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Melissa Auf der Maur suona a Livorno


La celebre bassista canadese si esibisce sabato 21 maggio al Cage Theatre!

di Lorenzo Cavalca

Auf der Maur

Auf der Maur

Innanzitutto benvenuta in Toscana. È la tua prima volta in Italia?

«No, ho avuto molte opportunità di visitare il vostro Paese. Sono già stata in Italia per i tour di Hole, degli Smashing Pumpkins, per quello del mio primo disco da solista e più recentemente per l’Out of Our Minds tour del 2010. L’Italia mi piace molto. Credo che di avere più affinità con il vostro Paese che con qualsiasi altro. Mi affascinano la storia e la cultura italiana. È comunque la mia prima volta in Toscana. Una delle cose che mi piace più del mio lavoro di fare e condividere musica è che posso sempre visitare e scoprire posti nuovi. »

Suonerai questa sera al Cage Theater di Livorno per una data del “Bass – Synt- Visuals Tour”. Che sorprese hai in serbo per il pubblico?

«È uno spettacolo intimo. A Montreal, la mia città, sono stata invitata in primavera a creare uno show per una rassegna chiamata Voices of the Americas. È stata l’occasione per recuperare e rivisitare alcuni pezzi miei e di altri e spogliarli delle loro sonorità originarie per renderli adatti a uno spettacolo più “atmosferico”. Ho così utilizzato sintetizzatori e loop invece di una batteria vera e propria ed ho esplorato una nuova direzione musicale. La “cosa” è piaciuta e così mi è venuta l’idea di portare questo show in tour introducendo anche alcune novità. Sono molto curiosa di vedere quello che succederà….»

Sei un’artista eclettica: oltre a essere una cantante e bassista sei anche una fotografa professionista. Hai creato tu le immagini che fanno da sfondo allo spettacolo e in quale modo le hai selezionate?

«Le immagini dello spettacolo provengono dal film Out of your Minds realizzato in collaborazione con il regista Tony Stone o sono state create con l’aiuto di Foumalade una community che raccoglie video-artisti di Montreal. Come hai detto ho anche un background da fotografa, ma quello che si vedrà durante lo show è il risultato di una collaborazione collettiva. Devo confessare che non ho grande familiarità con editing di immagini, regia, design. Ho bisogno di qualcuno che faccia queste cose con me.»

Hole e Smashing Pumpkins sono state le band più conosciute con le quali hai collaborato. Che ricordi hai del tempo passato con loro?

«Beh il tempo passato nelle Hole è stato per me una grande lezione di vita e di umanità. Quello trascorso con gli Smashing Pumpkins si è rivelato essere la migliore educazione musicale che potessi ricevere.»

Ti definisci un artista indipendente. Che cosa significa essere oggi un’artista indipendente e che suggerimenti daresti ai giovani artisti che intendono avviarsi verso la carriera musicale?

«Essere un’artista indipendente significa avere la responsabilità di ogni elemento connesso alla tua musica: dal semplice processo di creazione ai dettagli in apparenza più insignificanti come quello di stabilire il budget per ideare il logo o il design da stampare in una t-shirt. Prendersi il tempo per coltivare la propria “voce” interiore e l’ispirazione, impegnarsi ogni giorno duramente senza aspettarsi che qualcuno lavori per te, seguire i propri istinti: ecco quello che mi sento di dare a chi ha il desiderio di intraprendere una carriera musicale. »

Dopo aver realizzato un album di rock diretto nel 2004, hai creato nel 2010 qualcosa di completamente differente: Out of Our Minds, un lavoro a tratti oscuro, melodico e ricco di influenze “prog”. Come sei arrivata a realizzare un album di questo genere?

«Mi sono promessa di scrivere canzoni secondo nuove medalità per stimolare me stessa. Ho così creato una traccia (22 below) suonando con un dito sul pianoforte, un’altra (the hunt & lead horse) utilizzando il basso, una’altra ancora partendo da un semplice traccia di testo (out of our minds), un’altra (father’s grave) secondo la prospettiva classica di un compositore, un’altra ancora suonando l’autoharp (this would be paradise). Penso che sia stata la diversità nell’approccio con il quale ho scritto le canzoni ad aver aperto l’album a nuove sonorità. Ho composto il mio primo album da ventenne quando suonavo per band altrui e ho realizzato il mio secondo da trentenne, da sola, e come artista completamente indipendente. Per questo i due album sono diversi come lo è il giorno dalla notte. È un’evoluzione naturale!»

Out of  Our Minds è un concept album o è solo la malinconia a essere il filo conduttore di tutte le tracce?

«I testi sono personali, mitologici, fantastici, autobiografici, spirituali e l’unico filo comune tra le tracce è che ogni lirica è legata a un luogo e l’insieme dei testi è un viaggio verso luoghi diversi. »

Gli artisti rifuggono le classificazioni che sono però essenziali per catalogare i gusti del pubblico. Sei d’accordo che in Out of Our Minds vi sono influenze che derivano da grunge e post rock e altre, (gothic, pop, progressive e addirittura southern) che vanno oltre l’alternative-rock rendendo questo album ricco di sfumature stilistiche, lontano dal “mainstream” e difficilmente inseribile in qualsiasi genere?

«Ho molte influenze, e sicuramente queste sono individuabili tramite l’ascolto. Non voglio però fossilizzarmi in uno stile né essere ancorata a un genere. Quest’attitudine poliedrica è percepibile ascoltando l’album ed è anche la ragione per la quale suonerò in un jazz club di Vienna e una settimana durante un festival metal a Toronto. »

Ho letto che Out of Our Minds ha diverse “incarnazioni artistiche”: un cortometraggio presentato al Sundance Festival e diretto da Tony Stone, in una graphic novel disegnata da Jack Forbes e in una galleria di immagini. Quali sono i motivi di questa scelta e che accoglienza hanno avuto le incarnazioni non musicali di Out of Our Minds?

«Il mio desiderio era impegnarmi per espandere i miei orizzonti come artista e allo stesso tempo ritornare agli interessi che ho abbandonato quando sono entrata nelle Hole. Al tempo frequentavo una scuola d’arte ed ero incerta se abbracciare la musica o dedicarmi alle arti visive. Poi la musica ha avuto il sopravvento. Con Out of Our Minds ho voluto così recuperare le arti visive e mettere insieme queste due mie passioni instaurando le basi che mi permettano nel futuro di creare altri progetti come questo Ho anche fondato una compagnia di produzione e confesso che sono molto soddisfatta di come le diverse espressioni artistiche di Out of Our Minds sono state accolte dalla critica.»

Hai composto e suonato Out of Our Minds da sola ma ne hai affidato la produzione a quattro guru: Alan Moulder (Nin & A perfect Circle), Chris Gross (Masters of Reality), Mike Fraser (Aerosmith & Ac/Dc) e Jordan Zadorosny (Hole). È stato difficile coinvolgerli nella realizzazione dell’album?

«Beh la maggior parte delle tracce è stata realizzata con Gross e Zadorosny. Chris aveva già lavorato con me nel mio primo album e Jordan era con me nei Tinker, la mia prima band. Così è stato naturale lavorare con loro conoscendoli già da tanto tempo. Gli altri sono professionisti esemplari con i quali ho lavorato durante il missaggio e la produzione dell’album che è durata parecchio e che è stata realizzata in diversi studios. Cercavo delle persone disponibili, desiderose di partecipare al mio progetto con naturalezza, capaci di trovare il giusto suono, e le ho trovate in Moulder e Fraser.»

Sei nata in una famiglia di intellettuali: tuo padre era un politico e un giornalista e tua madre una traduttrice letteraria. Come ha influenzato questo la tua decisione di vivere come artista?

«In effetti i miei genitori hanno scelto un lavoro da professionisti indipendenti. Lavora per te e fai quello che ami e in cui credi è stato però l’insegnamento migliore che mi hanno dato.»

La scena musicale canadese è sempre stata piccola se paragonata a quella statunitense, ma ha sempre avuto un alto livello qualitativo, basta pensare a Bachman Turner Overdrive, Neil Young, Rush, Nickaelback. Qual è la situazione attuale per la musica in Canada?

«Per fortuna va ancora alla grande ed è più florida di quella negli Stati uniti. Ci sono un sacco di molti gruppi validi, come Arcade Fire o Broken Social Scene per esempio. La crisi economica statunitense ha avuto effetti drammatici anche per la musica: ha azzerato anche il supporto verso le giovani band. In Canada invece questo non è accaduto….»

Melissa Auf der Maur suona il 21 maggio al Cage Theatre di Livorno: l’inizio del concerto è fissato alle ore 22:00, il prezzo del biglietto è di 12 euro.

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