La Kinzica » Da non perdere http://www.lakinzica.it Magazine di informazione turistica e culturale su Pisa e Provincia Mon, 09 May 2016 16:58:55 +0000 en-US hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.3.4 Il Museo Guarnacci https://www.lakinzica.it/il-museo-guarnacci-a-volterra https://www.lakinzica.it/il-museo-guarnacci-a-volterra#comments Wed, 16 Jan 2013 06:19:46 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=31381

Il coperchio degli sposi è uno dei capolavori conservati al Museo Guarnacci di Volterra

Il Museo Guarnacci è uno dei più antichi Musei pubblici d’Europa, nato nel 1761 quando il nobile abate Mario Guarnacci (Volterra 1701-1785), storico ed erudito, donò il suo ingente patrimonio archeologico, raccolto in anni di ricerche e acquisti, al “pubblico della città di Volterra”. La donazione -che comprendeva anche una biblioteca di oltre 50.000 volumi-  procurò alla città un patrimonio inestimabile e attirò le attenzioni dei massimi esperti dell’epoca, che si dedicarono alla sua divulgazione scientifica. Prima di approdare nell’attuale sede di palazzo Desideri Tangassi, il museo ebbe due sedi diverse. La disposizione dei materiali esposti è articolata per classi di oggetti secondo un percorso cronologico che conduce il visitatore attraverso la storia dell’etrusca Velathri. La visita inizia al Piano terreno, dove sono esposti resti pre e protostorici provenienti dalle vicine necropoli, reperti orientalizzanti tra i quali spicca la serie di bronzetti di offerenti e alcune importanti opere del periodo arcaico (VI sec. a.C.) come la stele di Avile Tite (monumento funerario che raffigura un guerriero armato di lancia e spada, molto simile a opere greco-orientali) e del periodo classico: tra tutte la più antica statua di culto in marmo dell’Etruria centrale, la cosiddetta Testa Lorenzini, raffigurante una divinità.

Il percorso prosegue al secondo piano, dove è illustrato il periodo della fioritura economica e artistica della città (fine IV-I sec. a.C.): predominano le sepolture, caratterizzate dall’urna cineraria tipica di Volterra e del suo territorio, che accoglieva i resti del defunto dopo il rito della cremazione. L’urna prende poi l’aspetto di un piccolo sarcofago con cassa e coperchio, con raffigurato il defunto semi sdraiato sul letto in occasione del banchetto. Insieme alle urne si sono conservati anche gli oggetti che i parenti collocavano accanto al monumento funerario per consentirgli di sopravvivere nell’aldilà (vasellame, oggetti decorativi e da toletta). Le casse erano decorate con bassorilievi che raffiguravano miti greci o scene del viaggio del defunto nell’aldilà, mentre sui coperchi erano spesso riprodotti i “ritratti”.

Il cuore dell’esposizione è la “collezione guarnacciana”, raccolta originaria del Museo, articolata sui due piani del palazzo: oltre 600 urne decorate con motivi ornamentali (demoni, maschere, rosoni) e animali fantastici e feroci, con i temi tradizionali dell’addio del defunto ai parenti e del viaggio agli inferi a cavallo. Particolarmente suggestive sono le urne con bassorilevi di argomento mitologico greco: scene ispirate ai miti, agli episodi del ciclo troiano, e dell’Odissea, come le suggestive scene del canto delle Sirene, dell’accecamento di Polifemo o della la trasformazione in animali dei marinai di Ulisse. Celebre è il sarcofago chiamato Il coperchio degli sposi, che rappresenta due anziani coniugi distesi sul letto del convivio, con i volti particolarmente realistici, modellati in terracotta (I sec. a.C.). Al centro della sala XX si conserva un altro monumento-simbolo del Museo e dell’Etruria in genere, l’ex-voto allungato di giovinetto noto come Ombra della sera. La sua fama, arricchita da leggende tanto curiose quanto false, è dovuta alla singolare forma di questo bronzo votivo che evoca l’ombra proiettata sul terreno dalla figura umana, alla luce del tramonto. La sorprendente modernità della sua forma e l’anomalo allungamento innaturale della figura, allo stesso tempo perfettamente proporzionata, fanno di questo bronzo uno dei capolavori della scultura etrusca del III sec. a.C. Tra gli altri “tesori” custoditi nel Museo si ricordano i pavimenti a mosaico provenienti da edifici di età imperiale romana di Volterra o di Segalari (Castagneto Carducci), il monetiere con rarissimi esemplari etruschi in oro, argento, bronzo e oltre tremila monete greche, romane repubblicane e imperiali e i materiali provenienti dall’area urbana e da Vallebuona, dove si trova il Teatro antico.

Museo Etrusco Guarnacci
Via Don Giovanni Minzoni 15 – Volterra (PI)
Tel. 0588 86347

Aperto tutti i giorni escluso il 01.01 e il 25.12

Orario:
dal 16.03 al 01.11 dalle 09.00 alle 19.00
dal 02.11 al 15.03 dalle 08.30 alle 13.45

Biglietto: ingresso intero 8 euro, biglietto cumulativo (Museo Etrusco, Pinacoteca, Museo d’Arte Sacra) euro 10

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Il Duomo di Volterra https://www.lakinzica.it/il-duomo-di-volterra https://www.lakinzica.it/il-duomo-di-volterra#comments Wed, 09 Jan 2013 07:11:56 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=30956

La deposizione lignea di autore ignoto, capolavoro della scultura romanica conservata nel Duomo di Volterra

Il Duomo di Volterra, con due ingressi di cui uno dalla centralissima Piazza dei Priori, custodisce opere di grande inetresse.  Costruito nel 1120 su una preesistente chiesa dedicata a Santa Maria, vide un ampliamento nella seconda metà del secolo su progetto – secondo quanto riporta il Vasari – di Nicola Pisano. Alcune modifiche furono effettuate nel corso del Cinquecento e restauri nel 1842-43.

Una cornice a trecce e fiori percorre e divide orizzontalmente la facciata a salienti, distribuita verticalmente in tre comparti scandite da grandi lesene quadrangolari di tipo lombardo. Il portale marmoreo e la lunetta a tarsie geometriche intrecciano materiale di recupero di epoca romana e sono sormontati da una cornice a tutto sesto scolpita, da rosone e due oculi. Sulla sinistra la cappella dell’Addolorata prolunga la facciata, con eleganti monofore, mentre sul fondo si innalza il campanile quadrangolare, aperto da tre ordini di bifore, riedificato nel 1493 e successivamente abbassato di un piano per ragioni di stabilità.

L’interno presenta struttura e impianto di matrice romanica a croce latina, a tre navate, sebbene attualmente prevalga un aspetto tardo-rinascimentale, risultato di diversi interventi.
Ai primi decenni del Cinquecento risalgono i disegni dei sei altari che compongono le due navate, in pietra di Montecatini, formati da un grande arco cassettonato, con festoni di fiori e frutta centrali, stemmi ed emblemi. Nel 1580-84 su iniziativa del vescovo Serguidi i capitelli delle ventidue colonne furono fatti ritoccare e poi rivestire di stucco e nello stesso periodo fu eseguito il soffitto a cassettoni con figure di santi e stemmi nobiliari, disegnato e messo in opera da Francesco Capriani, intagliato da Jacopo Pavolini da Castelfiorentino e pitturato da Fulvo della Tuccia. I lavori ottocenteschi di restauro diedero al tempio l’aspetto attuale di finte lastre bianche e grigiastre e restauri novecenteschi eliminarono gli organi cinquecenteschi e portarono il transetto alla forma gotica attuale.

Sopra l’altare maggiore si eleva l’elegante ciborio di Mino da Fiesole (1471), a forma di tempietto. Ai lati, sopra due colonne tortili del XII secolo, sono collocati due angeli cerifori attribuiti allo stesso autore. Dietro si apre la cappella maggiore col coro ligneo (del 1404), i cui stalli canonicali, di forme gotiche e intarsi, sono opera di maestranze toscane della fine del XIV secolo. La molte cappelle conservano reliquie e opere pregevoli quali la scultura lignea quattrocentesca di Francesco di Valdambrino, le tele di Domenico Zampieir detto il Domenichino, Matteo Rosselli e Francesco Curradi e quella di Jacopo Chimenti detto l’Empoli raffigurante San Carlo in preghiera davanti alla Vergine. Ma tra tutte spicca il gruppo ligneo policromo della Deposizione (1228), capolavoro della scultura romanica, di ignoto scultore volterrano. Consta di cinque figure: oltre al Cristo, la Madonna, san Giovanni Evangelista, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. Per la sua datazione viene citato un documento datato 3 gennaio 1228 nel quale il vescovo di Volterra Pagano concedeva indulgenze a chi avesse contribuito al pagamento delle spese per la realizzazione dell’ opera. I volterrani aderirono all’iniziativa e la cappella venne consacrata il 24 settembre dello stesso anno. Un’altra cappella custodisce entro nicchie seicentesche due gruppi statuari in terracotta dipinta attribuiti a Giovanni della Robbia: una Epifania e il Presepio, che ha come sfondo l’affresco della Cavalcata dei Magi di Benozzo Gozzoli. Nella navata di sinistra si erge il pergamo del XII secolo, rimaneggiato nel 1584, opera probabilmente dello scultore pisano Bonamico: la cassa, sostenuta da quattro leoni stilofori, presenta tre formelle di mani diverse, con un Sacrificio di Abramo, un’Ultima Cena e una Annunciazione con Visitazione.

Orari visita: tutti i giorni ore 8.30-12.30 e 15.00-18.00 (il venerdì dalle ore 16.00)

Per informazioni: Consorzio Turismo Volterra tel. 0588 87257

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L’Area archeologica di Piano di Castello https://www.lakinzica.it/l%e2%80%99acropoli-etrusca-di-volterra https://www.lakinzica.it/l%e2%80%99acropoli-etrusca-di-volterra#comments Tue, 08 Jan 2013 08:21:06 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=30993

Uno scorcio dei resti archeologici nell'Acropoli di Volterra

L’Area archeologica di Piano di Castello è il nucleo storico che con le sue stratificazioni documenta la storia del grandioso passato di Velathri (nome etrusco di Volterra), una delle città più importanti della civiltà etrusca. L’Acropoli conserva tracce e reperti fin dai più antichi insediamenti umani che risalgono all’Età del Bronzo Medio (XVII- XV sec. a.C.): le diverse fasi di scavi effettuati nel corso del Novecento hanno infatti rivelato un’occupazione ininterrotta dall’Età del Bronzo fino al 1472, quando il quartiere medievale che occupava l’area fu raso al suolo dall’intervento militare fiorentino, del quale è rimasta testimonianza nell’imponente fortezza.

All’epoca di grande sviluppo economico e commerciale del centro etrusco (IV secolo a. C.) risalgono resti imponenti delle mura e vaste necropoli suburbane come quelle di Badia, del Portone e di Ulimeto e le più arcaiche necropoli meridionali delle Ripaie, con tombe a pozzetto (VIII sec. a.c.). Fin dal VII sec. a.C. sull’acropoli fu installato un santuario, del quale sono venuti alla luce resti di edifici templari di diverse epoche, terrecotte architettoniche e oggetti votivi. Alla fine VI sec. a.c. la rocca viene cinta di mura e il riassetto definitivo del sistema difensivo avvenne fra il III e il II sec. a.c., includendo l’Arco con tegole scolpite fra i conci nell’arcata esterna e, in posizione speculare, l’altra porta di Diana. In età ellenistica l’acropoli venne ristrutturata e vi furono aggiunti un quartiere abitativo a ovest e due edifici a forma di templi con podio e colonnato (ss. II e III d. C.), separati da una via che delimita il luogo del culto. Le tombe di questa fase sono a camera, scavate nella terra, con corridoio e vano quadrangolare o ellittico. Di età ellenistica sono anche resti di abitazioni circondate da un complesso sistema di cisterne fra cui la cosiddetta Piscina augustea, impianti di torri medievali e strade sovrapposte a fondamenti più antichi.

I monumenti di Volterra più noti nel mondo sono le urne cinerarie di tufo e di alabastro (IV – I sec. a.C.), che si possono ammirare in straordinaria varietà presso il Museo Etrusci Guarnacci.

Parco Archeologico Enrico Fiumi – Volterra

Orario visite:
2 novembre – 15 marzo: sabato e domenica ore 10.30 – 16.30 (escluso 25/12 e 01/01)
16 marzo – 1 novembre: tutti i giorni ore 10.30 – 17.30

Biglietto: intero euro 3,50, ridotto euro 2,50 (studenti e possessori del biglietto cumulativo musei di Volterra).
Il biglietto comprende l’ingresso al Teatro Romano e all’Acropoli Etrusca.

Per informazioni:
Tel. 328 0707834
E-mail: [email protected]

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Il Teatro Romano https://www.lakinzica.it/monumenti-pisa-teatro-romano-di-volterra https://www.lakinzica.it/monumenti-pisa-teatro-romano-di-volterra#comments Mon, 07 Jan 2013 08:11:37 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=31002

Una veduta del teatro e delle terme romane a Volterra

Il teatro romano di Volterra, fatto costruire in età augustea (I° sec. a.c.) dalla famiglia di origini etrusche Caecina, sorge su un declivio naturale nell’area di Vallebuona, quartiere della città antica escluso dai confini urbani dalla cinta muraria duecentesca. L’area diventò per secoli un luogo di scarico di rifiuti che la seppellirono finché, nel 1950, ebbe inizio la fase di lavori archeologici sistematici avviati da Enrico Fiumi, riportando alla luce i reperti dell’area che risalgono fino a età tardo antica.

Il teatro, al quale si accedeva dall’area del foro attraverso un sistema di scale (soppresso dalle posteriori mura medievali), presenta la “cavea” con 19 file di sedili nel settore centrale, suddivisi da scalette, che poteva ospitare 1700 spettatori. La cavea comunicava nella parte superiore, attraverso un corridoio anulare coperto a volta (crypta), con un ambiente rettangolare ad arcate, dove confluivano gli spettatori che scendevano. L’ “orchestra” semicircolare era rivestita di marmi e  lateralmente due “parodoi” conducevano agli spogliatoi. Si conservano oggi in buono stato sia il “pulpitum” che una parte della “frons scaenae”. Nell’amplio porticato dietro la scena sono osservabili diverse fasi strutturali: al lato sud il colonnato ionico con la posteriore perimetrazione dell’area antistante, l’aggiunta di bracci laterali ornati da colonne marmoree con capitelli corinzi e, al loro centro, un’esedra rivestita di marmi.

Nel IV sec. d.c. nel settore orientale del porticato venne inserito un edificio termale (costruito con materiali del teatro, caduto in disuso) del quale sono visibili l’ingresso absidato su un lato e il pavimento a mosaico (spogliatoio), dal quale si accedeva al frigidario, di forma quadrangolare, con due vasche entro absidi. Un vano ellittico con riquadri policromi conduceva agli ambienti caldi (tepidario e calidario), ai quali annesso un focolare che veicolava il caldo nelle stanze attraverso intercapedini fra suolo e livello pavimentale. Questo edificio è ritenuto da alcuni archeologi il primo luogo di culto cristiano edificato nell’area. Durante la stagione estiva il sito ospita spettacoli ed eventi teatrali.

Teatro romano di Volterra: accesso da Piazza Caduti Martiri dei Lager Nazisti

Orario visite:
2 novembre – 15 marzo: sabato e domenica ore 10.30 – 16.30 (escluso 25/12 e 01/01)
16 marzo – 1 novembre: tutti i giorni ore 10.30 – 17.30

I prezzi del biglietto per questo monumento pisano sono i seguenti: intero euro 3,50, ridotto euro 2,50 (studenti e possessori del biglietto cumulativo musei di Volterra).
Il tagliando comprende l’ingresso al Teatro Romano e all’Acropoli Etrusca.

Per informazioni
Comune di Volterra
Tel. 328 0707834
E-mail: [email protected]

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La Pieve di san Marco (a Rigoli) https://www.lakinzica.it/pieve-di-san-marco-a-rigoli https://www.lakinzica.it/pieve-di-san-marco-a-rigoli#comments Tue, 08 Nov 2011 10:36:47 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=12101 Percorrendo l’antica strada che collega Pisa con Lucca e costeggia il Monte Pisano (l’antica Via Æmilia Scauri, oggi Strada Statale 12 dell’Abetone e del Brennero), poco dopo San Giuliano Terme si trova in località Rigoli la Pieve di San Marco, uno degli esempi più importanti del romanico pisano. La piccola ma maestosa Pieve ha lontanissime origini (VIII secolo) e presenta caratteristiche pre-romaniche e romaniche tra il IX e XII secolo, documentate dalle diverse tecniche costruttive e dai materiali utilizzati. La datazione della Pieve di San Marco è significativa perché nel’800, dopo l’incoronazione di Carlo Magno e la sua conversione al cristianesimo, vennero costruiti i primi edifici di culto cristiano nelle aree del Pisano, come quella sangiulianese, dominate dalle popolazioni barbariche fin dal crollo dell’Impero Romano.

La Pieve di San Marco (originariamente intitolata a San Pietro e San Giovanni Battista) è l’unica della zona ad avere una pianta a tre navate, scandite all’interno da pilastri e ciascuna con abside semicircolare: l’abside centrale ha dimensioni più ampie rispetto a quelle laterali e presenta tre monofore dalle quali filtra la luce all’interno. Sull’esterno dell’abside centrale, lungo le mensole degli archetti ciechi, si trovano decorazioni scultoree medievali con motivi vegetali e antropomorfi. La facciata è priva di decorazione e presenta tre portali. Il campanile in laterizio, che si erge sulla facciata, è stato ricostruito nel Settecento: quello originale fu distrutto nel XV secolo quando le truppe fiorentine conquistarono Rigoli. All’epoca della dominazione fiorentina, il piviere di San Marco mantenne sotto il suo controllo i due plebati più recenti di Fiettole e Vecchiano, per un totale di sedici parrocchie.

L’interno è austero e semplice. Un’importante testimonianza della sua origine come chiesa battesimale già in epoca altomedievale è la vasca battesimale di epoca longobarda (secoli VIII-IX): di forma rettangolare, è ricavata da un unico blocco di marmo e decorata con motivi simbolici a bassorilievo. All’interno si conserva copia di un dipinto ligneo trecentesco raffigurante la Madonna in trono e angeli, firmata dal pittore pisano Turino Vanni (XIV secolo). Il dipinto, che costituiva la parte centrale di un polittico destinato all’altare della famiglia Alliata, è oggi conservato presso il Museo Nazionale di San Matteo a Pisa.
La facciata della pieve di san Marco a Rigoli Il Fonte Battesimale longobardo L'esterno delle absidi L'interno della Pieve

La Pieve è aperta la domenica mattina per la funzione della messa alle ore 10.00.

Pieve di San Marco
Via Statale dell’Abetone 80, Rigoli (San Giuliano Terme, Pisa)


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Pieve di Santa Maria e san Giovanni Battista (o Pieve di Pugnano) https://www.lakinzica.it/la-pieve-di-santa-maria-e-san-giovanni-battista-a-pugnano https://www.lakinzica.it/la-pieve-di-santa-maria-e-san-giovanni-battista-a-pugnano#comments Mon, 17 Oct 2011 15:12:46 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=10561 Lungo la vecchia strada che collega Pisa e Lucca si incontra la pieve di Pugnano, intitolata a Santa Maria e a San Giovanni Battista, uno dei più antichi esempi del romanico pisano: la presenza della chiesa è documentata fin dal 1069. L’edificio mostra un’inconsueta struttura irregolare a due navate, dovuta alle diverse fasi costruttive, visibili sul fianco laterale occidentale. La pieve fu inizialmente progettata come un edificio a navata unica, utilizzando piccole pietre calcaree del Monte Pisano disposte secondo la tecnica costruttiva “a filaretto”.

La seconda navata venne aggiunta infatti “soltanto” nel XIII secolo: secondo gli storici l’aggiunta potrebbe essere dovuta all’intitolazione della chiesa a un secondo santo oppure alla necessità di ricavare uno spazio da adibire al rito battesimale.  L’interno a due navate si trova anche in altre pievi del territorio pisano: la chiesa di Sant’Alessandro a Vecchiano e la pieve di Santa Giulia a Caprona.

Sulla facciata si aprono due portali sormontati da semplici archi a sesto rialzato. L’esterno è sobrio e privo di decorazioni scultoree. La stessa semplicità caratterizza anche l’interno, dove le due navate sono separate da robusti pilastri e archi a tutto sesto. Il campanile originario, che sorgeva sul lato occidentale della chiesa, è stato abbattuto dalle truppe tedesche in ritirata durante la Seconda Guerra Mondiale.

All’interno si conservano un “Crocifisso ligneo” di scuola pisana del XIV Secolo e un antico fonte battesimale in pietra. La tavola medievale con “Madonna e bambino” del maestro pisano Neruccio di Federigo, risalente alla metà del XIV secolo, è stata trasferita all’Archivio Arcivescovile e se ne conserva oggi nella pieve una copia. L’immagine è nota come “Madonna scapigliata” per un’antica leggenda che narra un intervento provvidenziale della Madonna presso la Famiglia locale dei Casciani, durante una grave pestilenza. All’immagine votiva è legata anche la tradizione delle giovani bambine chierichetto (dalla lunga chioma): si tramanda infatti che in questa pieve per la prima volta in Italia furono scelti i chierichetti femmine. Il 5 Maggio di ogni anno si celebra infatti la festa dei chierichetti e dei bambini, legata alla tradizione della Pieve.
La facciata della Pieve di Pugnano L'interno della Pieve La Pieve di Santa Maria e San Giovanni Battista a Pugnano

Visite: la Pieve è aperta tutte le domeniche per la funzione della messa alle ore 10.00.
Per visite in giorni diversi è possibile contattare Padre Joy, cell. 392 9087400.

Pieve di Santa Maria e San Giovanni Battista
Indirizzo: Via Statale dell’Abetone 80, Rigoli (San Giuliano Terme, Pisa)


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Museo delle Icone russe https://www.lakinzica.it/museo-delle-icone-russe-francesco-bigazzi https://www.lakinzica.it/museo-delle-icone-russe-francesco-bigazzi#comments Tue, 16 Aug 2011 20:59:23 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=5831 Il Museo delle Icone Russe “F. Bigazzi” a Peccioli nasce nel  novembre 2000 grazie all’accordo tra il Comune di Peccioli e il collezionista Francesco Bigazzi, che per un lungo periodo è stato corrispondente da Mosca e Addetto Cultura e Stampa presso il Consolato Generale d’Italia a San Pietroburgo. Il museo ospita una delle più rilevanti collezioni di icone russe localizzate all’esterno dei paesi dell’ex Unione Sovietica. Le opere esposte appartengono a due gruppi: quelle della Collezione Bigazzi che comprende icone datate tra il XVIII e i primi del XX secolo. L’altra collezione, presente dal 2007, è di proprietà di Belvedere ed è suddivisa in due parti: la prima comprende altre 75 icone dal XVIII al XX secolo, inclusi un Vangelo a stampa del 1903, un Analoghion e una Porta Regale, provenienti dalla Russia, dall’Armenia, dai paesi baltici (Lettonia ed Estonia), Ucraina, Romania (Transilvania), Grecia (Monte Athos) e Israele (Gerusalemme). La seconda parte della collezione è invece costituita da croci, icone e polittici russi di bronzo (dal XV al XX secolo).
Il museo ospita mostre temporanee sia di icone che di altre opere legate alla cultura russa provenienti da altri musei o da collezioni private.

Biglietto 5,50 euro (3,50 euro ridotto per studenti, possessori di Carta Giovani, over 65 e gruppi di almeno 10 persone, 4 euro per i possessori di Carta ACI). Ingresso gratuito per minori sotto i 16 anni se accompagnati e possessori di carta Touring

Accesso dal primo novembre al 31 marzo: mercoledì, sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore , 15:00 alle ore 19:00; dal primo aprile al 31 ottobre: mercoledì, sabato, domenica e festivi dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 20:00.
Chiusura Capodanno, Primo Maggio, Ferragosto, Natale, e nel pomeriggio della vigilia di Capodanno e Natale, se coincidenti con giorni d’apertura.

Foto pubblicate per gentile concessione della Fondazione PeccioliPer
Gli interni del museo Madre di Dio di Akhtyrka Ru Madre di Dio (fine XIX Secolo)

Per informazioni

Museo delle Icone Russe “F. Bigazzi”
Piazza del Popolo 5  Peccioli (PI)
Tel. 0587/672158 (Fondazione PeccioliPer)


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Tel. 0587 672877

Web www.fondarte.peccioli.net

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Museo Archeologico di Peccioli https://www.lakinzica.it/il-museo-archeologico-di-peccioli https://www.lakinzica.it/il-museo-archeologico-di-peccioli#comments Tue, 09 Aug 2011 09:00:21 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=5676 Inaugurato nel 2004, il Museo Archeologico di Peccioli è la sede che espone i reperti rinvenuti presso il sito archeologico etrusco di Ortaglia località situata a pochi chilometri da Peccioli: gli scavi sono ancora in corso e sono realizzati dal Comune di Peccioli in collaborazione con l’Università di Ferrara sotto la direzione del professore Stefano Bruni.

Da un pozzo profondo 10 metri e largo 4 sono stati ritrovati oggetti, in parte votivi e resti di una costruzione che, per dimensioni e decorazioni doveva essere un tempio o una santuario dedicato a una divinità “femminile” come lasciano intuire alcuni reperti quali i pesi del telaio e i rocchetti per il filo, tipici del lavoro femminile.

Il reperto di maggiore interesse e bellezza al Museo Archeologico di Peccioli è una kylix attica a figure rosse attribuita al celebre pittore greco Makron che lavorava ad nel V secolo a.c. La collezione del museo è stato poi arricchita dal corredo funerario proveniente dalla tomba etrusca di Legoli (scavo del 1930), un grande louthérion (il bacino per abluzioni), e diversi oggetti riservati probabilmente a Horta, divinità corrispondente alla greca Demetra e alla romana Cerere.

Un grande plastico riproduce il tempio tuscanico, ricostruito secondo le regole di Vitruvio, equipaggiato con una serie di supporti multimediali che consentono anche di visionare contenuti educativi in 3D e filmati, visualizzati con un proiettore, che consentono di scoprire la storia dell’incendio del tempio di Ortaglia.

Il Museo Archeologico di Peccioli si trova all’interno del Palazzo Fondi Rustici dotato di un sistema di cunicoli recentemente utilizzato come cantina e probabilmente, nei tempi antichi, anche per la sepoltura tramite tombe ipogee.

Foto pubblicate per gentile concessione della Fondazione PeccioliPer
I suggestivi ambienti del Museo Il Kylix di Makron Una sala del museo

Per informazioni
Museo Archeologico di Peccioli
Piazza del Carmine, 33
56037 – Peccioli (PI)
Accesso gratuito
Orario dal primo novembre al 31 marzo: mercoledì dalle 15:00 alle 19:00, sabato, domenica e festivi dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00.
Dal primo aprile al 31 ottobre: mercoledì dalle 16:00 alle 20:00, sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore 16:00 alle ore 20:00.
Chiusura nei giorni di Capodanno, Primo Maggio, Ferragosto, Natale, e nel pomeriggio della vigilia di Capodanno e Natale, se coincidenti con giorni d’apertura.


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Museo Piaggio Giovanni Agnelli https://www.lakinzica.it/museo-piaggio-giovanni-agnelli https://www.lakinzica.it/museo-piaggio-giovanni-agnelli#comments Fri, 22 Jul 2011 07:56:01 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=4779 Nato per tramandare la storia della più importante azienda metalmeccanica del Centro Sud d’Italia e dei suoi fortunatissimi marchi, primo tra tutti la mitica Vespa, pensato da Giovanni Alberto Agnelli, e progettato da Andrea Bruno, il Museo Piaggio ha sede in uno dei capannoni più antichi dello stabilimento di Pontedera, l’ex Attrezzeria. Inaugurato nel 2000, ha avuto nel primo decennio di vita oltre 250.000 visitatori.

 

Sul piazzale all’ingresso del Museo campeggiano un aereo P148 del 1951 e un’automotrice ferroviaria MC2 (in acciaio inossidabile) del 1936, che sfonda suggestivamente la vetrata d’ingresso a testimonianza della tecnologia raggiunta da Piaggio negli anni Trenta prima dell’invenzione della Vespa.

Il Museo Piaggio ospita le tre collezioni permanenti dei marchi Piaggio, Vespa e Gilera, con oltre cento esemplari tra veicoli, motori e parti meccaniche. Insieme ai modelli più famosi si trovano “pezzi” rarissimi, come i modelli Vespa prodotti in numerazione unica per i record di velocità, gli esemplari di Vespa autografata da Salvador Dalì, la lunghissima Mitologica Vespa ricreata da Mino Trafeli e modelli a tiratura limitata (come la curiosa Vespa utilizzata negli anni Cinquanta dalla Legione Straniera francese, dotata di cannone).

Gli appassionati della corsa sportiva possono ammirare le più belle e prestigiose motociclette della Gilera: dal primo modello creato da Giuseppe Gilera nel 1909 a quelli più recenti, passando per gli esemplari degli anni Cinquanta, come la Saturno o la Gilera 500 che hanno fatto sognare una generazione di sportivi.

Non mancano le elaborazioni più creative dei mitici Ciao e Ape, come l’Ape Pentarò nella versione “antincendio” del 1962, utilizzata fino al 2002 come mezzo di soccorso negli stabilimenti lucchesi di Cucirini Cantoni Coats, o i piacevoli modelli da passeggio di Ape Calessino.

I componenti di motori e parti meccaniche ci ricordano l’incredibile varietà di mezzi che la Piaggio ha inventato e prodotto nella sua lunga storia (barche, treni, autobus, aerei, motori aeronautici), prima dell’affermazione della Vespa nel 1946 e dell’avvento dei ciclomotori.
Raccontando la storia dell’azienda (nata nel 1884 a Genova per la lavorazione del legno e degli arredi navali e divenuta in pochi decenni un leader mondiale nella produzione aeronautica e motociclistica) il Museo ripercorre anche lo sviluppo dell’industria, dell’economia e della società italiana, narrando le vicende di “Capitani di industria” come i Piaggio e gli Agnelli e illustrando la genialità di grandi ingegneri e progettisti come Giovanni Casiraghi, Luigi Pegna e Corradino D’Ascanio, il ‘padre’ della Vespa.

Il “progetto culturale Piaggio” oltre al Museo Piaggio, annovera anche l’Archivio storico “Antonella Bechi Piaggio” e la Fondazione Piaggio. L’Archivio raccoglie la ricchissima documentazione dell’azienda, dalle origini ai nostri giorni: documenti, corrispondenza, atti, progetti, manuali d’uso, fotografie, filmati, bozzetti e campagne pubblicitarie di famosi grafici e designer come Leo Longanesi, Franco Mosca e Gilberto Filippetti. La Fondazione Piaggio promuove mostre d’arte, pubblicazioni e iniziative su tematiche attuali quali innovazione tecnologica, etica ed economia, creatività e cultura, energia e mobilità, sport e biotecnologie.

Il Museo Piaggio ha ricevuto nel 2003 il prestigioso Premio Impresa e Cultura come miglior Museo e Archivio d’Impresa in Italia. La visita al Museo è un’esperienza interessante e di sicuro divertimento, anche per i più piccoli.

Automotrice ferroviaria MC2 del 1936.jpg La Vespa Gigante La Mitologica Vespa di Mino Trafeli La Vespa con cannone e munizioni, commissionata negli anni Cinquanta da Ministero della Difesa Francese Una Vespa modello unico I classici modelli della Vespa di serie Le prime Gilera

Per Informazioni
Museo Piaggio “Giovanni Alberto Agnelli” (Viale Rinaldo Piaggio 7 – Pontedera, Pisa)
Tel. 0587 27171
/ 0587 290057
e-mail [email protected]
web www.museopiaggio.it

Orari e ingresso: Il Museo è aperto dal martedì al sabato
 dalle 10:00 alle ore 18:00.
Ingresso gratuito.
Visite guidate a richiesta su prenotazione:
gruppi fino a 10 persone: 20 euro,
gruppi fino a 20 persone: 40 euro,
gruppi fino a 30 persone: 50 euro,
scuole: 20 euro fino a 30 studenti.
In occasione di mostre ed eventi l’orario di apertura può subire variazioni. Per informazioni chiamare la segreteria del Museo.


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Museo delle Miniere https://www.lakinzica.it/museo-delle-miniere-a-montecatin https://www.lakinzica.it/museo-delle-miniere-a-montecatin#comments Mon, 11 Jul 2011 17:06:14 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=4181 La miniera di Caporciano a Montecatini è stata per secoli un importante sito per l’estrazione del rame oltre ad aver dato nome ad una delle aziende storiche italiane: la Montecatini, poi confluita nell’Edison dall’unione con la quale nacque la Montedison.La miniera che ha cessato di essere attiva nel 1907 (anche se fu abbandonata dalla Montecatini dal 1903) fa oggi parte del Museo delle Miniere.

 

Questo comprende varie aree: oltre alla miniera vera e propria, il Pozzo Alfredo, la Diga e l’Oratorio santa Barbara.

Nella miniera, che nel XIX secolo divenne la più grande miniera di rame europea, lavorarono minatori (oltre 200 nell’era di massima espansione del “sito”) spesso impiegati in condizioni brutali oltre a minori sopra i dodici anni “arruolati” per la lavorazione “esterna” del materiale estratto. Si può ancora visitare lo stabile, distante circa un chilometro dall’abitato di Montecatini, che consente l’ingresso alla miniera.  Al piano terra dell’edificio è stata allestita un’esposizione dedicata all’attività estrattiva ed alle gallerie scavate nel corso degli anni.  Dallo stabile si entra poi nelle gallerie originali ottocentesche sorrette da diversi tipi di strutture ancora intatte. Il museo permette poi di visitare il Pozzo Alfredo, un gigantesco complesso contenente il pozzo di estrazione del rame e il macchinario di eduzione. La visita poi prosegue alla Diga, battezzata il Muraglione, una struttura gigantesca concepita per le necessità idriche della miniera ma mai entrata in funzione, e al settecentesco Santuario di Santa Barbara patrona dei minatori.

Le sale tematiche del Centro di Documentazione, allestito Presso il trecentesco Palazzo Pretorio di Montecatini, offrono inoltre uno spaccato sulle risorse del sottosuolo di Montecatini, alcune delle quali sono state sfruttate fin dall’epoca etrusca: rame, salgemma, alabastro, calcedonio, lignite e le sorgenti sulfuree.

Dal 1 giugno a l 10 settembre 2011 il Museo delle Miniere è visitabile ogni giorno dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00, mentre il Centro di Documentazione è aperto la domenica (dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00).

Il museo è visitabile tramite visite guidate disponibili in varie modalità:
Visita guidata all’area mineraria e ingresso al Centro di Documentazione (durata circa 45 minuti) con partenza all’inizio di ogni ora dall’ingresso della miniera:
Biglietto intero 5 euro (ridotto 3 euro)
Visita all’area mineraria, al centro di documentazione e al bordo medievale di Montecatini (durata circa 3 ore, minimo 8 partecipanti):
Biglietto 8 euro
In miniera a lume di lanterna (durata 100 minuti) visita notturna del complesso Minerario con partenze all’ingresso della miniera
Biglietto 6 euro
Tutti i venerdì di luglio è abbinata alla visita “in miniera a lume di lanterna” la cena presso il ristorante La Miniera. (Prenotazione obbligatoria entro le 19:00 del giovedì, 25 euro per adulti e 15 euro per bambini da 5 a 12 anni).

Foto pubblicate per gentile concessione del museo delle miniere.
La pancia della miniera Il Pozzo Alfredo Una delle gallerie
Per informazioni
Museo delle Miniere
P.zza Garibaldi, 1 56040
Montecatini Val di Cecina (PISA)
Tel.  +393478718870 – +393498863567
e-mail [email protected]
web www.museodelleminiere.it


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Il Parco delle Fumarole https://www.lakinzica.it/il-parco-delle-fumarole-di-sasso-pisano https://www.lakinzica.it/il-parco-delle-fumarole-di-sasso-pisano#comments Fri, 17 Jun 2011 13:01:39 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=2532 Il Parco delle Fumarole

Il Parco delle Fumarole a Sasso Pisano

Una passeggiata in uno scenario surreale. Un’escursione tra piccoli geyser. Un itinerario nella terra del fuoco. È questo quello che attende coloro che visitano il Parco delle Fumarole di Sasso Pisano (in località Lagoni del Sasso).

Si tratta di una zona interessata da innumerevoli fenomeni geotermici che presenta un paesaggio brullo, panorami selvaggi e suggestivi e dove la vegetazione ha ceduto il passo a getti di vapore, pozze gorgoglianti, sorgenti d’acqua caldissima e rocce dai colori inusuali.

I percorsi di visita del Parco delle Fumarole sono due e sono entrambi gratuiti. Il primo è un percorso di trekking ad accesso libero: corre lungo il sentiero che unisce il borgo di Sasso Pisano a quello di Monterotondo Marittimo. Non presenta nessuna difficoltà, ha una struttura ad anello e prevede un dislivello di 155 metri. Lungo il tragitto sono posizionati i cartelli esplicativi che illustrano le caratteristiche dei vari fenomeni geotermici visibili e l’itinerario è percorribile in circa due ore. Il secondo percorso è di tipo didattico, permette di ammirare le manifestazioni geotermiche allo stato naturale e per questo necessita di un accompagnatore. Per la visita del percorso didattico occorre contattare l’ufficio turistico di Castelnuovo Val di Cecina (0588/20775) o quello di Sasso Pisano (328/3210055).

Il Parco dà la possibilità di compiere incredibili passeggiate tra piccoli geyser, odore di zolfo, vapore, scenari “irreali” creati dai molteplici fenomeni geotermici come le Fumarole, che danno il nome al parco stesso: sono emissioni gassose costituite da vapor acqueo, anidride carbonica e idrogeno solforato che fuoriuscendo dal terreno si raffreddano a contatto con l’atmosfera condensando sottoforma di fumi. Durante la visita al parco si noteranno anche i lagoni, pozze di acqua calda alimentate alla base da un soffione naturale, e le solfatare: emissioni di vapor acqueo, anidride carbonica e idrogeno solforato dalla cui ossidazione si formano cristalli di zolfo che si depositano intorno al loro sbocco in superficie. Per effetto di tutti questi fenomeni il terreno ha colorazioni atipiche, e molto scenografiche, dovute alla presenza massiccia di concentrazioni di boro, zolfo e allume (solfato di potassio).

Per informazioni
Ufficio Turistico Comunale
via della Repubblica 22 – Castelnuovo val di Cecina
Tel 0588/20775 – 3296503747
email: [email protected]
 


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La Rocca Sillana https://www.lakinzica.it/la-rocca-sillana https://www.lakinzica.it/la-rocca-sillana#comments Thu, 09 Jun 2011 13:10:37 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=1890 Secondo la leggenda questo possente e magnifico castello sarebbe stato costruito su un fortilizio creato dal generale romano Lucio Cornelio Silla durante la guerra civile (la “Guerra di Mario e Silla”) che afflisse la Repubblica Romana nel I secolo avanti Cristo.

In realtà il primo documento storico che attesta la presenza della fortificazione risale al 1067.

Situato in cima a un colle alto circa 500 metri, la Rocca Sillana occupa una posizione strategica dominando tutta la val di Cecina. Nel 1221 il castello e il borgo di Sillano entrarono a far parte del comune di Volterra per poi passare nel 1300 a Firenze e in particolare a Martino Magli da Casole d’Elsa. L’aspetto attuale del castello è il risultato di una serie di interventi realizzati dal XI al XV secolo. All’impianto originario della fortificazione, costituito da un torre a pianta quadrata protetta da una cerchia muraria, sono state poi aggiunte le mura poligonali, le torrette e la gigantesca cortina muraria realizzate per difendere la fortificazione dalle nuove tecniche militari ideate grazie all’introduzione della polvere da sparo.

Intorno alla Rocca si sviluppa ad anello, il borgo di Sillano anch’esso fortificato. Le mura conservano inoltre tracce dei due ingressi principali (Porta Volterrana e Porta san Rocco) che prevedevano un complesso sistema a tenaglia costituito da altre tre porte successive inserite all’interno di un corridoio murato.

Dopo molti anni di abbandono la Rocca Sillana è stata restaurata grazie all’investimento del comune di Pomarance e ai finanziamenti europei. Finalmente si può visitare il castello, ammirarne il borgo e il cortile, osservare i maestosi interni del fortilizio e vagare per parte della torre e dei camminamenti. Per raggiungere la Rocca Sillana occorre prendere la strada che collega San Dalmazio a Lanciaia. Occorre poi lasciare l’auto al parcheggio della Rocca e raggiungerla effettuando una passeggiata (in salita ma è agevole) di circa 15 minuti.

 

La Rocca Sillana è visitabile da maggio a settembre il lunedì, il giovedì e il sabato dalle 17:00 alle 21:00.  Negli altri giorni le visite sono possibili solo per gruppi e unicamente tramite prenotazione. Da ottobre a fine aprile Rocca Sillana sarà aperta solo su prenotazione e per gruppi composti da almeno 10 persone: per informazioni e prenotazioni e-mail [email protected], tel.+39.

Foto di D. Dainelli pubblicate per gentile concessione del Comune di Pomarance.
La poderosa Rocca Sillana Una torre della fortezza L'interno della Rocca

La Rocca Sillana – Località San Dalmazio – Lanciaia

Biglietto: 3 euro (visita guidata 5 euro)
Per informazioni

Ufficio relazioni col Pubblico del Comune di Pomarance
tel. 0588/62381 e 0588/62306 +39335/1278691
email [email protected]
web http://pomarancecultura.wordpress.com


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Tuttomondo – Murale di Keith Haring https://www.lakinzica.it/tuttomondo-murale-di-keith-haring https://www.lakinzica.it/tuttomondo-murale-di-keith-haring#comments Thu, 26 May 2011 17:09:13 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=1053 Pisa ospita un gioiello della Pop-Art: Tuttomondo, la più grande opera pubblica dell’icona newyorkese Keith Haring, un murale in tempere acriliche di 180 metri quadri che riveste l’intera parete dell’ex convento adiacente alla Chiesa di Sant’Antonio, a un passo da Piazza Vittorio Emanuele. Realizzato in una settimana nel Giugno 1989, il vivacissimo murale Tuttomondo è una rappresentazione dell’umanità e della pace nel mondo in 30 allegre figure stilizzate: la madre con il bambino, “l’omino” con le ali, la testa-televisione, le forbici umanizzate che tagliano il serpente, archetipo del male. Il titolo fu scelto in italiano da Haring.

Il murale è una testimonianza straordinaria per vari motivi: i colori hanno tonalità più sfumate delle altre opere, per richiamarsi ai palazzi pisani e alle tonalità della città, e, soprattutto è l’unica opera pubblica di Haring rimasta in Italia: il graffito sullo zoccolo del Palazzo delle Esposizioni a Roma è stato eliminato dalle opere di “restyling” dell’edificio, un altro graffito lungo la linea della metropolitana A sempre della Capitale posto sulle pareti del ponte Pietro Nenni è stato cancellato nel 2001, gli interni del negozio Fiorucci a Milano sono stati “staccati” e  venduti all’asta. È  l’unico intervento che Haring concepì come permanente e non effimero, scegliendo delle tempere acriliche che conservassero la qualità dei colori nel tempo e fossero facilmente recuperabili un domani. Tuttomondo è considerato il testamento spirituale di Haring, scomparso per AIDS a soli 31 anni nel Febbraio 1990, pochi mesi dopo avere lasciato un inno alla vita proprio su quel muro pisano.

Tuttomondo è stata anche un’esperienza indelebile per molti cittadini che furono coinvolti: il parroco lungimirante che accettò di ospitare l’opera senza conoscerne il contenuto, l’assessore combattivo, i bambini che disegnarono con Haring, i molti curiosi che si avvicinarono da spettatori e finirono per aiutare, tutti coloro che hanno documentato l’evento con le loro fotografie e gli studenti e gli artigiani della Caparol (la ditta che fornì le vernici e sponsorizzò il lavoro) che aiutarono a colorare.

Purtroppo il passare del tempo, gli agenti atmosferici e l’inquinamento stanno danneggiando l’opera: i colori cominciano infatti a sbiadirsi. È  aperto il dibattito sull’intervento di restauro e si auspica che istituzioni locali, privati e Fondazione Haring provvedano a tutelare questo bene.


Foto pubblicate per gentile concessione di Edizioni ETS e tratte dal libro Keith Harring a Pisa. Cronaca di un murales. © Edizioni ETS, © Antonio Bardelli, © CippiPitschen, © Estate of Keith Harring
Collaboratori e volontari al lavoro su Tuttomondo Keith Haring al lavoro su Tuttomondo l'inaugurazione di Tuttomondo

Lo sapevate che:

Pittore e writer statunitense Keith Haring (1958-1990) è tra gli artisti più rappresentativi della Pop-Art e del graffittismo di frontiera: conosciuto in tutto il mondo per le sue figure colorate, stilizzate e vivacissime, ha fortemente influenzato col suo estremo minimalismo l’arte e la grafica moderna. Figlio di un disegnatore collaborò fin da giovane con artisti e performer quali Madonna, Grace Jones, Bill T. Jones, William Burroughs, Yoko Ono e Andy Warhol.
Artista dell’effimero che dipingeva a spray su materiali urbani e supporti di nessun valore (la sua popolarità iniziò con i “Subway Drawings”, veloci disegni in gesso sui pannelli pubblicitari vuoti nei sotterranei della metropolitana), divenne presto uno dei più importanti esponenti della cultura pop americana degli anni Ottanta, ricevendo commissioni da musei e città di tutto il mondo (San Paolo, Londra, Parigi, Berlino, Tokio…). Tale è la sua popolarità che molti dei suoi lavori sono stati rubati dalla loro collocazione originaria e venduti ad aste e musei.
Grazie anche alla capacità di comunicare in maniera immediata con la semplicità dei suoi segni, l’immaginario di Haring è diventato un linguaggio visuale universalmente riconosciuto del ventesimo secolo. Tuttomondo nacque dal casuale e fortunato incontro a New York fra l’artista e l’allora giovane studente pisano Piergiorgio Castellani, oggi produttore di successo dell’omonima azienda vinicola pisana: i due si incontrarono all’East Village, lo studente riconobbe l’artista, l’artista lo invitò l’indomani al suo laboratorio e da lì nacque la proposta di realizzare una sua opera anche in Italia…

 

Tuttomondo, il Murale di Keith Haring
Angolo tra Piazza Vittorio Emanuele II e Via Massimo d’Azeglio.
Il murale è sempre visibile


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Palazzo Blu https://www.lakinzica.it/palazzo-blu https://www.lakinzica.it/palazzo-blu#comments Thu, 26 May 2011 16:43:07 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=1002 Ben visibile per il suo colore azzurro che spicca sul Lungarno meridionale, a pochi passi dal Ponte di Mezzo, l’antico palazzo nobiliare, recentemente restaurato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa che lo ha acquistato, è un centro di attività culturali ed espositive gestito dalla Fondazione Palazzo Blu inserito nel progetto cittadino di valorizzazione turistica del circuito dei musei che si affacciano sul Lungarno.

Nell’area in cui sorge il Palazzo Blu si trovava un complesso di edifici che dall’epoca precomunale in poi ha subito molteplici trasformazioni ed ha ospitato le dimore di molte famiglie nobiliari pisane. La struttura principale del Palazzo risale al tardo Cinquecento e fu mantenuta fino al Settecento, mentre gli ultimi significativi interventi risalgono a poco dopo l’Unità d’Italia. Palazzo Blu ospita l’esposizione permanente della collezione d’arte della Fondazione CariPisa, organizza grandi mostre su personalità storiche pisane (Galileo Galilei, Ippolito Rosellini) e su artisti internazionali che hanno operato nel Novecento sulle rive del Mediterraneo (Chagall, Mirò). Cura inoltre delle mostre che presentano le nuove acquisizioni o approfondiscono aspetti della propria collezione e organizza laboratori didattici per le scuole.

L’importante collezione è iniziata con gli acquisti della Cassa di Risparmio di Pisa fra il 1950 e il 1980 e si è arricchita con donazioni di collezionisti e artisti locali e con nuovi acquisti. La collezione permanente consente ammirare opere di pittura, scultura, grafica e manufatti artistici dal trecento a oggi esposte nelle sale del Palazzo tramite un suggestivo allestimento che ricostruisce alcuni ambienti dell’antica dimora signorile con tanto di arredi originali.

Tra le opere più rilevanti sono da segnalare il “Polittico di Agnano” di Cecco di Pietro, la “Madonna con bambino e santi” di Taddeo di Bartolo, affreschi di Benozzo Gozzoli (come “La Vergine, San Giovanni e angeli ai lati della croce” ritrovato nella chiesa di san Benedetto), quadri di Vincenzo Foppa (“san Bernardino”), di Artemisia Gentilischi (“Clio la musa della storia”). Vi sono inoltre sculture di Nino Pisano (“Il Cristo” ligneo”) e l’intera raccolta di Ottavio Simoneschi (pitture, monete e mobili antichi), incisioni di Viviani e manufatti di maestri dell’alabastro.

Molta ricca è la collezione di quadri e dipinti del XIX e XX secolo. Tra le circa 150 opere esposte meritano senz’altro una citazione quelle di Luigi Gioli (“Alberata di Pioppi”), Ernesto Treccani (“Autoritratto”), Orfeo Tamburi (“Case e rue Habillon”), Giovanni Boldini (“Contadine di Le Puy”), Virgilio Guidi (“Marina di san Giorgio”), Bruno Saetti (“Natura morta con frutta”), Gianni Bertini (“L’Apocalisse”) e Filippo De Pisis (“Natura morta con mortaio”).

Il Palazzo dispone inoltre di confortevoli spazi per eventi interni ed esterni alla Fondazione: un moderno auditorium con attrezzatura multimediale (130 posti a sedere), un ampio foyer e una Caffetteria. Completano le infrastrutture un bookshop specializzato in pubblicazioni d’arte e gli uffici della Fondazione Palazzo Blu e della Fondazione CariPisa.

La tonalità “celeste color del cielo” che riveste l’esterno del Palazzo può oggi apparire un colore stravagante: eppure risale alla fine del ‘700. E’ stata infatti recuperata la stessa tonalità di azzurro trovata negli strati più antichi di pittura della facciata, probabilmente dovuta al gusto di alcuni ospiti di San Pietroburgo che soggiornarono all’epoca nel palazzo.

Foto di Gronchi FotoArte pubblicate per gentile concessione della Fondazione Palazzo Blu.
Palazzo Blu Polittico di agnano Madonna con Bambino di Cecco di Pietro Le eleganti sale della collezione permanente Clio musa della storia di Artemisia Gentilischi


Palazzo Blu Palazzo d’Arte e Cultura (Palazzo Rosselmini Gualandi)

Lungarno Gambacorti, 9
Tel. 050/916 950
e-mail [email protected]
Web: www.palazzoblu.org
Accesso disabili
Ingresso gratuito (per le Collezioni della Fondazione CariPisa e Mostre Dossier):  dal martedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 18.00 e dal sabato alla domenica dalle ore 10.00 alle ore 19.00 (ultimo ingresso mezzora prima della chiusura).
Chiusura: Lunedì
Visite guidate a pagamento in lingua italiana, inglese, francese e tedesca, su prenotazione.
L’ingresso alle mostre temporanee è a pagamento


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Piazza dei Cavalieri https://www.lakinzica.it/piazza-dei-cavalieri https://www.lakinzica.it/piazza-dei-cavalieri#comments Thu, 26 May 2011 11:48:45 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=900 Chiamata nel Medioevo Piazza delle Sette Vie era il centro della città cinto da torri ed edifici di diversa grandezza e altezza. Durante l’occupazione fiorentina Cosimo I ne ordinò la ristrutturazione rimodellandola sulla base del progetto di Giorgio Vasari che ha reso Piazza dei Cavalieri una delle più sfarzose realizzazioni dell’età medicea. Entrando in piazza da via san Frediano si ammira il Palazzo della Carovana: deve il nome al corso di addestramento nel quale si cimentavano i cavalieri di santo Stefano. Il nucleo originario dell’edificio è il Palazzo degli Anziani, ma l’aspetto è stato completamente stravolto dal progetto di Vasari: è rimasta la facciata ad andamento ricurvo e l’arcata cieca che corre lungo il fianco destro. La finissima facciata del Palazzo della Carovana è decorata con figure allegoriche, simboli dello zodiaco, disegni di piante, i busti marmorei dei granduchi medicei. Oggi l’edificio è la sede della Scuola Normale Superiore, fondata da Napoleone nel 1810 sul modello dell’Ècole Normale Supérieure di Parigi: prestigiosa scuola di elite che ha visto laurearsi premi Nobel (Giosué Carducci, Enrico Fermi, Carlo Rubbia), scrittori e poeti (Giovanni Pascoli, Pietro Citati, Tiziano Terzani) e politici (Carlo Azeglio Ciampi, Giuliano Amato).

 

Sempre in Piazza dei Cavalieri davanti al Palazzo della Carovana troneggiano le statue di Cosimo I e la Fontana del Gobbo (realizzate da Pietro Francavilla nel 1596). A sinistra del Palazzo della Carovana è situato il Palazzo dell’Orologio. Progettato dal Vasari unisce con un arco due torri preesistenti: a sinistra quella delle Sette vie e a destra la Torre della Muda (dove le aquile, simbolo di Pisa, cambiavano le penne). È quest’ultima la Torre della fame immortalata da Dante nel 33° Canto dell’Inferno e nella quale il Conte Ugolino consumò il “fiero pasto” dopo essere stato imprigionato con figli e nipoti e condannato a morte per fame (1289) in quanto colpevole di alto tradimento. L’orologio che dà il nome all’edificio era in origine collocato nel campanile della Chiesa di Santo Stefano.

Di fronte al Palazzo della Carovana, si trovano a sinistra il grande Palazzo della Canonica, il Palazzo del Consiglio dei Dodici, sede dell’organo di governo dei Cavalieri di Santo Stefano ed edificato sulla base del progetto di Vasari del 1566. In Piazza dei Cavalieri si affacciano anche nel tratto compreso tra via Curtatone Montanara e via Corsica, il bell’edificio del Collegio Puteano, dal nome dell’arcivescovo dal Pozzo che nel 1605 lo trasformò in collegio per gli studenti piemontesi e, accanto a questo la chiesa di San Rocco, costruita sulla chiesa medievale di San Sisto che conserva una paale di Giovanni Paolo Sogliani (XVI secolo).

Foto di Veronica Lorenzetti
Il Palazzo della Carovana La Canonica, palazzo edificato nel XVI secolo in piazza Cavalieri La torre dell'Orologio La torre dell'Orologio e la statua di Cosimo I dei Medici La chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri Il Palazzo del Consiglio dei Dodici


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Orto Botanico https://www.lakinzica.it/orto-botanico https://www.lakinzica.it/orto-botanico#comments Thu, 26 May 2011 10:39:46 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=861
I verdi spazi dell'Orto Botanico di Pisa

I verdi spazi dell'Orto Botanico di Pisa

Nel 1543 a Pisa è sorto il primo orto botanico d’Europa. Aveva una posizione diversa da quella attuale: fu infatti allestito nei pressi della Cittadella dal medico botanico Luca Ghini grazie ai finanziamenti forniti dal granduca Cosimo I dei Medici. Per l’espansione dell’Arsenale, l’orto fu poi spostato nella sede attuale nei pressi di piazza del Duomo.

L’impianto cinquecentesco dell’Orto Botanico prevedeva una struttura imperniata su grandi aiuole. Nel XIX secolo sono state introdotte sostanziali modifiche che hanno portato all’aspetto attuale: il giardino è strutturato in aiuole, che sono molto più piccole di quelle originarie, suddivise da vialetti e muri.
I tre ettari ospitano nove collezioni di piante e alberi e l’Orto è un’oasi di pace posta nel bel mezzo del centro storico, l’ideale per passare qualche minuto nel bel mezzo di una natura verde e rigogliosa.

Nell’area battezzata “Orto del mirto” sono invece coltivate circa 140 specie di piante medicinali, mentre la Serra della Succulente è riservata alle “piante grasse”.
Le piante ad alto fusto sono nella parte settentrionale del giardino. Fanno eccezione due alberi pluricentenari (piantati nel 1787), una Magnolia Grandiflora e un Ginkgo Biloba visibili nel lato meridionale.

Al centro dell’Orto Botanico si trova un edificio settecentesco adibito a uso universitario.
A sud c’è il Museo di Botanica, visitabile solo su prenotazione e caratterizzato da una curiosa facciata ornata di conchiglie.


Orto botanico

via Luca Ghini 5
Tel. 050/2211316
e-mail [email protected]
Web www.biologia.unipi.it/ortobotanico

Accesso disabili: parziale
Ingresso: da lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 17:00; sabato dalle 8:30 alle 13:00
Chiusura la domenica (e tutti i giorni festivi, la settimana di Ferragosto e festività natalizie).
Accesso disabili parziale
Biglietti (solo per l’Orto) 2,5 euro, ridotto 1,5 euro per bambini da 6 a 12 anni e adulti oltre i 65 anni. Biglietto cumulativo famiglia 6 euro.


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Museo Nazionale di Palazzo Reale (Uffizi Pisani) https://www.lakinzica.it/museo-nazionale-di-palazzo-reale-uffizi-pisani https://www.lakinzica.it/museo-nazionale-di-palazzo-reale-uffizi-pisani#comments Thu, 26 May 2011 10:31:06 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=854 Questo museo di recente creazione (1989) vanta due invidiabili primati: consente infatti di ammirare il più antico vestito completo (risalente alla fine del XVII secolo) mai ritrovato  e il primo dipinto disegnato da Raffaello oltre a opere del Bronzino, Rosso Fiorentino, Giusto de’ Menabuoi, Jacopo del Sellaio, Antonio Canova e Pieter Bruegel (il Vecchio).

Gli Uffizi Pisani sono allestiti nel Palazzo edificato per volontà di Francesco I dei Medici (ultimato nel 1587 su disegno dell’architetto di corte Bernardo Buontalenti) per sostituire la vecchia dimora pisana dei Medici oggi sede della Prefettura: ha pianta geometrica come le “ville” e ingloba alcune torri medioevali come quella del Cantone (accessibile solo tramite visita guidata) salendo sulla quale si ha uno splendido colpo d’occhio sulla città.

Alla sobrietà degli esterni fa da contraltare la sfarzosità delle sale nelle quali è allestito il Museo Nazionale di Palazzo Reale che ospita tre gruppi di collezioni eterogenee.

Nella prima stanza degli Uffizi Pisani si trovano le vetrine con all’interno gli abiti femminili: quello più antico è quello rosso cremisi indossato da Eleonora di Toledo (1522-1562) come testimonia il ritratto Eleonora di Toledo con il figlio del Bronzino, nel quale la nobildonna sfoggia lo stesso abito.
Alla parete è collocato il primo dei trentacinque arazzi (gli altri sono ancora in restauro) che i Medici trasferirono dalle loro dimore fiorentine a quella pisana: Lorenzo il Magnifico incoraggia le arti realizzato su disegno del pittore fiammingo Jan van der Straat (soprannominato lo Stradano).

La sala 3 ospita gli antichi armamenti del gioco del Ponte, armature dismesse dall’armeria dei Medici e modificate: elmi, petti, spallacci, mazzascudi, targoni di legno (XVIII) con i motti dei quartieri.

Nelle sale limitrofe sono invece in mostra i ritratti dei Medici, dei Lorena e dei Savoia, che nel corso del tempo si sono succeduti gli uni con gli altri nel possesso del palazzo. Tra questi dipinti si segnalano il grazioso “Ritratto di Maria Luisa di Borbone”, opera di Vincenzo Giura e proveniente dalla Reggia di Parma e il “Ritratto di Pietro Leopoldo“, sempre del Giura, copia del dipinto di Anton Raphael Mengs esposto al museo El Prado di Madrid.

La seconda collezione del Museo di Palazzo Reale è quella dei modelli dei quadroni: si tratta di dipinti di dimensioni ridotte, ma completi, che costituiscono copie in miniatura di quelli destinati a ornare l’interno della Cattedrale di Santa Maria Assunta dopo l’incendio del 1596. Sono opere (datate tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII) che illustrano storie e vicende dei “santi pisani” realizzate dai più noti artisti del tempo che non avevano significativi legami con Firenze…

La terza collezione degli Uffici Pisani è costituita dai lasciti provenienti da collezioni (Ceci) e donazioni private (Passerini, Ciabattini, Upezzinghi e altre) e dalla raccolta Shiff Giorgini. Tra queste si annoverano notevoli opere d’arte come il Miracolo degli Impiccati di Raffaello (proveniente dal Polittico di san Nicola da Tolentino), Madonna con Bambino di Giusto de’ Menabuoi, Rebecca al Pozzo di Rosso Fiorentino, la grande tela “Amor Sacro e Amor Profano” di Guido Reni (un’altra versione del dipinto è esposta alla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola a Genova) il Volto di Cristo di Jacopo del Sellaio e il “Busto di un frate” del Bronzino.

L’ampia sala 16 è dedicata alle tele di pittori fiamminghi, italiani ed europei del XVII, XVIII e XIX secolo. Qua è esposta la grande tela “la Kermesse di San Giorgio”, copia coeva o replica autografa, di un dipinto perduto di Pieter Bruegel Il Vecchio (XVII secolo), “Interno di Cucina” di Pieter Aertsen (XVI secolo), “Madonna con Santa Caterina” (XV secolo) di Francesco Raibolini detto Il Francia, “La Sacra Famiglia” di Jan Brugel dei Velluti, e “La Presentazione del disegno di Ecate e Lica” (primi del XIX secolo) e un raro dipinto di Antonio Canova. L’artista aveva, erroneamente, dubbi sulla sua produzione su tela, dipingeva per sé e non mostrava al pubblico le sue opere pittoriche oggi principalmente conservate nel Museo Gipsoteca Canoviana di Possagno.

Le collezioni del palazzo sono poi arricchite dalla gipsoteca di Italo Griselli, e dall’esposizione di medaglie, bronzetti e miniature.

Foto pubblicate per gentile concessione della Soprintendenza BAPSAE di Pisa e Livorno

La facciata del museo di Palazzo Reale Gli sfarzosi interni degli Uffizi Pisani Il miracolo degli impiccati di Raffaello Come appare dopo una cerimonia la sala con il vestito di Eleonora di Toledo

Museo Nazionale di Palazzo Reale (Uffizi Pisani)
Lungarno Pacinotti, 46

Tel. 050/926539
Web www.sbappsa-pi.beniculturali.it
Accesso disabili: Sì
Ingresso: dalle 9:00-13:00 il sabato e i giorni feriali
(si consiglia caldamente di telefonare per verificare l’apertura del museo)
Chiusura: domenica e giorni festivi
Biglietto: 6 euro; ridotto 3,5 euro per minori da 6 a 18 anni e per adulti oltre 65 anni; 5 euro per soci Coop, possessori di Carta giovani e soci


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Museo della Grafica e Palazzo Lanfranchi https://www.lakinzica.it/museo-della-grafica-e-palazzo-lanfranchi https://www.lakinzica.it/museo-della-grafica-e-palazzo-lanfranchi#comments Wed, 25 May 2011 09:47:32 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=758 Palazzo Lanfranchi è il bel palazzo cinque-seicentesco in marmo bianco e mattoni rossi che si trova sul Lungarno Galilei, tra Vicolo Lanfranchi e Vicolo Da Scorno. Costruito su un nucleo di case torri e costruzioni medievali del XII-XIV secolo, deve il suo nome a una delle più antiche e celebri famiglie pisane: i Lanfranchi, casata della prima aristocrazia consolare pisana, protagonista della scena politica cittadina durante l’epoca comunale e sotto la dominazione fiorentina. Fu il canonico Alessandro Lanfranchi ad acquistare nel 1539 il complesso edilizio sul Lungarno, realizzandovi un’importante opera di ristrutturazione che ne unificò le varie parti in una struttura pressoché identica all’aspetto attuale. L’imponente aspetto testimoniava all’epoca la prestigiosa collocazione sociale ed economica della famiglia.

I tre piani di Palazzo Lanfranchi presentano eleganti finestre ornate da timpani triangolari e semicircolari, al pian terreno, e al primo piano e da cornici in pietra, al secondo piano. L’imponente portone è sormontato da un terrazzo con portale sul quale spicca lo stemma marmoreo dei Lanfranchi.
Con i successivi passaggi di proprietà furono apportate alcune modifiche all’interno: in particolare, la ristrutturazione ottocentesca portò all’abbattimento delle due scale seicentesche e alla realizzazione del grande pozzo scale nel centro del Palazzo.

Oggi sono ancora visibili alcune tracce degli edifici più antichi: le superfici di tre pilastri al pian terreno e una parete non intonacata che rivela strutture architettoniche medievali, visibile dal vicolo Lanfranchi.

Ospitato negli ambienti di Palazzo Lanfranchi e nato nel 2007 per volontà del Comune e dell’Università di Pisa, il Museo della Grafica è una delle più importanti raccolte pubbliche di grafica contemporanea, in cui sono confluite le collezioni universitarie del Gabinetto Disegni e Stampe del Dipartimento di Storia delle Arti.
La collezione, iniziata nel 1958 dallo storico dell’arte Carlo Ludovico Ragghianti, include diversi nuclei: le donazioni degli studiosi Sebastiano Timpanaro e Giulio Carlo Argan, donazioni di artisti italiani e stranieri su invito dello stesso Ragghianti (da Bruno Munari, ad Arnaldo e Giò Pomodoro a Pablo Picasso) e raccolte documentarie.

La raccolta Timpanaro è composta da oltre 1000 pezzi tra i quali spicca la sezione otto-novecentesca: le acqueforti di Giovanni Fattori ed Erik Desmazières, le incisioni di Giorgio Morandi, le prove grafiche di Eugenio Montale e disegni e incisioni di Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Lucio Fontana, Renato Guttuso, Mino Maccari, Giacomo Manzù, Marino Marini, Toti Scialoja, Giuseppe Viviani e molti altri.

La donazione Argan è un’altra preziosa parte della collezione e conta oltre 600 tra incisioni e disegni di molti tra i più rappresentativi artisti italiani del secondo Novecento.  La parte restante dei reperti esposti nel Museo della grafica proviene dal deposito perpetuo concesso nel 1967 dalla Calcografia Nazionale di Roma, contente un’ampia raccolta di incisioni e repertori di numismatica, statuaria e urbanistica antica e la ricca collezione di documenti di mostre tenute in diverse parti d’Italia dagli anni ‘50 agli anni ’70, che include curiosità come manifesti di contenuto artistico, politico e satirico, biglietti da visita, fotografie e curricula di artisti.

Il Museo della grafica organizza mostre temporanee, visite guidate, workshop e laboratori didattici con le scuole, e cura pubblicazioni tematiche.

Lo sapevate che:

La decorazione trecentesca “con pittura a vaio”, motivo ornamentale comune ad altri illustri palazzi pisani che si affacciano sui Lungarni, ancora oggi visibile su alcune pareti del Palazzo, fu probabilmente commissionata dal lanaiolo pisano Betto Stefani come voluta testimonianza di “status symbol”: era infatti uno stile di pittura che imitava la preziosità della pelliccia.

Foto pubblicate per gentile concessione del Museo della Grafica.

 

Pisa, Museo della grafica Erik Desmazières: Le magasin de Robert Capia (acquaforte, acquatinta e rotella, 2008) Giovanni Fattori: La donna del Gabbro (acquaforte) Palazzo Lanfranchi, sede del Museo della Grafica Scialoja; Composizione in nero, giallo e bianco; tempera, (1957) L'esterno del museo

 

Museo della Grafica
Palazzo Lanfranchi, Lungarno Galilei 9
Tel. 050/2216060 – 050 2216066
e-mail [email protected]
web www.museodellagrafica.unipi.it

Accesso: dal martedì al venerdì, 10:30 – 12:30 ; 16:30 – 18:30;sabato e domenica, 10:30 – 18:30
lunedì chiuso
Accesso disabili consentito
Chiusura: tutti i lunedì, 01/01 (Capodanno), domenica di Pasqua, 02/06 (festa della Repubblica), 09-23/08 (chiusura estiva), 25/12 (chiusura natalizia), 31/12 (San Silvestro)

Biglietto:
Biglietto di ingresso ed  Esposizioni temporanee: 3 euro
Biglietto per soci Coop, possessori biglietto ferroviario, membri Conservatorio Puccini, abbonati Rete Toscana Classica: 2 euro
Biglietto gratuito per accedere alla Collezione permanente per Studenti, under 14, over 65, Dipendenti universitari, Dipendenti comunali, Insegnanti, Accompagnatori, Guide turistiche.
Visite guidate (Gruppi fino ad un massimo di 25; Associazioni non pisane): 30 euro
Visite guidate (Scuole). 20 euro
Visite guidate (Associazioni pisane; sabato mattina): Gratuito

Per le scuole scaricare il modulo dal sito web del Museo ed inviarlo o via fax al numero 050 2216065 o via e-mail: [email protected]

Biblioteca e Archivio: accesso su appuntamento contattando il numero 050/2216064


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Giardino Scotto e Cittadella Nuova https://www.lakinzica.it/giardino-scotto-e-cittadella-nuova https://www.lakinzica.it/giardino-scotto-e-cittadella-nuova#comments Wed, 25 May 2011 08:46:20 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=745 Posto tra Piazza Guerrazzi e i lungarni Fibonacci e Galilei si trova un ampio giardino fiancheggiato dalle mura e dai bastioni della Cittadella Nuova, fortezza costruita dai Fiorentini non come difesa contro gli assalti esterni a Pisa ma come monito nei confronti dei Pisani a non ribellarsi e baluardo per controllare la città.

La fortezza originaria (chiamata Nuova per distinguerla dalla Cittadella più vecchia posta dall’altra parte del fiume), costruita nel 1468 fu distrutta da una rivolta e ricostruita nel 1512 su un progetto dell’architetto fiorentino Giuliano da Sangallo. I bastioni visibili da piazza Toniolo e da via Sangallo presentano ancora le bocche per cannoni e bombarde rivolte contro la città: la Fortezza Nuova fu infatti uno dei primi bastioni militari italiani edificati tenendo conto dell’impiego delle armi da fuoco.

Gravemente danneggiata dai bombardamenti alleati durante la Seconda Guerra mondiale, la Fortezza Nuova e il giardino hanno subito vari restauri, l’ultimo completato nel 2008.

L’ampio giardino all’interno è stato realizzato nel XIX secolo da Giovanni Caluri per la famiglia Scotto che acquistò nel 1798 la fortezza da Pietro Leopoldo di Lorena. Il giardino faceva parte del palazzo Scotto-Orsini andato completamente distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale.

L’interno del Giardino Scotto comprende un parco giochi per bambini, un camminamento lungo le mura delle fortificazioni (in gran parte inaccessibile al pubblico), delle scale, un anfiteatro naturale e un giardino ricco di piante centenarie (il gigantesco platano che sovrasta tutti gli altri alberi fu piantato in occasione di uno spettacolo teatrale di Carlo Goldoni rappresentato al “Verdi”).

Il giardino Scotto è un luogo frequentato da studenti, famiglie e turisti per godere di qualche momento di pace nel verde e al riparo dai rumori del traffico e della città.

 
I bastioni e le bocche dei cannoni puntate sulla città Il giardino Le scale che danno sull'anfiteatro La torre della Cittadella Nuova Le mura e la torre Il camminamento delle mura Il platano gigantesco piantato in onore di Carlo Goldoni Il Giardino Scotto  
Fortezza Nuova e Giardino Scotto
Si accede al giardino dal Lungarno Leonardo Fibonacci o da via di Fortezza (traversa di via Bovio)

Accesso gratuito: gennaio, novembre e dicembre dalle 9:30 alle 16:30; febbraio, marzo e ottobre dalle 9:00 alle 18:00; aprile dalle 9:00 alle 19:00; maggio, giugno e settembre: dalle 9:00 alle 20:00; luglio e agosto dalle 8:00 alle 20:00.


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Teatro Verdi https://www.lakinzica.it/teatro-verdi https://www.lakinzica.it/teatro-verdi#comments Tue, 24 May 2011 16:25:51 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=725 È uno dei teatri italiani più belli e ha un palcoscenico tra i più grandi d’Italia, sul quale si sono esibiti artisti come la divina Callas, Uto Ughi, Riccardo Muti, Eduardo De Filippo, Vittorio Gassman,  Carmelo Bene, Lindsay Kemp e molti altri.

Costruito tra il 1865 e il 1867 dall’architetto veneziano Andrea Scala, il Teatro Comunale pisano fu inaugurato il 12 novembre 1867 ed intitolato nel 1904 a Giuseppe Verdi. Un’innovativa opera di restauro è stata curata nel 1985-1989 dall’architetto pisano Massimo Carmassi.

Esempio di architettura teatrale ottocentesca, il Teatro Verdi ha facciata neoclassica con ampio porticato.

Dall’elegante foyer si accede alla sala a ferro di cavallo che ospita circa 900 posti su tre ordini di palchi e due di galleria. Al primo piano si trova la Sala del Ridotto, intitolato nel 2006 al grande baritono pisano Titta Ruffo (1877-1953), con il pregevole affresco sulla volta Trionfo d’Amore di Annibale Gatti, autore anche del sipario storico raffigurante Goldoni al Giardino Scotto di Pisa intento a declamare una sua commedia.

Il Teatro Verdi ospita la Collezione Titta Ruffo, che raccoglie costumi e cimeli appartenuti al celebre baritono esposti nella seconda Galleria, mentre nella Cantinetta sono raccolti documenti e materiali iconografici della Collezione Giuntini, donata dagli eredi dell’appassionato spettatore.

Molto suggestivo è il sottotetto a capriate lignee che sostiene la volta della sala e che ospita oggi uffici e sala prove. Per i più curiosi, il Teatro dispone di un importante Archivio storico.

Merita una sosta ristoratrice il bar del Teatro, con gustose prime colazioni, pranzi e aperitivi (accesso da Via Palestro).

Di proprietà pubblica, il Teatro Verdi è gestito dal 2002 dall’omonima Fondazione. Oltre alla programmazione lirica, di prosa e danza, ospita la stagione concertistica della Scuola Normale Superiore di Pisa ed eventi di musica leggera, musical e cabaret. Per chi vuole imparare, ci sono i laboratori di spettacolo per studenti e insegnanti, ragazzi e adulti (Fare Teatro), la scuola estiva di perfezionamento teatrale (Prima del Teatro) e il progetto per giovani cantanti lirici (Opera Studio).

Grazie alla collaborazione fra Teatro di Pisa, Greenticket e Federalberghi, gli ospiti degli alberghi convenzionati (Accademia Palace; Jolly Hotel dei Cavalieri; Relais dell’Orologio; Royal Victoria Hotel; Hotel La Pace; Hotel Touring) potranno acquistare i biglietti direttamente alla reception del loro hotel.
Foto pubblicate per gentile concessione della Fondazione Teatro Verdi (i credits sono riportati nelle singole immagini)
L'ingresso esterno del Teatro Verdi (foto di Mario Ciampi) la Sala del Teatro Verdi (foto di Massimo D'Amato) Sala Titta Ruffo (foto di Mario Ciampi)

Lo sapevate che:

A una recita del Faust di Gounod nel Natale del 1870, il re Vittorio Emanuele II regalò alla bellissima soprano Ostava Torriani un braccialetto tempestato di perle e diamanti.

 

Foto di Mario Ciampi pubblicata per gentile concessione della Fondazione del teatro Verdi di Pisa.

Teatro Verdi
Via Palestro 40

Tel. 050/941111
Web www.teatrodipisa.pi.it
Accesso Per le visite da effettuare fuori dagli orari degli spettacoli, si consiglia di chiamare il centralino.
Botteghino: martedì e giovedì dalle ore 16:00 alle 19:00; mercoledì, venerdì, sabato dalle ore 11:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00
Chiusura lunedì
Biglietteria telefonica: tel. 050/941188 dal martedì al sabato dalle 14:00 alle 16:00
Prevendite Circuito Greenticket (www.greenticket.it)


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San Pietro in Vinculis (o San Pierino) https://www.lakinzica.it/san-pietro-in-vinculis-o-san-pierino-2 https://www.lakinzica.it/san-pietro-in-vinculis-o-san-pierino-2#comments Tue, 24 May 2011 15:05:29 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=679 Edificata dai frati agostiniani su una chiesa preesistente San Pietro in Vinculis (o San Pierino come la chiamano i Pisani) è uno degli edifici religiosi più originali e antichi della città.

 

La facciata si sviluppa su due ordini: quello superiore a tre arcate cieche con bifora centrale e quello inferiore a cinque arcate con un bifora sopra ogni portale.

L’interno di San Pietro in Vinculis è su due piani. La parte superiore è a tre navate divise da due pilastri e sei colonne (con capitelli romani) e ha un pavimento cosmatesco. Sopra l’altare maggiore (ai cui piedi è posto un sarcofago romano del II o III secolo d.c.) è collocato il duecentesco Crocefisso  di Michele di Baldovino. Dietro l’altare si trovano i resti degli antichi affreschi del XII e XIII secolo: “San Pietro in vinculis e l’Angelo”.  Sul pilastro di sinistra si conserva ancora l’affresco ieratico di “san Giacomo” (a sinistra).

Spostandosi a destra dell’altare si trova un secondo “sarcofago romano” raffigurante i geni delle stagioni, e si può osservare, sopra il portone principale, L’Annunciazione realizzata da un ignoto artista pisano del XIII secolo.

L’altro piano è costituito dalla parte più antica della chiesa: la cripta alla quale si accede dall’interno tramite una scalinata posta a sinistra del portonoe principale. Si sviluppa su quattro navate con volte a crociera in parte ancora arricchite da affreschi trecenteschi. La cripta era anticamente utilizzata come cimitero: su alcune delle colonne si possono leggere i nomi, scolpiti sulle pietre, delle persone sepolte.

La cripta si trova sotto il livello stradale e per molti anni è stata inaccessibile per i frequenti allagamenti.

San Pierino o San Pietro in Vinculis Le tre navate della chiesa Il Crocefisso di Michela da Baldovino L'affresco di San Giacomo Le volte della cripta

Lo sapevate che:

….All’interno di San Pietro in Vinculis è stato custodito per 200 anni il Corpus Iuris Civili (chiamato anche le Pandette Pisane), un testo importantissimo per la storia del diritto: la raccolta ordinata dall’imperatore bizantino Giustiniano I che raccoglieva e ordinava i testi normativi dell’impero romano. Il Pisani si impossessarono del “Corpus” dopo il sacco di Amalfi. Nel 1406 i fiorentini lo portarono nella loro città come bottino di guerra. Da allora questa raccolta è stata battezzata Pandette Fiorentine ed è custodita nella biblioteca Laurenziana di Firenze.
Nella chiesa di San Pietro in Vinculis rimane la copia di due pagine del Corpus conservate all’interno di una teca di vetro.

 

San Pietro in Vinculis (o San Pierino)
via Cavour (all’altezza di Piazza Cairoli)
Ingresso gratuito: martedì e venerdì (festivi esclusi) e la seconda domenica del mese dalle 17:00 alle 19:00
Per organizzare visite guidate a pagamento da effettuarsi in gruppo o per unirsi a visite già organizzate chiamare 347/0884253 (Tristano Favati) o 347/8777550 (Massimo Marconi)


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San Michele in Borgo https://www.lakinzica.it/san-michele-in-borgo-2 https://www.lakinzica.it/san-michele-in-borgo-2#comments Tue, 24 May 2011 14:27:01 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=671  

San Michele si affaccia su Borgo Stretto e ha una delle facciate più spettacolari  tra gli edifici religiosi pisani. In basso si alternano tre portali con lunetta (l’edicola sopra quello centrale è una copia, l’originale è nel museo di san Matteo) mentre in alto si aprono tre loggette che sfoggiano fini colonne e graziosi “archetti”. Realizzata in marmo bianco e grigio la facciata è decorata con scritte di vernice rossa: dei graffiti ante-litteram realizzati nel XVI secolo per promuovere alcuni dei candidati all’elezione di rettore dell’università.

Progettata su disegno di Fra’ Guglielmo la chiesa di San Michele in Borgo è costruita sopra un tempio dedicato a Marte.

I bombardamenti alleati della Seconda Guerra Mondiale hanno in pratica sventrato San Michele: si è salvata soltanto la facciata,  mentre la navata sinistra è andata distrutta e quelle centrale e destra sono state gravemente danneggiate.

L’interno è dunque molto rimaneggiato: si è però salvato il suggestivo “Affresco di San Michele” (XIII secolo) posto sulla lunetta in controfacciata e il Crocefisso di Nino Pisano collocato all’altare sinistro. I cinque sarcofagi romani una volta presenti all’interno, sono stati trasferiti nel Camposanto Monumentale.

Il chiostro e il monastero benedettino una volta contigui alla chiesa sono stati distrutti dai bombardamenti o abbattuti e a loro posto è stato edificato (anche se non ancora ultimato) il complesso noto come Mattonaia realizzato su progetto dell’architetto Massimo Carmassi e i cui lavori iniziati nel 1986 non sono stati ancora completati.

Foto di Veronica Lorenzetti
San Michele in Borgo La navata centrale della chiesa Gli interni di San Michele

San Michele in Borgo
Borgo Stretto 10

Accesso: generalmente dalle 9:30 alle 12:00 e dalle 16 alle 18:00 nei giorni feriali.


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San Francesco https://www.lakinzica.it/san-francesco-2 https://www.lakinzica.it/san-francesco-2#comments Tue, 24 May 2011 14:12:39 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=665 La facciata di san Francesco, interrotta al primo ordine, non lascia intuire la maestosità degli interni.

A una sola navata e con copertura a capriate l’imponente interno della chiesa di san Francesco è segnato da una fascia centrale costituita da lastre tombali (secoli XIV e XVIII) che corre lungo il pavimento dall’ingresso fino all’altare.

Lungo ogni lato sono posti altari impreziositi da tele del XIV e XV secolo, tra le quali Il Battesimo del Redentore dell’Empoli (sopra al primo altare sulla destra) e San Francesco riceve le stimmate (quarto altare sulla destra) di Santi di Tito. Proseguendo sempre sulla destra, dopo il quarto altare si apre la Cappella di Santa Filomena con lastra tombale (1414), la Tomba della famiglia Maggiolini, decorata con Cristo, Madonna, San Giovanni e angeli e sormontata da un’edicola marmorea.

In origine la chiesa di San Francesco era ancor più ricca di opere d’arte: qui infatti erano esposti i dipinti “San Francesco che riceve le stimmate” di Giotto e “la Madonna in trono” di Cimabue sottratte durante l’occupazione napoleonica e oggi esposte al museo del Louvre di Parigi.

La Pala Marmorea (policromata e dorata) di Tommaso Pisano, posta dietro l’altare centrale e raffigurante la Madonna con Bambino Angeli e Sei santi (1370) si distingue con il suo candore dall’ambiente circostante, mentre volgendo lo sguardo in alto si apprezza il ciclo di affreschi del Maestro degli Ordini realizzati sulle volte e lungo i pennacchi.

Le cappelle, tre per lato, affiancano l’altare maggiore. Nella terza cappella a destra di quella maggiore si trova il polittico Crocifissione e Santi di Spinello Aretino, mentre è nella seconda cappella a destra che (come ricorda una lapide) furono sepolte le ossa del Conte Ugolino della Gherardesca e dei suoi familiari per poi essere trasferite nel chiostro attiguo al quale si accede da una porta posta nella parete sinistra.

Lungo la base dell’arcate maggiore, proprio in prossimità dell’ingresso che conduce alla chiesa, si trova la “Tomba di Francesco da Buti“, uomo politico pisano, erudito e primo commentatore della Divina Commedia di Dante.

Sempre sullo stesso lato si accede alla Sala del Capitolo (occorre chiedere la chiavi al bar del circolo della chiesa). Chiamata anche Sala di San Bonaventura (il santo vi avrebbe presieduto il capitolo generale dell’ordine nel 1263) l’aula impreziosita da due trifore è stata affrescata nel 1392 dal pittore di scuola giottesca Niccolò di Pietro Gerini (che ha decorato la sacrestia della Basilica di Santa Croce e la Loggia del Bigallo a Firenze): il ciclo raffigura episodi della vita di Cristo.

Foto di Veronica Lorenzetti
La bianca facciata di San Francesco La navata della chiesa la Tomba della Famiglia Maggiolini La Pala Marmorea di Tommaso Pisano Crocifissione e santi di Spinello Aretino il Battesimo del Redentore dell'Empoli Gli affreschi della sala del Capitolo Un particolare della Sala del Capitolo Il chiostro e il campanile

Lo sapevate che:

… Percorrendo il lato minore sinistro (tenendo le spalle alla chiesa di San Francesco) del chiostro si nota la lapide che segna il luogo dove sono stati sepolti i resti del Conte Ugolino della Gherardesca. Morendo infatti da traditore l’uomo non poteva essere sepolto insieme ai suoi familiari seppelliti nella monumentale tomba di famiglia che si trovava all’interno della chiesa. In seguito allo smembramento della tomba e a una rivalutazione del Conte, i resti di lui e dei suoi familiari furono posti prima nella seconda cappella a destra dell’altare e poi traslati appunto nel chiostro.

San Francesco
Piazza san Francesco 1
Ingresso gratuito: ogni giorno dalle 9:00 alle 12:15 circa e dalla 16:00 alle 18:00


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Borgo Stretto e Borgo Largo https://www.lakinzica.it/borgo-stretto-e-borgo-largo https://www.lakinzica.it/borgo-stretto-e-borgo-largo#comments Mon, 23 May 2011 14:00:44 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=589 Borgo Stretto (o semplicemente Borgo come lo chiamano i Pisani), è una delle più frequentate vie della città. Stretta e arricchita da portici ed edifici del XIV e XV secolo straripa di negozi e conduce da Piazza Garibaldi verso Nord-Ovest per poi “trasformarsi” in via Oberdan (o Borgo Largo) quando terminano i portici.

In prossimità di Piazza del Pozzetto c’è un tabernacolo in legno con all’interno una copia (l’originale è conservato nel museo san Matteo) della Madonna dei vetturini di Nino Pisano.

Il prolungamento di Borgo stretto, l’elegante e più ampio Borgo Largo, sulla strada si affacciano edifici di origine medioevali. Al numero 41 il Palazzo Scorzi Tober del XIV secolo conserva un pregevole portico con quadrifore gotiche.

I due “Borghi” costituiscono la principale arteria commerciale della città: su entrambi i corsi si affacciano negozi, bar e locali vari.

 
Foto di Veronica Lorenzetti
Borgo Largo e il portico di Palazzo Scorzi Tober Borgo Stretto Borgo Stretto visto da Borgo Largo Le logge di Borgo Stretto

Lo sapevate che:

Nel palazzo Scorzi Tobler gli inviati di Papa Alessandro VII e di Luigi XIV siglarono nel 1664 l’intesa nota come il Trattato di Pisa. In base a questo il Re concedeva al pontefice Avignone e la Vaucluse (che per questo furono annessi alla Francia solo nel 1791), mentre il papa scioglieva la guardia corsa e cedeva i feudi di Castro e Ronciglione a Renuccio II Farnese in cambio di un corposa quantità di denaro. I feudi rimasero però di proprietà del pontefice: Renuccio non riuscì mai a versare l’importo richiesto (circa 650.000 scudi).


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Piazza dei Miracoli https://www.lakinzica.it/piazza-dei-miracoli https://www.lakinzica.it/piazza-dei-miracoli#comments Mon, 23 May 2011 13:35:10 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=581 Piazza Dei Miracoli, Pisa

Piazza dei Miracoli

Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1987, deve il nome di Piazza dei Miracoli a Gabriele D’Annunzio, che utilizzò questi termine per esprimere la magia e lo stupore che suscita uno dei più bei complessi monumentali al mondo.

La Piazza dei Miracoli fu edificata tra il XII e il XIII secolo in posizione decentrata rispetto al centro cittadino, su un’area dedicata al culto già in epoca etrusca, romana e tardo medievale. Il primo edificio ad essere costruito fu la Cattedrale (1064), maestoso simbolo del potere civile e religioso della Repubblica Pisana. Seguirono il Battistero (1152) e la Torre di Santa Maria Assunta , più nota come Torre Pendente (1173), e si aggiunsero nel XIII secolo, per volontà dell’Arcivescovo Federico Visconti, i due fabbricati dello Spedale Nuovo (1257) a sud della Piazza, destinato ad assistere pellegrini, poveri e malati (oggi sede del Museo delle Sinopie) e del Camposanto (1277) sul lato nord, con la funzione di accogliere le sepolture e di  istruire i vivi sulla vita terrena e “celeste” grazie al ricco ciclo di affreschi realizzati al suo interno.

Sul lato settentrionale e occidentale la Piazza è incorniciata dalla cinta muraria medievale (1155), sulla quale si aprono due porte della città: la duecentesca Porta del Leone, sormontata da un leone romanico in marmo bianco (oggi chiusa) e la cinquecentesca Porta Nuova a tre archi, fatta edificare da Cosimo I de’ Medici (1562), creando un accesso più scenografico alla Piazza.

Alle spalle della Porta dei Leoni si trova il Cimitero Ebraico, uno dei più antichi al mondo, qui trasferito nel millecinquecento. L’intero complesso monumentale di Piazza dei Miracoli è tutelato e gestito dall’Opera della Primaziale Pisana, l’istituzione laico-ecclesiastica nata nell’XI secolo per sovrintendere alla costruzione dei monumenti della Piazza del Duomo.

Foto pubblicate per gentile concessione dell’Opera Primaziale Pisana.

Informazioni e prenotazioni:
Opera della Primaziale Pisana
Tel. 050 / 38 72 211 e 050 / 38 72 212
E-mail: [email protected]
Sito internet: www.opapisa.it

Visite
Gli orari dei monumenti e musei sono diversi e variano a seconda dei periodi dell’anno e delle aperture straordinarie estive.
Nel dettaglio l’accesso ai monumenti e musei della piazza è possibile nei seguenti orari: 9:30-16:30 da dicembre a gennaio; 9:00-17:00 novembre e febbraio; 8:30-17:30 in marzo; 8:00-19:30 da aprile a settembre; 8:30-19:00 in ottobre.
Non è previsto nessun giorno di chiusura.

Biglietti:
Per visitare i monumenti è necessario acquistare un biglietto presso le biglietterie di Piazza del Duomo: al Museo delle Sinopie o al ticket point che si trova alle spalle della Torre.

Si possono acquistare biglietti per i singoli monumenti (2 euro per la Cattedrale, 5 euro per gli altri monumenti) o biglietti cumulativi.  per visitare da 2 a 5 monumenti: 6 euro per visitare due monumenti tra Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 8 euro per visitare i quattro monumenti Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 10 euro per visitare i 5 monumenti Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie.

L’ingresso alla Cattedrale è gratuito dal 1 Novembre a fine Febbraio. L’ingresso per la preghiera è sempre consentito, presso la Cappella del SS. Sacramento.

Visita della Torre:
Costo del biglietto: euro 15 sul posto, euro 17 online
I biglietti per la Torre si possono acquistare presso le biglietterie della Piazza del Duomo oppure online (con anticipo compreso fra 45 e 15 gg.), salvo esaurimento.
Non è possibile effettuare prenotazione telefonica.
La visita alla Torre è organizzata per gruppi con accompagnatore e dura 30 minuti.
L’ingresso non è consentito ai bambini con meno di 8 anni ed ai minori di anni 18 se non accompagnati da adulti. Per l’impegno fisico che comporta, la visita è sconsigliata a persone con problemi cardiaci e di salute e a persone che soffrono di vertigini.

Biglietti ridotti per scuole, studenti ed insegnanti accompagnatori secondo la procedura prevista dall’Opera della Primaziale.
Ingresso gratuito per i bambini di età inferiore ai 10 anni accompagnati da adulti (esclusa la Torre), portatori di handicap con accompagnatore e per comprovati motivi di studio.
Servizi per non vedenti: presso le biglietterie sono disponibili brochure in braille e a caratteri grandi per ipovedenti (in Italiano). Un plastico in scala per l’esplorazione tattile della Piazza è collocato presso l’area informativa del Museo delle Sinopie. Su prenotazione è possibile effettuare visite guidate con personale specializzato.


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Museo delle Sinopie https://www.lakinzica.it/museo-delle-sinopie https://www.lakinzica.it/museo-delle-sinopie#comments Mon, 23 May 2011 13:09:20 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=555 Il Museo delle sinopie (unico al mondo per la raccolta di età medioevale) è ospitato in una parte dello Spedale Nuovo (o di Santa Chiara o della Misericordia), edificato nel 1257 sul lato opposto del Camposanto dallo stesso architetto, Giovanni di Simone.

Cessata la sua funzione ospedaliera nel 1969, dal 1979 è stato adibito a museo per accogliere le sinopie comparse sotto gli affreschi del Camposanto dopo il loro distacco per il restauro.

Le sinopie sono di grande importanza per più motivi: rivelano i disegni originari degli affreschi, ce ne tramandano molte parti non più conservate (soprattutto a causa del bombardamento del 1944), sono interamente eseguite dai maestri, a differenza degli affreschi che venivano realizzati con l’aiuto degli allievi delle botteghe, e svelano per tanto una grande freschezza espressiva. Al Museo delle sinopie sono esposte opere di Bonamico Buffalmacco, Francesco di Traino, Taddeo Gaddi, Andrea di Bonaiuto, Domenico Veneziano, Spinello Aretino, Piero di Puccio e Benozzo Gozzoli.
 

Lo sapevate che:

Il termine sinopia deriva da Sinopie, nome della località del Mar Rosso da dove proveniva la terra colore rosso ocra utilizzata per i disegni preparatori degli affreschi.

Foto di Veronica Lorenzetti pubblicate per gentile concessione dell’Opera Primaziale Pisana.
Lo Spedale Nuovo sede del museo delle Sinopie Una delle sale del museo Una sinopia di Buffalmacco
Museo delle Sinopie
Piazza del Duomo 17
Tel. 050/560547
e-mail: [email protected]
Web: www.opapisa.it
Accesso disabili: parziale
Ingresso: 9:30-16:30 da dicembre a gennaio; 9:00-17:00 novembre e febbraio; 8:30-17:30 in marzo; 8:00-19:30 da aprile a settembre; 8:30-19:00 in ottobre.
Chiusura: mai
Biglietto 5 euro. È possibile visitare il museo acquistando i biglietti cumulativi: 6 euro per visitare due monumenti tra Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 8 euro per visitare i quattro monumenti Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 10 euro per visitare i 5 monumenti Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie.


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Museo dell’Opera del Duomo https://www.lakinzica.it/museo-dell%e2%80%99opera-del-duomo https://www.lakinzica.it/museo-dell%e2%80%99opera-del-duomo#comments Fri, 20 May 2011 12:06:34 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=484 Situato vicino alla torre, all’angolo con Via Santa Maria e Piazza dell’Arcivescovado, l’edificio dove ha sede il Museo dell’Opera del Duomo, è articolato in due corpi a “elle” che delimitano un piacevole chiostro con loggiato al primo piano. Sorto a metà del Duecento come canonica, fu adibito nel Seicento a Seminario e convertito nell’Ottocento ad Accademia di Belle Arti e successivamente a monastero delle Cappuccine.

Acquistato nel 1979 dall’Opera del Duomo, dopo il restauro è stato adibito a museo per raccogliere le molte opere provenienti dai monumenti della Piazza: sculture, decorazioni, dipinti, tarsie e arredi liturgici, antichità etrusche, romane ed egizie. Numerose sono le opere d’arte raccolte nel museo. Vi è custodito il Grifone, capolavoro dell’arte ispano moresca (XI secolo), frutto del bottino di guerra di una spedizione contro i saraceni.  All’interno del Museo dell’Opera del Duomo si trova la Madonna del colloquio (dall’intensità dello sguardo tra madre e figlio), la più antica delle Madonne scolpita da Giovanni Pisano a fine del Duecento, la Madonna con Bambino in avorio di Giovanni Pisano (1299 ca.), preziosa piccola statua ricavata da una zanna di elefante. Sono inoltre collocate nella sale del museo le “Statue del sepolcro di Arrigo VII“, opera di Tino da Caimano, piccole “Statue” di Nino Pisano,  la Croce dei pisani in rame dorato e argento, che secondo la leggenda spronò i pisani durante l’assalto a Gerusalemme nella Prima Crociata e che fa parte del prezioso Tesoro della Cattedrale in cui confluirono anche molti oggetti sacri frutto delle scorribande pisane nel Mediterraneo.

Nel Museo dell’Opera del Duomo sono inoltre presenti tele dal XV al XVIII secolo e reperti romani ed etruschi tra i quali il “Fregio romano con delfini”, in origine nella Basilica neptuni di Roma, modificato e utilizzato come transenna presbiteriale all’interno della Cattedrale di Santa Maria Assunta.

Lo sapevate che:

La “cintola del Duomo” era una lunga striscia di damasco rosso con la quale veniva cinta l’intera Cattedrale nel giorno dell’Assunta: alcune delle decorazioni in argento e pietre preziose che venivano applicate sulla cintola sono conservate al Museo dell’Opera del Duomo.

 

Foto di Veronica Lorenzetti pubblicate per gentile concessione dell’Opera Primaziale Pisana.
ll cortile interno Il Grifone che un tempo ornava il tetto della Cattedrale La Madonna con Bambino di Giovanni Pisano Le statue che ornavano il sepolcro di Arrigo VII la Croce dei pisani La Madonna del Colloquio di Giovanni Pisano Crocifisso ligneo del XII secolo originariamente posizionato nell'abside della Cattedrale La visuale "senza pari" dal cortile del museo

Museo dell’Opera del Duomo
Piazza Arcivescovado 6
Tel. 050/835011
e-mail: [email protected]
Web: www.opapisa.it
Accesso disabili: parziale

Ingresso: da dicembre a gennaio 9:30-16:30; novembre e febbraio 9:00-17:00; in marzo 8:30-17:30; da aprile a settembre 8:00-19:30; in ottobre 8:30-19:00.
Chiusura: mai
Biglietto 5 euro. È possibile visitare il museo acquistando i biglietti cumulativi: 6 euro per visitare due monumenti tra Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 8 euro per visitare i quattro monumenti Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 10 euro per visitare i 5 monumenti Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie.


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La Torre Pendente (o la Torre di santa Maria Assunta) https://www.lakinzica.it/la-torre-pendente-o-la-torre-di-santa-maria-assunta https://www.lakinzica.it/la-torre-pendente-o-la-torre-di-santa-maria-assunta#comments Fri, 20 May 2011 11:25:27 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=469 Celebre in tutto il mondo, la Torre Pendente deve la sua fama alla sua bellezza e alla sua sorprendente inclinazione (ridotta di 5 gradi dopo lunghi lavori ultimati nel 2001). La costruzione del campanile iniziò nel 1173 ma dovette interrompersi una volta arrivati al terzo piano a causa di un primo cedimento del terreno, di natura alluvionale.

L’attribuzione della prima fase di lavori è ancora incerta: secondo la tradizione (Vasari) fu opera di Bonanno Pisano, secondo più recenti studi di Gherardo di Gherardo o ancora del Diotisalvi ma potrebbe avere coinvolto anche altri maestri. I lavori furono proseguiti nel 1275 da Giovanni di Simone, Tommaso Pisano e Giovanni Pisano con il tentativo di correggere la pendenza inclinando i piani successivi in senso opposto. La Torre di Santa Maria Assunta ha continuato ad inclinarsi progressivamente finché negli anni Novanta (1990-2001) importanti lavori di consolidamento ne hanno garantito la staticità e un monitoraggio costante.

A pianta circolare e splendente per il marmo bianco che la riveste interamente, la Torre Pendente riprende gli stilemi decorativi di Cattedrale e Battistero, con un primo ordine ad arcate cieche e losanghe e gli altri sei ordini con loggette, coronati dalla cella campanaria con sette campane del 1600-1800. La scala interna a spirale, che consente l’accesso a tutti i piani, è composta di 294 gradini. L’aspetto della Torre Pendente ricorda per certi versi quello di un canocchiale: non per niente il progetto originale non prevedeva il pavimento (costruito nel XX secolo) che chiude il primo piano e la Torre doveva fungere anche da osservatorio degli astri: quando non c’era il pavimento bastava posizionarsi alla base per vedere e ammirare le stelle anche durante il giorno.

 

Lo sapevate che:

Si narra che Galileo Galilei effettuò dalla Torre di Pisa i suoi esperimenti sulla caduta dei gravi, per dimostrare che nel vuoto i corpi di pesi diversi cadono tutti alla stessa velocità. L’aneddoto non è però provato storicamente e lo studio dello scienziato fu assai più complesso. In ogni caso le prove sperimentali di Galilei non avrebbero comprovato la sua teoria (a causa della presenza dell’area gli oggetti non sarebbero caduti per terra alla stesso tempo) che fu invece confermata da calcoli matematici.

 

Foto di Veronica Lorenzetti pubblicate per gentile concessione dell’Opera Primaziale Pisana.
La Torre di Pisa L'incredibile pendenza della Torre La Torre e la Cattedrale Una suggestiva prospettiva della Torre di Pisa La scalinata interna Gli scalini consumati
Torre Pendente
Piazza del Duomo

Telefono: 050/835011-12
Web www.opapisa.it
e-mail: [email protected]
Accesso disabili:  no

Ingresso: 9:30-16:30 da dicembre a gennaio; 9:00-17:00 novembre e febbraio; 8:30-17:30 in marzo; 8:00-19:30 da aprile a settembre; 8:30-19:00 in ottobre.
Chiusura: mai

Biglietto 15 euro (17 euro on-line) con anticipo compreso tra 45 e 15 giorni rispetto alla data desiderata
Visita: si svolge in gruppi con accompagnatore che indica il percorso da seguire. La durata della visita è 30 minuti circa senza proroghe; si raccomanda la massima puntualità l’inizio della visita dovrà avvenire improrogabilmente all’ora indicata sul biglietto di ingresso.
È vietato l’ingresso ai bambini che non abbiano compiuto gli 8 anni; è obbligatorio tenere per mano i bambini tra gli 8 ed i 12 anni; gli altri minori possono salire sulla Torre solo se accompagnati dai genitori o da un adulto. È vietato salire con borse, zaini sacche e contenitori di ogni genere che potranno essere depositati presso il punto di raccolta.



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Campo Santo monumentale https://www.lakinzica.it/camposanto-monumentale https://www.lakinzica.it/camposanto-monumentale#comments Fri, 20 May 2011 10:51:32 +0000 https://www.lakinzica.it/?p=451 Il Campo Santo Monumentale, che delimita il lato nord della Piazza, fu edificato sul sito di un antico cimitero dove, secondo la tradizione, il Vescovo Ubaldo Lanfranchi portò la terra del Golgota raccolta come reliquia durante la terza crociata: da qui il nome di “campo santo”.

Iniziato nel 1277 da Giovanni di Simone, fu terminato soltanto nel 1594. L’esterno è una lunga parete di marmo ad arcate cieche con due ingressi (quello sud sormontato da edicola a pinnacoli con gruppo scultoreo), l’interno ha forma rettangolare ed è percorso da un’elegante galleria perimetrale decorata da archi a tutto sesto e quadrifore. Sul prato centrale, a cielo aperto, erano poste le sepolture e i sarcofagi (dal I al IV secolo d.c.), poi spostati nel porticato.

Il pavimento del porticato è coperto da lastre tombali con iscrizioni che testimoniamo come nei primi anni vi venissero sepolti sia personaggi illustri sia persone comuni.

Convertito nel XIX secolo a funzione museale, il Camposanto conserva sarcofagi di età classica (anticamente riutilizzati come sepolcri dei pisani abbienti), monumenti funebri e il più grande ciclo di affreschi medievali (ca. 1500 metri quadrati), che avevano il compito morale e didattico di guidare alla salvezza dell’anima. Importantissimo è il ciclo del Trionfo della Morte e del Giudizio Universale, di Bonamico Buffalmacco, in cui il suggestivo monito sulla caducità della vita e l’ineluttabilità della morte, soggetto tipico medievale, è ambientato nella raffinata società “cortese” dell’epoca. Gli affreschi sono stati staccati e restaurati, svelando in questa operazione i preziosi disegni preparatori o sinopie, che si trovavano sul retro degli affreschi e che sono oggi esposti al Museo delle Sinopie.

Il Campo Santo Monumentale subì gravissimi danni durante un bombardamento del 1944, al quale seguirono numerosi restauri, in corso ancora oggi.

Grazie a una straordinaria opera di recupero alcuni sono stati ricollocati nella loro posizione originaria, come l’enigmatica Cosmografia teologica di Piero di Puccio (1391) la Storia del Vecchio Testamento di Benozzo Gozzoli (1483) poste nel braccio settentrionale, Le storie di Giobbe di Taddeo Gaddi (1342) e le storie dei santi Efisio e Potito di Spinello Aretino in quello meridionale.

Tra le altre opere d’arte presenti non si può non citare il Sepolcro dei conti della Gherardesca (1320) in origine nella chiesa di san Francesco, la pala in terracotta l’Assunta in gloria tra quattro santi di Giovanni della Robbia posta nella cappella Aulla e l’ovale raffigurante “Leoni che azzannano la preda” del Beduino (XII secolo).

Nel braccio settentrionale sono affisse le catene del porto pisano, prese dai Genovesi dopo la battaglia della Meloria (1342) regalate poi ai Fiorentini che le restituirono a Pisa nel 1848.

Lo sapevate che:

Nella cappella Aulla, posta sul lato destro della parete nord, si trova la lampada di Galileo: un tempo situata nella Cattedrale, pare che sia questa la lampada originaria che secondo la leggenda Galileo vide oscillare, ricevendone ispirazione per la teoria sull’isocronismo del pendolo.

Le foto sono pubblicate per gentile concessione dell’Opera Primaziale Pisana.

 
Foto di Veronica Lorenzetti
Il Campo Santo monumentale I sarcofagi e la Cosmografia teologica di Piero di Puccio Uno scorcio del giardino Le catene del Porto di Pisa Il maestoso interno con i sarcofagi Il Diavolo del Trionfo della Morte Ancora un dettaglio del Trionfo della Morte Il Trionfo della Morte del Buffalmacco Il giardino interno del Campo Santo
 
Camposanto monumentale
Piazza del Duomo
Telefono 050/835011-12
e-mail [email protected]
Web: www.opapisa.it


Ingresso 9:30-16:30 da dicembre a gennaio; 9:00-17:00 novembre e febbraio; 8:30-17:30 in marzo; 8:00-19:30 da aprile a settembre; 8:30-19:00 in ottobre.
Chiusura mai
Accesso disabili parziale
Biglietto 5 euro
È possibile visitare il museo acquistando i biglietti cumulativi: 6 euro per visitare due monumenti tra Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 8 euro per visitare i quattro monumenti Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 10 euro per visitare i 5 monumenti Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie.


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Il Battistero del Duomo di Pisa https://www.lakinzica.it/battistero-2 https://www.lakinzica.it/battistero-2#comments Thu, 19 May 2011 12:52:15 +0000 https://www.lakinzica.it/web/?p=298 A pianta circolare, su reminiscenza del Santo Sepolcro di Gerusalemme, il Battistero del Duomo di Pisa fu costruito in asse con la facciata della Cattedrale riprendendone lo stile decorativo: il primo ordine presenta arcate cieche a tutto sesto e quattro portali ai punti cardinali, il secondo loggette con tabernacoli e pinnacoli in stile gotico, arricchiti da teste scolpite. I lavori iniziarono nel 1152 su progetto di Diotisalvi e proseguirono fino alla fine del XIV secolo, con la collaborazione tra gli altri di Nicola e Giovanni Pisano.

La cupola a emisfero (1358) è sormontata da un cupolino al cui apice è posta una statua in bronzo del Battista. Il portale principale, incorniciato da colonne ornate, è decorato con storie del Battista in stile bizantineggiante sull’architrave (XIII secolo) e con i 12 mesi sullo stipite sinistro, soggetto romanico che simboleggiava il passare del tempo. Sulla lunetta del portale si trova la copia della Madonna con bambino di Giovanni Pisano (originale al Museo dell’Opera).

L’interno del Battistero è solenne nella sua semplicità e sorprende per l’armonia delle proporzioni, che nascondono un segreto: l’incredibile eco che si crea emettendo suoni dal centro dell’edificio, con un effetto di vibrazione acustica da raffinatissima cassa armonica. L’eco viene riprodotta ogni 30 minuti dal personale di servizio. Le pareti sono in marmo a fasce bicrome, il loggiato circolare è scandito da archi a tutto sesto su colonne con capitelli decorati da motivi del repertorio fantastico medievale. Sul secondo ordine di loggiato s’innesta la cupola.

Il pavimento del vano centrale ha decorazioni geometriche che convergono al centro in cui è posto il Fonte Battesimale (di Guido da Como, 1264), dietro al quale si trova l’altare, su bel pavimento cosmatesco policromo del 1200.

A sinistra dell’altare si può ammirare il Pulpito di Nicola Pisano, capolavoro dello scultore ed emblema del passaggio dal romanico al gotico, di grande innovazione per la ricerca naturalistica e la potenza drammatica, frutto dell’assimilazione dei modelli classici studiati dai sarcofagi e resti romani conservati nella piazza e in città. A pianta esagonale, il Pulpito è sorretto da sei colonne con tre leoni stilofori e una settima centrale su base con figure umane e animali, negli archetti sono scolpiti personaggi sacri, profeti e figure allegoriche e nelle cinque lastre marmoree del parapetto sono raffigurate, con inaudita maestria espressiva per l’epoca, la Natività, l’Adorazione dei magi, la Presentazione al tempio, la Crocifissione e il Giudizio Universale. Ad alcune parti collaborarono Arnolfo di Cambio e Giovanni Pisano. Il pulpito divenne un esempio di studio per moltissimi artisti.

Lo sapevate che:

È il più grande battistero in Italia: la circonferenza misura 107,24 metri e l’altezza 54 metri e 86 centimetri.

 

Foto di Veronica Lorenzetti pubblicate su gentile concessione della Opera Primaziale Pisana.

Il Battistero Il dettaglio di una colonna Il Fonte battesimale Gli interni Il Battistero da un'altra angolazione il Pulpito di Nicola Pisano

Battistero del Duomo di Pisa
Piazza del Duomo
Telefono 050/835011-12
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Web www.opapisa.it
Accesso disabili: parziale
Ingresso: 9:30-16:30 da dicembre a gennaio; 9:00-17:00 novembre e febbraio; 8:30-17:30 in marzo; 8:00-19:30 da aprile a settembre; 8:30-19:00 in ottobre.
Chiusura mai
Biglietto 5 euro.
È possibile visitare il museo acquistando i biglietti cumulativi: 6 euro per visitare due monumenti tra Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 8 euro per visitare i quattro monumenti Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 10 euro per visitare i 5 monumenti Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie.


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