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Giardini di Mirò: l’intervista!


di Lorenzo Cavalca

Giardini di Mirò, live a Pisa il 4 maggio per il Festival delle Radio Universitarie

Giardini di Mirò, live a Pisa il 4 maggio per il Festival delle Radio Universitarie

I Giardini di Mirò sono l’attrazione principale del concerto del 4 maggio organizzato a Pisa per il Festival delle Radio Universitarie. Il sestetto emiliano attivo da fine anni ’90 si è fatto apprezzare per la sua proposta musicale d’ampio respiro europeo che mescola insieme indie-rock, shoegaze e noise per creare una miscela originalissima che rende i “nostri” l’ensemble più interessante di quel grande calderono che è il post-rock italiano. Hanno da poco pubblicato il quinto album “Good Luck”, e in vista del concerto pisano LaKinzica ha scambiato quattro parole con un disponibilissimo Corrado Nuccini (voce e chitarra del gruppo) che ha risposto con garbo e ironia ai quesiti che gli sono stati posti. Ma come si dice in questi casi, bando alla ciance e spazio alle domande e all’intervista. Allora siete in giro per l’Italia per promuovere il vostro quinto album “Good Luck” uscito tre anni dopo il suo predecessore. In questo arco di tempo avete cambiato etichetta, Francesco Donadello se n’è andato ed è arrivato Andrea Mancin…cosa altro è successo e come è stato il percorso compositivo per Good Luck?
«Direi che hai già ben introdotto i principali cambiamenti. Il processo compositivo ha risentito degli umori e dei tempi che ci siamo presi: a volte sono stati interminabili a volte invece molto rapidi.»

 

Perché il titolo “Good Luck”? La title-track ha un significato > particolare o il titolo rappresenta un augurio per l’Italia problematica
come quella attuale?
«Non ha altri significati che non sia appunto quello di buona fortuna… ne abbiamo tutti bisogno.»

Qual è stato l’impatto di Andrea Mancin in sede live e in studio (anche se ha registrato solo due tracce)?
«Andrea ha lavorato sui pezzi cercando di studiare bene quanto fatto da Francesco in precedenza così da offrire continuità e sostanza sin dai primi concerti.»

Come e perché avete coinvolto Andrea Sologno dei Gazebo nella produzione del disco?
«”Sollo” è il nostro fonico dal lontano 2003. Ha sostituito anche Mirko più di una volta al basso. Perché proprio lui? Beh credo che andrebbe chiesto a lui perché ha scelto proprio noi ah ah ah!»

Post-rock è l’etichetta preferita dai critici quando devono descrivere la vostra musica. Tale termine in sé non significa granché volendo racchiudere tutte le evoluzioni del rock che si distacca dalle radici classiche blues/punk ma è anche un bel complimento visto che si affibbia l’etichetta di post-rock all’artista che fa musica “inclassificabile” e  originale. Voi come definireste la vostra musica?
«Jukka (voce e chitarra del gruppo NDR) un tempo diceva che la nostra musica è “pop ascoltato dal divano”… ora con la crisi il divano è diventato uno sgabello, ah ah ah!»

Tratto comune delle vostre produzioni discografiche sono le melodie > malinconiche assimilabili allo shoegaze, altro non-genere: i Jesus and Mary Chain e i My Bloody Valentine hanno avuto delle preferenze nei vostri ascolti?
«Sono due band importanti che hanno saputo unire scrittura pop e sperimentazione, due gruppi votati all’innovazione sonora. Però devo anche confessarti che “Loveless” dei My Bloody Valentine (album che con il suo sound rivoluzionario è l’emblema del genere shoegaze NDR) non sono mai riuscito a sentirlo dall’inizio alla fine. Ho deficit d’attenzione, probabilmente.»

Siete nati come una “instrumental band” e avete aggiunto la voce successivamente. Prima vi siete avvalsi di ospiti (Matteo Agostinelli Alessandro Raina) e da “Dividing Options” tu e Jucca avete cominciato ad alternarvi al “microfono”. In un’intervista ho letto che a chi vi chiedeva le ragioni del miglioramento delle voci in “Good Luck” avete risposto che ciò si deve al miglioramento dei plug-in di Pro Tools…..significa che i miglioramenti c’erano anche prima e che non sono stati percepiti da certa stampa, o che, come dire, preferite porre l’accento più sulla musica che sulla parta vocale?
«Mmmh direi che poniamo l’accento sulle canzoni che sono un mix afrodisiaco tra musica e parole

Quali sono gli artisti che avete apprezzato da “giovani” e ai quali vi siete ispirati quando i Giardini di Mirò sono nati?
«Tantissimi, sul nostro sito credo ci sia un lungo elenco. Si va dal noise americano anni ’90, alle band post rock di Chicago, dai Goodspeed You Black Emperor, con cui abbiamo diviso il palco, al kraut rock, alla musica d’autore tipo Leonard Cohen e Bob Dylan, fino al punk e a Lou Reed. Un bel minestrone non c’è che dire!»

Avete in progetto di collaborare ancora con Alessandro Raina?
«Non abbiamo progetti in tal senso e credo che le rispettive carriere si siano spinte verso lidi diversi…»

Avete spesso frequentato “palchi” stranieri e suonato all’estero. Che differenze avete notato nell’audience rispetto al pubblico italiano e come è stata accolta la vostra musica?
«Più vai a nord e più sono biondi ah ah ah… Scherzi a parte il pubblico è molto variabile e le generalizzazioni per le quali all’estero è sempre meglio, ecco, vanno prese con le dovute cautele. È difficile dare una risposta generale, dipende veramente molto da dove suoni.»

L’esperienza di sonorizzazione, inaugurata con “il Fuoco”, si è conclusa con quell’album?
«A me personalmente piacerebbe lavorare ancora in un progetto del genere. Chissà...»

Quali sono i piani futuri dei Giardini di Mirò?
«Fare della nostra musica un lungo percorso fatto di dischi, concerti e scambio con le persone che ci seguono.»

Gardini di Mirò (+Boxeur the Coeur e Iori’s Eyes) – 4 maggio Festival delle Radio Universitarie (Facoltà di Veterinaria, viale delle Piagge Pisa)
Il concerto pisano dei Giardini di Mirò è a ingresso gratuito.

Per informazioni
Giardino di Mirò
web www.giardinidimiro.com
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