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L’elettro-rock dei Blacklies


di Lorenzo Cavalca

I Blacklies

I Blacklies infiammano il litorale pisano la sera del 30 luglio

I Blacklies sono una promettente rock band pisana dal respiro internazionale. Hanno alle spalle uno spumeggiante album, “Groundfloor” (pubblicato dall’etichetta britannica Uk Division Records), ricco di melodie e di scariche rock ed elettroniche, accolto molto bene dalla critica e dal pubblico e sono al lavoro su un nuovo “disco”. Hanno fatto una serie di date in Italia e suonano a Marina di Pisa il 30 luglio per un evento benefico a favore della Pubblica Assistenza del litorale pisano. Non poteva esserci occasione migliore per intervistare la band. Il chitarrista Emiliano Mammini e F.Thomas Ferretti (Voce, Synth) si sono alternati nel rispondere al fuoco di fila delle domande de LaKinzica. La prima domanda è d’obbligo: da band pisana che effetto fa suonare a Marina (due membri del gruppo siano proprio di quelle parti) dopo aver calcato i palchi dei grandi festival (Lucca Summer Festival, Pistoia Blues solo per citarne alcuni)? È un po’ come un ritorno a casa?
[F. Thomas] «Sì, in effetti, è una sorta di ritorno a casa per due di noi. L’ultima volta che abbiamo suonato a Marina di Pisa è stato qualche anno fa in memoria di Gabriele Spanu (primo bassista e co-fondatore della band) morto prematuramente per un tragico evento. Successivamente, non per qualche motivo in particolare, non si è più presentata l’occasione per realizzare un concerto dalle parti “marinesi”. Siamo entusiasti di far sentire al pubblico “di casa marinese” quanto sia cresciuta la band che ha mosso proprio lì i suoi primi passi!»

 

Avete lavorato con l’etichetta inglese Uk Division Records per “Groudfloor” e state lavorando da tempo al suo successore: quando uscirà il nuovo album e che differenze avrà rispetto al predecessore?
[Emiliano] «Al momento non è stata ancora decisa la data di lancio dell’album, speriamo comunque che esca entro la fine di quest’anno o nei primi mesi del 2012. Per quanto riguarda le differenze col predecessore (“Groundfloor”) beh, ci sono di sicuro! Innanzitutto l’esperienza maturata con la produzione del primo full-lenght ci ha permesso di evitare alcuni piccoli errori commessi in precedenza che avevano “allungato” le fasi di pre-produzione e post-produzione. Nel nuovo album sarà evidente la maggiore omogeneità a livello di sonorità, trattandosi di un “concept”, ma risulterà inalterata la commistione tra elettronica e sound rock al servizio di una ricerca melodica che costituisce il marchio di fabbrica della band.»

Non sono molti i musicisti italiani che hanno un’etichetta inglese (nel campo heavy-rock mi vengono in mente i Novembre e, nel passato, i Linea 77). Come vi state trovando con la Uk Division Records? Che cosa significa per voi lavorare con una casa discografica della “patria” dell’heavy rock?
[F. Thomas] «L’accoglienza è stata inaspettatamente molto buona, e da parte nostra ci siamo impegnati a contrastare in tutti i modi il classico scetticismo legato alle band italiane che vogliono suonare rock internazionale! Per quanto riguarda la partnership con UK Division Records, tutto si è svolto in modo spontaneo anche per il fatto che abbiamo trascorso un po’ di tempo a Londra in occasione della fase di missaggio effettuata nei Britannia Row studios proprio per dare al disco un taglio internazionale. Ovviamente, e questa è una regola generale, per valutare un disco credo che si debba ascoltare la musica senza dare troppo peso alla nazionalità di chi la esegue.»

Quanto è più facile il secondo album dopo che ci si è fatti le ossa con il primo? Comporre e registrare un disco e affrontare la pre-produzione, il mixaggio e tutte le altre operazioni tecniche è sempre una “faticaccia”?
[Emiliano] «Bella domanda! Beh, nel nostro caso specifico, trattandosi del secondo album, ci siamo posti ovviamente la domanda se piacerà più del primo. Per lungo tempo abbiamo fatto paragoni e valutazioni sulla diversa modalità di stesura delle canzoni rispetto a “Groundfloor”. Una cosa era chiara per tutti: c’era voglia di fare qualcosa di diverso senza allontanarsi troppo dal mondo musicale che avevamo iniziato a esplorare col primo disco (accolto molto bene sia dalla stampa di settore, dalle radio sia dal pubblico durante i nostri live). Abbiamo lavorato molto fino a essere tutti convinti che i pezzi “spaccassero”. Per realizzare l’album c’è stato bisogno di molto più tempo rispetto a quello che avrebbero voluto i nostri fan. Credo che l’attesa sarà ricompensata.»

“Groundfloor” è stato accolto piuttosto bene dalla critica. Si sa che le “etichette” servono più alla stampa e al pubblico che ai musicisti, ma molti hanno descritto la vostra musica come un’efficace combinazione di melodie pop innestate su un tessuto elettro-rock dalle ritmiche varie e “tirate”. Quanto vi ritrovate in questa definizione e come definireste la vostra musica?
[F.Thomas] «Sì, come definizione direi che ci soddisfa abbastanza e rispecchia più o meno quello che noi intendiano trasmettere. Come si può immaginare per un artista è sempre difficile etichettare la propria musica, perché un musicista coltiva la speranza che la sua musica sia sempre in continua evoluzione. Per il momento ci “accontentiamo” di essere una Rock’n’Roll band!»

Sempre riguardo a “Groundfloor” molti hanno rilevato nel vostro stile influenze di Depeche Mode, Muse, U2, Rage Against the Machine e del grunge. Per dare i punti di riferimento alla vostra musica personalmente tirerei in ballo altri artisti: i Nine Inch Nails più melodici, i misconosciuti (in Italia) Sixx:AM o gli italiani Klimt 1918, tutti artisti alfieri di un alternative rock-moderno aperto a molteplici influenze, contaminato dall’elettronica e da altri generi, ma sempre “rock” per le ritmiche e la carica emotiva. Siete d’accordo?
[Emiliano] «Non conosco bene i Klimt 1918, ma per i Nine Inch Nails e i Sixx:AM direi che hai colto nel segno, oltre che per il resto dei gruppi mainstream da te citati. Poi è ovvio che, presi come singoli musicisti, ognuno di noi ha come riferimenti anche altri artisti che, per le loro sonorità, hanno poco a che fare con il sound dei The Blacklies, ma che sono parte fondamentale del nostro background musicale. Come non citare per esempio Beatles, Pink Floyd, Queen, Dream Theater, Jeff Buckley…etc… l’elenco sarebbe veramente lunghissimo.»

Come funziona il vostro processo compositivo? Ciascuno arriva con le sue idee e poi le assemblate oppure componete insieme in studio? Insomma come nasce un “pezzo” dei the Blacklies?
[Emiliano] «F.Thomas è solito arrivare in sala prove con un’idea di base, magari anche con una bozza di brano messa giù a casa col computer. L’ascoltiamo attentamente e la facciamo nostra con una jam session “infinita”. Una volta contenti del suono e dell’arrangiamento registriamo la traccia inserendola in una sorta di database da riascoltare nel tempo. Poi di solito i brani migliori sono rielaborati più avanti con calma e obiettività, anche con l’aiuto del produttore. Lo studio rappresenta solo la fase finale di tutto questo processo. Con i tempi che corrono sono pochi i musicisti che possono permettersi di comporre, arrangiare e pre-produrre tutto in sala di registrazione.»

Per quale motivo nel singolo “Sorry but i feel so bad” avete inserito la cover (molto ben fatta) di un pezzo di Madonna (“American Life”)?
[F.Thomas] «Perché oggi come oggi, la cover di un pezzo famoso è diventato forse l’unico modo per attrarre l’attenzione delle radio e sperare di essere inclusi nei loro palinsesti. Oltretutto viviamo in un’epoca nella quale suonare cover dal vivo è diventato forse più importante che proporre la propria musica (artisti più blasonati di noi lo fanno costantemente). Per quanto ci riguarda, non essendo ovviamente una cover band, abbiamo sempre cercato di ri-arrangiare i brani altrui e farli diventare “nostri” in modo da renderne più piacevole l’esecuzione! A volte c’è capitato che a fine concerto qualcuno ci abbia detto “Bello quel pezzo vostro che parlava di Gesù!” e si trattava di “Personal Jesus” dei Depeche Mode! Quanto alla scelta di inserire “American Life” nel singolo, si tratta di un brano che eseguiamo durante i live e che piace molto ai nostri fan.»

Quali sono le vostre influenze musicali e da chitarrista quali sono i tuoi guitar-hero preferiti?
[Emiliano] «Personalmente provengo da un background rock e hard & heavy: Dire Straits, Toto, Pink Floyd, Van Halen, Whitesnake ma anche Yes, Fates Warning, Dream Theater, Porcupine Tree… I miei miti chitarristici sono da sempre Joe Satriani, Steve Vai, Steve Lukather, David Gilmour, Tom Morello e The Edge! Le orecchie più attente potranno scorgere un po’ di tutto questo nelle mie parti di chitarra.»

Avete in progetto un tour italiano o date all’estero in concomitanza con l’uscita del nuovo album?
[Emiliano] «Stiamo lavorando proprio in questi giorni a una serie di accordi per incrementare le date in Italia e all’estero: serviranno ovviamente a promuovere il più possibile il prossimo disco e tutta l’attività della band in generale. Che dire…”Stay tuned” per tutti gli aggiornamenti!»

Una domande che probabilmente vi avranno già fatto: come è la situazione musicale italiana oggi? Avete difficoltà a effettuare concerti o a distribuire l’album?
[F.Thomas & Emiliano] «Il mercato italiano della musica non è molto facile in generale, ed è anche più difficile per una rock band come la nostra che cerca di promuovere la sua musica in un’altra lingua e attraverso un mercato indipendente. Proprio per questo anche per il nuovo album cercheremo di affidarci a partner commerciali che siano in grado di offrirci “soluzioni internazionali” sia per quanto concerne i concerti sia per tutto ciò che riguarda l’apparato promozionale.»

Che cosa c’è nel futuro dei the Blacklies?
[F.Thomas & Emiliano] “Il 2012 ci auguriamo sia l’anno di una nuova svolta per i The Blacklies! Sicuramente ci sarà l’uscita del primo singolo, seguito dal relativo videoclip, che servirà ad aprire la strada al nuovo album.»

I Blacklies suonano a Marina di Pisa il 30 luglio in Piazza Viviani (ore 20:30). Il concerto è a ingresso gratuito.

Per infomazioni
The Blacklies
www.theblacklies.com
www.myspace.com/theblacklies
www.facebook.com/theblacklies
www.reverbnation.com/theblackliesofficial
www.youtube.com/theblackliesvideo

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