Commodore (il 645, l’8296 e molti altri) e le prime “macchine” di Ibm, Toshiba, Texas Instruments, Amstrad e Atari.

Nel secondo edificio del Museo Nazionale degli strumenti per il calcolo sono in mostra strumenti scientifici esposti all’interno di gigantesche vetrine appoggiate sui banchi in pietra utilizzati per macellare gli animali: cannocchiali, l’apparecchio degli specchietti di Newton per la ricomposizione della luce, la lente divergente, barometri, bilance, bussole e strumenti per la misurazione utilizzati nel campo della meccanica, ottica, elettromagnetismo, astronomia e dell’acustica.

L’ultimo edificio Museo degli strumenti scientifici per il calcolo ospita la CEP, (la Calcolatrice Elettronica Pisana), il primo computer ideato e realizzato (1957) in Italia: un imponente calcolatore costituito da valvole e transistor alto come un frigorifero e grande come un campo da tennis.
La CEP era in grado di eseguire 70.000 addizioni al secondo grazie a una “potentissima” memoria di 8 k. Era operativa 24 ore su 24, e “mangiava” chilometri di nastri di carta.
La Calcolatrice Elettronica Pisana fu costruita in un unico esemplare, utilizzata esclusivamente per calcoli scientifici e al tempo costituiva il sistema di calcolo più potente in Europa.
La creazione della CEP fu suggerita dal premio Nobel Enrico Fermi e fu presentata a Pisa nel 1961 alla presenza del presidente della Repubblica.

Dalla CEP l’Olivetti ricavò le basi progettuali per creare, ancora a Pisa, l’Elea 9003: il primo computer, o meglio il primo calcolatore elettronico per uso commerciale, introdotto sul mercato mondiale.

Sempre nel terzo edificio si trova l’Apparato di Gravità, un macchinario realizzato dal CNR che permette di “verificare” la legge di caduta dei gravi e di come, nel vuoto come, un oggetto pesante (in questo caso una bilia di ferro) e uno leggero (una spugna), se lasciati cadere insieme dall’alto, raggiungono la terra allo stesso tempo.

Lo strumento è composto da due campane: una contenente aria e nella quale “accade” quello verificabile dalla normale esperienza (se si lasciano cadere i due oggetti la bilia tocca terra molto prima della spugna) e l’altra, dalla quale è stata espulsa l’aria, che riproduce le condizioni di vuoto. Gli oggetti lasciati cadere in quest’ultima si “comportano” in modo sorprendente rispetto alla nostra esperienza quotidiana raggiungendo la base della campana allo stesso tempo.

Un aritmometro De Colmar L'Apple II Una parte della C.E.P. Il macchinario di gravità La sala degli strumenti per il calcolo Il gigantesco computer Cray1 Calcolatori Olivetti La sala delle calcolatrici

Museo degli strumenti scientifici per il calcolo
Indirizzo via Bonanno Pisano 2/B – Area vecchi Macelli
Telefono 050/2213626
e-mail [email protected]
Web www.fondazionegalileogalilei.it/museo/
Accesso disabili parziale

Orari del Museo (5 maggio – 15 luglio)
9.30-14.00, lunedì, martedì, mercoledì,
9.30-14.00 e 15.30-18.00, giovedì, venerdì, sabato,
chiuso domenica e festivi.
La biglietteria chiude 15 minuti prima della chiusura.
Informazioni: 050 2215212

Visite guidate e laboratori
Si svolgono su prenotazione nell’orario di apertura
del Museo, in gruppi di max 25 persone.
Prenotazioni gruppi, scuole, visite e laboratori:
Francesca Corradi ([email protected])
tel. 050 2213626, lunedì-venerdì, 9-13
Biglietti
2,50 euro, ingresso al Museo
4,00 euro, visita guidata, a persona
5,00 euro, laboratorio didattico, a persona
Visite guidate e laboratori sono gratuiti per gli accompagnatori di gruppi scolastici.


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La Sapienza (o Palazzo della Sapienza) https://www.lakinzica.it/la-sapienza-o-palazzo-della-sapienza Thu, 26 May 2011 10:04:40 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=838 Il palazzo dell’Università degli studi, o della Sapienza, venne edificato per volontà di Lorenzo il Magnifico al fine di dare una sede fissa agli insegnanti universitari che invece erano soliti impartire le loro lezioni in conventi o in case private.

L’ateneo pisano nacque nel XII secolo offrendo l’insegnamento del solo diritto. Nel XIII si aggiunse Medicina e l’ordinamento dell’università fu stabilito (dopo un primo abbozzo del conte Fazio della Gherardesca) da Piero dei Medici e da Cosimo I.

Il Palazzo della Sapienza ospita oggi la Biblioteca Universitaria (fondata nel 1742) e aule e uffici della facoltà di Giurisprudenza. L’interno è fiancheggiato da un ampio porticato sormontato da un loggiato e al centro del cortile c’è il monumento agli Studenti caduti in guerra dietro al quale si trova la porta per accedere alla vecchia Aula Magna.

Nella loggia superiore del Palazzo dell’università degli studi si trova invece l’ingresso alla Biblioteca Universitaria e l’Aula Magna moderna.

Foto di Veronica Lorenzetti
Il Palazzo della Sapienza Il monumento agli studenti caduti a Curtatone e Montanara Il porticato interno

Palazzo della Sapienza
Ingressi da via Curtatone e Montanara e da via della Sapienza


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La Cittadella e la Torre Guelfa https://www.lakinzica.it/la-cittadella-e-la-torre-guelfa Thu, 26 May 2011 09:37:27 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=827 la Cittadella e la Torre GuelfaQuesta fortificazione (La Cittadella) e la torre annessa (la Torre Guelfa) sono situate nella zona di Pisa, chiamata Tersana. Qua nel medioevo sorgevano difesi da quattro torri (andate completamente distrutte)  i cantieri repubblicani, oltre a rimessaggi e scali vari, per la costruzione di galee e di altre imbarcazioni varate poi sull’Auser (il Serchio) che sfociava nell’Arno proprio in questa zona.

L’area dei cantieri (dei quali restano solo quelli medicei a est della Cittadella) non deve essere confusa con il porto Pisano che si trovava nelle vicinanze dell’area occupata oggi dalla Fortezza Vecchia a Livorno.

Degli edifici del XIII e XIV secolo restano soltanto gli archi di mattoni inseriti nel muro di difesa lungo l’Arno, e le arcate dei capannoni. Con l’occupazione fiorentina e  l’interramento del porto, venne costruita (1406) una fortificazione a presidio della città battezzata Cittadella Vecchia per distinguerla da quella Nuova costruita dall’altro lato del fiume. Fu anche edificata la Torre Guelfa, “sorella” della Torre Ghibellina in precedenza eretta all’angolo sud-ovest e andata distrutta.

La Cittadella fu gravemente danneggiata durante i bombardamenti che colpirono Pisa durante la Seconda Guerra Mondiale. La Torre Guelfa andò completamente distrutta e fu ricostruita (1956) nel suo aspetto originario. Al momento la Torre è chiusa al pubblico.

La Cittadella (Vecchia) e La Torre Guelfa
Indirizzo Lungarno Ranieri Simonelli


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i Bagni di Nerone https://www.lakinzica.it/i-bagni-di-nerone Thu, 26 May 2011 09:19:48 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=809 I Bagni di Nerone

I Bagni di Nerone

In Largo del Parlascio (il nome della struttura difensiva longobarda che una volta era qui edificata e che poi è andata distrutta) vi sono i resti, situati sotto il livello stradale, di un edificio termale romano (edificato nel I secolo sotto l’imperatore Domiziano): rimane ben conservato la sala riservata al bagno di aria calda (il laconicum a base ottagonale absidiata) mentre delle altre aree si sono conservate soltanto delle porzioni del muro.

Si tratta dell’u
Visualizzazione ingrandita della mappanico monumento di epoca romana conservato a Pisa: nel medioevo fu battezzato, erroneamente Terme di Nerone, da cui il nome Bagni di Nerone.

Bagni di Nerone
Largo del Parlascio

 

 

]]> Museo della Grafica e Palazzo Lanfranchi https://www.lakinzica.it/museo-della-grafica-e-palazzo-lanfranchi Wed, 25 May 2011 09:47:32 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=758 Palazzo Lanfranchi è il bel palazzo cinque-seicentesco in marmo bianco e mattoni rossi che si trova sul Lungarno Galilei, tra Vicolo Lanfranchi e Vicolo Da Scorno. Costruito su un nucleo di case torri e costruzioni medievali del XII-XIV secolo, deve il suo nome a una delle più antiche e celebri famiglie pisane: i Lanfranchi, casata della prima aristocrazia consolare pisana, protagonista della scena politica cittadina durante l’epoca comunale e sotto la dominazione fiorentina. Fu il canonico Alessandro Lanfranchi ad acquistare nel 1539 il complesso edilizio sul Lungarno, realizzandovi un’importante opera di ristrutturazione che ne unificò le varie parti in una struttura pressoché identica all’aspetto attuale. L’imponente aspetto testimoniava all’epoca la prestigiosa collocazione sociale ed economica della famiglia.

I tre piani di Palazzo Lanfranchi presentano eleganti finestre ornate da timpani triangolari e semicircolari, al pian terreno, e al primo piano e da cornici in pietra, al secondo piano. L’imponente portone è sormontato da un terrazzo con portale sul quale spicca lo stemma marmoreo dei Lanfranchi.
Con i successivi passaggi di proprietà furono apportate alcune modifiche all’interno: in particolare, la ristrutturazione ottocentesca portò all’abbattimento delle due scale seicentesche e alla realizzazione del grande pozzo scale nel centro del Palazzo.

Oggi sono ancora visibili alcune tracce degli edifici più antichi: le superfici di tre pilastri al pian terreno e una parete non intonacata che rivela strutture architettoniche medievali, visibile dal vicolo Lanfranchi.

Ospitato negli ambienti di Palazzo Lanfranchi e nato nel 2007 per volontà del Comune e dell’Università di Pisa, il Museo della Grafica è una delle più importanti raccolte pubbliche di grafica contemporanea, in cui sono confluite le collezioni universitarie del Gabinetto Disegni e Stampe del Dipartimento di Storia delle Arti.
La collezione, iniziata nel 1958 dallo storico dell’arte Carlo Ludovico Ragghianti, include diversi nuclei: le donazioni degli studiosi Sebastiano Timpanaro e Giulio Carlo Argan, donazioni di artisti italiani e stranieri su invito dello stesso Ragghianti (da Bruno Munari, ad Arnaldo e Giò Pomodoro a Pablo Picasso) e raccolte documentarie.

La raccolta Timpanaro è composta da oltre 1000 pezzi tra i quali spicca la sezione otto-novecentesca: le acqueforti di Giovanni Fattori ed Erik Desmazières, le incisioni di Giorgio Morandi, le prove grafiche di Eugenio Montale e disegni e incisioni di Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Lucio Fontana, Renato Guttuso, Mino Maccari, Giacomo Manzù, Marino Marini, Toti Scialoja, Giuseppe Viviani e molti altri.

La donazione Argan è un’altra preziosa parte della collezione e conta oltre 600 tra incisioni e disegni di molti tra i più rappresentativi artisti italiani del secondo Novecento.  La parte restante dei reperti esposti nel Museo della grafica proviene dal deposito perpetuo concesso nel 1967 dalla Calcografia Nazionale di Roma, contente un’ampia raccolta di incisioni e repertori di numismatica, statuaria e urbanistica antica e la ricca collezione di documenti di mostre tenute in diverse parti d’Italia dagli anni ‘50 agli anni ’70, che include curiosità come manifesti di contenuto artistico, politico e satirico, biglietti da visita, fotografie e curricula di artisti.

Il Museo della grafica organizza mostre temporanee, visite guidate, workshop e laboratori didattici con le scuole, e cura pubblicazioni tematiche.

Lo sapevate che:

La decorazione trecentesca “con pittura a vaio”, motivo ornamentale comune ad altri illustri palazzi pisani che si affacciano sui Lungarni, ancora oggi visibile su alcune pareti del Palazzo, fu probabilmente commissionata dal lanaiolo pisano Betto Stefani come voluta testimonianza di “status symbol”: era infatti uno stile di pittura che imitava la preziosità della pelliccia.

Foto pubblicate per gentile concessione del Museo della Grafica.

 

Pisa, Museo della grafica Erik Desmazières: Le magasin de Robert Capia (acquaforte, acquatinta e rotella, 2008) Giovanni Fattori: La donna del Gabbro (acquaforte) Palazzo Lanfranchi, sede del Museo della Grafica Scialoja; Composizione in nero, giallo e bianco; tempera, (1957) L'esterno del museo

 

Museo della Grafica
Palazzo Lanfranchi, Lungarno Galilei 9
Tel. 050/2216060 – 050 2216066
e-mail [email protected]
web www.museodellagrafica.unipi.it

Accesso: dal martedì al venerdì, 10:30 – 12:30 ; 16:30 – 18:30;sabato e domenica, 10:30 – 18:30
lunedì chiuso
Accesso disabili consentito
Chiusura: tutti i lunedì, 01/01 (Capodanno), domenica di Pasqua, 02/06 (festa della Repubblica), 09-23/08 (chiusura estiva), 25/12 (chiusura natalizia), 31/12 (San Silvestro)

Biglietto:
Biglietto di ingresso ed  Esposizioni temporanee: 3 euro
Biglietto per soci Coop, possessori biglietto ferroviario, membri Conservatorio Puccini, abbonati Rete Toscana Classica: 2 euro
Biglietto gratuito per accedere alla Collezione permanente per Studenti, under 14, over 65, Dipendenti universitari, Dipendenti comunali, Insegnanti, Accompagnatori, Guide turistiche.
Visite guidate (Gruppi fino ad un massimo di 25; Associazioni non pisane): 30 euro
Visite guidate (Scuole). 20 euro
Visite guidate (Associazioni pisane; sabato mattina): Gratuito

Per le scuole scaricare il modulo dal sito web del Museo ed inviarlo o via fax al numero 050 2216065 o via e-mail: [email protected]

Biblioteca e Archivio: accesso su appuntamento contattando il numero 050/2216064


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Piazza della Pera (o Piazza Chiara Gambacorti) e la Pera https://www.lakinzica.it/piazza-della-pera-o-piazza-chiara-gambacorti-e-la-pera Wed, 25 May 2011 09:25:27 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=752 Pisa, piazza della Pera

Piazza della Pera

Entrando in Via San Martino da Corso Italia, dopo poche decine di metri si trova sul marciapiede destro una grossa pietra rotondeggiante a forma di pera: si tratta probabilmente dei resti di un monumento funerario di origine etrusca che fu collocato in epoca romana su un cippo all’angolo di via San Martino.

Alla “pera” in pietra si devono il nome di via della Pera, che in quel punto fa angolo con Via San Martino, e quello della Piazza adiacente, comunemente nota come Piazza della Pera sebbene il suo nome ufficiale sia Piazza Chiara Gambacorti: dall’omonima santa pisana nata nel potente casato mercantile dei Gambacorti che fondò a Pisa nel Trecento il primo monastero domenicano.

Posta tra Corso Italia e Via San Martino, Piazza Chiara Gambacorti è una piacevole piazza rettangolare sulla quale si affacciano edifici dalle facciate variopinte: alcuni bei fabbricati di epoca ottocentesca, altri di più umile fattura, il retro di una casa torre in laterizio Tre-Quattrocentesca.

Decorata con alberi e panchine, la piazza è animata da botteghe e ristoranti che vi si affacciano ed è un punto di ritrovo sociale spesso utilizzato anche per manifestazioni cittadine.
L’aspetto che ha oggi Piazza Gambacorti è frutto del recupero urbano voluto dal Comune negli anni Novanta per risanare l’area che versava in stato di degrado dopo il grave crollo di una parte di edifici, causato da una tragica fuga di gas nel 1981.

La storia di Piazza della Pera non è oggi visibile a occhio nudo: sull’area sorgeva infatti la Chiesa romanica di San Lorenzo in Chinzica, con annesso cimitero, attestata sin dal 1127. Fondata da una famiglia pisana e sempre appartenuta a casate nobiliari pisane (tra le quali anche i Gambacorti), la Chiesa fu profanata e sconsacrata nel 1784. Adibita a bottega di maniscalco e poi a scuderia di cavalli, subì nel tempo parziali crolli e furti finché i resti della Chiesa furono demoliti negli anni Trenta del Novecento per costruirvi un mercato di verdure con pensilina.

Importanti indagini archeologiche, condotte nel 2004-2005 dal Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa, hanno consentito di individuare le diverse stratificazioni dell’area dell’attuale Piazza Gambacorti dal XII Secolo a oggi ed hanno fornito preziose conoscenze storiche e antropologiche.


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Giardino Scotto e Cittadella Nuova https://www.lakinzica.it/giardino-scotto-e-cittadella-nuova Wed, 25 May 2011 08:46:20 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=745 Posto tra Piazza Guerrazzi e i lungarni Fibonacci e Galilei si trova un ampio giardino fiancheggiato dalle mura e dai bastioni della Cittadella Nuova, fortezza costruita dai Fiorentini non come difesa contro gli assalti esterni a Pisa ma come monito nei confronti dei Pisani a non ribellarsi e baluardo per controllare la città.

La fortezza originaria (chiamata Nuova per distinguerla dalla Cittadella più vecchia posta dall’altra parte del fiume), costruita nel 1468 fu distrutta da una rivolta e ricostruita nel 1512 su un progetto dell’architetto fiorentino Giuliano da Sangallo. I bastioni visibili da piazza Toniolo e da via Sangallo presentano ancora le bocche per cannoni e bombarde rivolte contro la città: la Fortezza Nuova fu infatti uno dei primi bastioni militari italiani edificati tenendo conto dell’impiego delle armi da fuoco.

Gravemente danneggiata dai bombardamenti alleati durante la Seconda Guerra mondiale, la Fortezza Nuova e il giardino hanno subito vari restauri, l’ultimo completato nel 2008.

L’ampio giardino all’interno è stato realizzato nel XIX secolo da Giovanni Caluri per la famiglia Scotto che acquistò nel 1798 la fortezza da Pietro Leopoldo di Lorena. Il giardino faceva parte del palazzo Scotto-Orsini andato completamente distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale.

L’interno del Giardino Scotto comprende un parco giochi per bambini, un camminamento lungo le mura delle fortificazioni (in gran parte inaccessibile al pubblico), delle scale, un anfiteatro naturale e un giardino ricco di piante centenarie (il gigantesco platano che sovrasta tutti gli altri alberi fu piantato in occasione di uno spettacolo teatrale di Carlo Goldoni rappresentato al “Verdi”).

Il giardino Scotto è un luogo frequentato da studenti, famiglie e turisti per godere di qualche momento di pace nel verde e al riparo dai rumori del traffico e della città.

 
I bastioni e le bocche dei cannoni puntate sulla città Il giardino Le scale che danno sull'anfiteatro La torre della Cittadella Nuova Le mura e la torre Il camminamento delle mura Il platano gigantesco piantato in onore di Carlo Goldoni Il Giardino Scotto  
Fortezza Nuova e Giardino Scotto
Si accede al giardino dal Lungarno Leonardo Fibonacci o da via di Fortezza (traversa di via Bovio)

Accesso gratuito: gennaio, novembre e dicembre dalle 9:30 alle 16:30; febbraio, marzo e ottobre dalle 9:00 alle 18:00; aprile dalle 9:00 alle 19:00; maggio, giugno e settembre: dalle 9:00 alle 20:00; luglio e agosto dalle 8:00 alle 20:00.


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Corso Italia https://www.lakinzica.it/corso-italia Tue, 24 May 2011 16:52:16 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=740 È la via  principale della parte meridionale di Pisa e collegando Piazza Vittorio Emanuele II con Piazza XX settembre (“In Banchi”) costituisce la principale arteria cittadina pedonale della parte meridionale di Pisa.

Lungo Corso Italia sono presenti molti negozi di celebri marchi commerciali italiani e stranieri. Favorita dalla zona pedonale e dalla collocazione centrale è una strada frequentatissima dalle prime ore del mattino fino alla tarda serata.

Nei giorni festivi e nel sabato Corso Italia è letteralmente presa d’assalto da ragazzi e adolescenti che si riversano sulla strada e si divertono facendo le “vasche”, ovvero passeggiando avanti e indietro senza meta.

All’altezza della Chiesa di santa Maria del Carmine, campeggia la statua di Nicola Pisano, e su Corso Italia si affacciano anche il seicentesco Palazzo Simoneschi (n.59), palazzo Gambacorta (n.58) e la trecentesca Chiesa di san Domenico rifatta nel XVIII e recentemente restaurata.

 

Foto di Veronica Lorenzetti
Corso Italia La statua di Nicola Pisano Uno scorcio di Corso Italia


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